Alla sbarra, da questa mattina, un 35enne residente nel Mendrisiotto, accusato d'aver ripetutamente (per più anni) picchiato la moglie
Una triste storia, fatta di ripetute violenze domestiche. Minacce, botte, fratture, punti di sutura, ricoveri in ospedale. Lui, 35enne italiano domiciliato nel Mendrisiotto, con un passato in un'agenzia di sicurezza. Con l'abitudine, evidente (anche dai referti medici), di menare le mani. Vittima, sempre lei, la moglie. E, nel crescente clima di violenza perpetrato tra le mura che dovrebbero essere sicure, quelle di casa, si è arrivati anche al tentato omicidio intenzionale. È questo il reato più grave (oltre a lesioni gravi, ripetute lesioni semplici qualificate, reiterate vie di fatto, ripetuta minaccia) che la procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis ha mosso nei confronti del 35enne difeso dall'avvocato d'ufficio Giuseppe Gianella, comparso questa mattina davanti alla Corte delle assise criminali di Mendrisio presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti.
Tanti gli anni (le prime minacce risalgono al 2010) durante i quali l'uomo, padre di famiglia, ha 'gestito' le discussioni di famiglia con le minacce e le violenze. Dal ricatto psicologico - “minacciando verbalmente la moglie di ucciderla e di uccidere il figlio se avesse riferito a terzi delle violenze subite” – alle botte vere e proprie sino ad arrivare all'episodio avvenuto la mattina dell'11 aprile del 2019. Un violento litigio – si legge nell'atto d'accusa – nel corso del quale il 35enne ha percosso ripetutamente con calci e pugni la moglie, ha tentato di soffocarla tenendole la faccia premuta nella vasca da bagno che conteneva acqua e candeggina. Non solo, perché poco dopo in salotto (la donna era nel frattempo riuscita a liberarsi), l'imputato l'ha nuovamente sopraffatta stringendole il braccio intorno al collo facendole perdere i sensi.