Il Municipio revoca la licenza edilizia ai proprietari: il cantiere non è mai partito. Nel frattempo, il Palazzo perde pezzi

Le giornate di tregenda che, di recente, hanno sferzato con acqua e vento il Mendrisiotto hanno lasciato il segno anche sul Palazzo vescovile. Già in condizioni precarie, la villa ha perso altri pezzi: il maltempo ha dato il colpo di grazia, infatti, alle gelosie (poche) rimaste e ad alcuni dei vetri delle finestre ancora intatte, mentre la recinzione sul retro ha ceduto, se non del tutto almeno in parte. Un colpo al cuore per gli abitanti di Balerna, che non solo assistono inermi al degrado dell'edificio storico, ma non vedranno neppure sorgere le tre palazzine - i origine a firma Mario Botta - prospettate sul terreno assai scosceso retrostante il Palazzo. Da un po', in effetti, il cantiere non dava segni di vita. E oggi gli interrogativi che salgono dalla popolazione e a cui ha dato voce il Plr hanno una risposta. La licenza edilizia concessa a suo tempo ai promotori che ormai qualche anno fa hanno acquistato dalla Diocesi di Lugano l'antica villa vescovile - con il sedime circostante e quello vicino, in zona Belvedere - è stata revocata dal Municipio. La conferma è giunta per bocca dello stesso sindaco Luca Pagani, lunedì sera, davanti al Consiglio comunale.
In Roberto Cattaneo, autore dell'interpellanza, era venuta più di qualche perplessità sull'attualità dell'operazione immobiliare. In effetti, i suoi dubbi erano giustificati. Del resto, l'ultimo accenno a un possibile avvio dei lavori, nell'ottobre del 2018, è restato tale. E già allora erano trascorsi cinque anni dalle intenzioni dichiarate dei promotori di voler costruire il trittico di palazzine, precedute dalla proposta di realizzare oltre una trentina di appartamenti di pregio. Proposta peraltro capace di sollevare non poche resistenze, tra opposizioni alla domanda di costruzione e una petizione. In realtà, ha censurato l'esecutivo, un cantiere vero e proprio lì non c'è mai stato. E ora i proprietari dovranno ripristinare la situazione e fare in modo di evitare ulteriori danni nell'area dove si è scavato, visto in particolare la pendenza del terreno. La richiesta comunale, d'altro canto, è perentoria.
Agli occhi dell'autorità locale quello del cantiere, di fatto mai decollato, oggi è quindi un capitolo chiuso. Il che potrà rassicurare pure i vicini, preoccupati dai piani dei proprietari (a quanto pare non più esattamente gli stessi degli inizi). L'ultimo programma prospettava delle trivellazioni nella scarpata al fine di garantire la solidità della costruzione prevista. Un intervento importante che i titolari delle abitazioni circostanti non avevano accolto certo in modo benevolo.
Da subito era parso chiaro a tutti, d'altra parte, che il vero interesse degli investitori non era tanto focalizzato sul Palazzo vescovile, bensì sulla superficie edificabile accanto. Da quel momento, però, come osservato dal consigliere Cattaneo, "sembra che poco o nulla sia stato fatto e la situazione dei due fondi pare frattanto essere degradata'. Quanto alla villa "appare in condizioni sempre più disastrose". Una lenta agonia che potrebbe, come evidenziato dall'autore dell'interpellanza, anche essere "fonte di pericolo (crolli e caduta di materiali), in particolare a danno di chi transita sul percorso che costeggia il lato nord della costruzione". La domanda sul destino dell'edificio si fa, dunque, pressante, a Balerna. Di novità al momento, però, non ve ne sono. Qualche contatto, ha fatto sapere ancora il sindaco Pagani rispondendo ai quesiti posti da Cattaneo, c'è, ma al momento non si può parlare di qualcosa di concreto.
Di tentativi, va detto, negli anni ne sono stati fatti, ma senza successo. E le idee sul possibile utilizzo della villa, bene protetto ed esempio del barocchetto nel Mendrisiotto, non sono mancate, sebbene un intervento di restauro sarebbe senz'altro gravoso, soprattutto dal profilo finanziario. All'inizio degli anni Novanta si è anche immaginato di farne un punto di riferimento per la futura Accademia di architettura, ma l'ipotesi è caduta. Poi nel 2003 si mette sul piatto una sorta di baratto alla pari fra Cantone e Diocesi: il Palazzo vescovile di Balerna in cambio della 'casa' del vescovo a Lugano. La direttrice del Dipartimento finanze ed economia dell'epoca, Marina Masoni, si siede al tavolo con monsignor Giuseppe Torti. Un incontro informale sotto i buoni uffici di Balerna e del sindaco di allora Gian Paolo Grassi. Ma non se ne fa nulla. Più recente è invece la candidatura della villa quale sede del Museo del territorio - correva l'anno 2010 -, che non ha avuto la meglio a fronte della soluzione prospettata dal Locarnese. Per Balerna e il Distretto è stata un'altra delusione. Ora che la proprietà è in mani private l'incognita su cosa ne sarà dell'antica dimora del vescovo resta tale.
Messo di fronte alla necessità di fissare delle regole alla mobilità dei dipendenti comunali, il Consiglio comunale, sempre lunedì, ha scelto di seguire la Commissione delle petizioni. Oggi il Regolamento c'è - votato all'unanimità e valido dal primo gennaio 2021-, ma declinato secondo le proposte - dieci gli emendamenti - dei commissari. La differenza più marcata rispetto al messaggio del Municipio è quella relativa alle tariffe. Ebbene agli impiegati dell'amministrazione non verranno applicate condizioni di favore per la cinquantina di posteggi a disposizione. Saranno chiamati a pagare fra i 30 e i gli 80 franchi al mese, senza distinzione tra auto a benzina o alternative o fra chi condivide l'auto e chi no. La quota minima, si è motivato dalle Petizioni, corrisponde a quanto versano i residenti per parcheggiare nelle zone blu. Condivisa da tutti l'esigenza di scoraggiare l'uso del veicolo tradizionale a favore di mezzi meno inquinanti. Obiettivo ribadito dall'esecutivo: dare un 'virtuoso esempio'.