La cura dei filari passa anche dagli animali: a Corteglia se ne occupano 106 polletti, ad Arogno tocca alle dieci oche

La carica dei 106. Ci penseranno loro a tenere puliti i vigneti dell'azienda vitivinicola Ortelli vini a Corteglia. Di cosa parliamo? Dei polletti di razza 'Collo nudo zampa nera' che da qualche giorno vivono sotto l'ombra dei filari di Corteglia. Si porta dunque a compimento il progetto elaborato dal 27enne Lorenzo Tognola (sfociato anche in un lavoro di mater a Wageningen, in Olanda) e dal 28enne Enzo Ortelli, entrambi agronomi, i quali grazie ai loro studi hanno elaborato questa iniziativa. «C'è ancora tanto da analizzare, da osservare e da fare», ma le prime rispondenze – «si tratta di una 'prima' in Ticino per dimensioni e tipologia» – sembrano dare ottimi risultati. E il lavoro è lì da vedere. Giunti in vigna balza subito all'occhio il 'lavoro' dei polletti i quali, a poca distanza, hanno il loro pollaio mobile. I 106 «si muovono liberamente all'interno di un recinto (sono stati creati dei settori, ndr) creato proprio nel vigneto» spiegano. Ed è qui che la sinergia tra uomo, animale e viticoltura, trae il massimo del suo potenziale.
Ti-Press/D. AgostaAl lavoroLe galline sono infatti libere di alimentarsi a loro piacimento tra un filare e l'altro (è comunque sempre presente anche il foraggio) arrivando così ad avere una doppia utilità: «oltre ad alimentarsi – anche con gli scarti d'uva della vendemmia, evitando così che vengano 'persi' – tengono pulito il terreno dove crescono le viti». Insomma, una 'forza lavoro' che, in maniera naturale, offrono. Questo sistema, ravvisano Tognola e Ortelli, permette inoltre di avere meno stress sull'animale: «la recinzione evita infatti la predazione dal basso, quella ad esempio delle volpi. Mentre il vitigno, oltre ad offrire zone d'ombra, impedisce le predazioni dall'alto, vedasi ad esempio il 'falchetto'». I polletti lavoreranno da fine settembre dino a marzo aprile, poi sarà necessario spostarli dai vigneti... l'uva è infatti un alimento decisamente apprezzato. Ma il progetto, per il quale sono stati investiti 10'000 franchi e numerose ore di ricerca – basti pensare al processo di selezione della razza più idonea –, non finisce qui. L'allevamento dei polletti, seguendo gli standard bio, offre anche un prodotto da tavola, magari abbinato a un buon vino. Il ciclo, infatti, si concluderà con la vendita di polleria, decisamente a chilometro zero e di buona qualità. Con un sogno: «creare il secondo pollo con la dicitura 'doc' al mondo».
A Corteglia il tutto ruota intorno ai polletti. Ad Arogno, invece, da ieri sono al lavoro... le oche. «Un maschio e nove femmine» racconta Gabriele Bianchi che, insieme al fratello Martino, gestisce l'omonima azienda agricola di famiglia. «Il nostro scopo è avere le oche in vigna per 11 mesi. Durante questi mesi –aggiunge – l'idea è che gli animali vadano a gestire le erbe sotto e nel filare in modo autonomo». Ad Arogno, infatti, la filosofia è bio: «Essendo una azienda biologica, non diserbiamo e non utilizziamo nessun prodotto di sintesi. E di conseguenza dobbiamo sempre intervenire manualmente o meccanicamente per falciare quest'erba». Ecco, quindi, l'aiuto delle oche: «Vogliamo suddividere il nostro vigneto in settori dove le oche vanno a 'lavorare', a mangiare. In questo momento è in corso una fase di test e vengono attentamente osservate «in una parcella creata davanti alla cantina». Proprio come per un normale lavoro: «monitoriamo il loro movimento». Dovesse andare tutto per il verso giusto è già pronto il prossimo passo: «Ci piacerebbe molto sviluppare nel tempo una vera e propria collaborazione animale». Come per altro, già avviene con le pecore, le quali, «ora che la vendemmia è finita, per il periodo invernale le facciamo pascolare tra i filari». Così facendo «finiscono di brucare l'erba e ci permettono di ripartire in primavera con una situazione già 'gestita'». Con le oche, in aggiunta, si potrebbe arrivare ad affidare loro la gestione «durante tutta la stagione. Così facendo avremmo un vantaggio in più: diminuirebbe, per noi, l'impegno nelle opere di sfalcio». Anche in questo caso, come per i polletti, sono state approntate alcune misure per evitare l'arrivo indesiderato della volpe. Mentre per la predazione dall'alto non ci dovrebbero essere problemi, perché «le nostre oche pesano dai 5 ai 6 chili». Non manca nemmeno il punto di riparo, con un rimorchio trasformato in 'casa'. Si parte con i dieci esemplari arrivati ieri in azienda e poi si vedrà, ma le idee son già chiare: «vogliamo averne una ventina, far fare loro le uova per poi 'addestrare' i piccolini».
