Mendrisiotto

‘Ha trasformato la figlia in un giocattolo’

Davanti alle assise criminali di Mendrisio un padre accusato di tentata e ripetuta violenza carnale. L'accusa chiede 7 anni e 6 mesi

L'imputato è reo confesso (archivio Ti-Press)
17 settembre 2020
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«A livello medico-diagnostico è un pedofilo, sostanzialmente reo confesso». È iniziata così la requisitoria del Procuratore pubblico Roberto Ruggeri durante il processo nei confronti di un 36enne della regione a processo da questa mattina davanti alla Corte delle Assise criminali di Mendrisio presieduta dal giudice Amos Pagnamenta per rispondere di violenza carnale tentata e ripetuta ai danni della figlia minorenne (in alternativa coazione sessuale o atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere). Al termine del suo intervento, l'accusa ha proposto una condanna a 7 anni e 6 mesi di detenzione, sospesi per consentirgli di seguire un trattamento stazionario. L'uomo, ha sostenuto Ruggeri, «ha disumanizzato la figura della figlia trasformandola nel suo giocattolo sessuale». L'avvocato Maria Galliani, legale della vittima, ha chiesto un indennizzo di torto morale di 10mila franchi. La ragazza, ha aggiunto la legale, è ancora in terapia «con prognosi riservata».

I fatti

Le accusa principali risalgono al 2012 e al 2015 “contestualmente all'esercizio dei diritti di visita presso il proprio domicilio”. A domanda diretta del giudice, l'imputato che ha riconosciuto i fatti – «sono giusti, va bene così» – ha dichiarato di «non avere voluto» avere un rapporto completo con la bambina e di «non sapere rispondere al perché di questi strusciamenti: non ero molto consapevole di quello che stavo facendo. Mi ricordo solo quando mi sono tolto».

Gli altri reati di cui l'imputato deve rispondere sono ripetuti atti sessuali con fanciulli, ripetuta coazione sessuale, ripetuti atti sessuali con persone incapaci i discernimento o inette a resistere e pornografia. Gli atti sessuali nei confronti della bambina sarebbero iniziati nel 2007. L'anno successivo è stato aperto un primo procedimento, poi abbandonato, per atti sulla figlia. Come mai, ha chiesto il giudice all'imputato, non ha smesso di commettere questi atti? «Se ricordo bene, ho iniziato a toccare mia figlia nel 2011».

‘Da vittima a carnefice’

Il 36enne ha fatto risalire l'inizio degli atti ai mesi del procedimento che ha interessato suo padre (che ha ammesso un episodio) per reati analoghi. «Nel 2010 hanno processato mio padre e mi sono sentito abbandonato. Avevo bisogno di aiuto e l'ho chiesto in tutti i modi». L'uomo aveva anche rilasciato un'intervista televisiva. A mente dell'accusa, l'uomo «è un manipolatore e amante del vittimismo – ha aggiunto Ruggeri –. La perizia ha stabilito che non c'è nessun legame tra il passato e il presente: è passato da vittima a carnefice perché è stato incapace di trattenere i suoi orridi impulsi sessuali».

Le cure

Messo davanti alle conclusioni della perizia a cui è stato sottoposto, l'uomo si è detto «non d'accordo» alla qualifica di “pedofilo”. In un primo momento ha affermato che «per come sto adesso – da febbraio sta seguendo una terapia in carcere – sarei in grado di curarmi in un altro modo», salvo poi ammettere che «da qualche mese sto pensando che sarebbe meglio essere seguito da vicino, ma mi fa paura».

Nel pomeriggio la parola passerà all'avvocato Stefano Pizzola, avvocato del 36enne. La sentenza potrebbe già essere pronunciata in serata.