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‘Se si chiude lanciamo una petizione popolare’

Si annuncia battaglia per la difesa del reparto di ostetricia all'Obv. Matteo Muschietti: 'Il Mendrisiotto non merita un ospedale zoppo'

Il futuro potrebbe non essere più possibile (Ti-Press)
10 luglio 2020
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Matteo Muschietti non ha proprio nessuna intenzione di lasciare la presa. Non per nulla alle prime avvisaglie di possibili 'tagli' tra le corsie dell'Obv ha lanciato l'sos, peraltro raccolto da istituzioni e politica locale. Alle battaglie a favore dell'Ospedale regionale di Mendrisio, del resto, lui che è stato presidente dell'assemblea dei delegati comunali, c'è abituato. "Ma sono in tanti - conferma il municipale socialista di Coldrerio - a pensarla come me". Quindi se i vertici della struttura e dell'Ente ospedaliero cantonale (Eoc) sceglieranno di rinunciare ai servizi di ostetricia, neonatologia e pediatria, si mobiliterà la popolazione del Mendrisiotto. "Questo è certo - ribadisce -: se quanto ventilato, alla fine, si concretizzerà, allora promuoveremo una petizione che coinvolgerà l'intero Distretto. E sono convinto che avrà un seguito. Se perla pediatria, a suo tempo, avevamo radunato 12mila firme circa, adesso - pronostica - possiamo anche raddoppiarle". Se non si cambierà rotta, all'Eoc tocca prepararsi al confronto. Se la delegazione dell'Ente, mercoledì sera, voleva gettare acqua sul fuoco della polemica, ebbene non sembra proprio esserci riuscita. Organizzato dal primo cittadino del Cantone (e municipale della Città), Daniele Caverzasio, l'incontro, nato per fare chiarezza, ha messo la deputazione momò del Gran consiglio di fronte a una prospettiva per niente tranquillizzante (cfr. 'laRegione' di ieri). A rassicurare non basta la certezza (l'unica per ora) che dal primo agosto il reparto tornerà a operare a Mendrisio tutto intero. "L'impressione dall'esterno? Che nulla è sicuro: bisogna restare vigili e se sarà il caso andare fino in fondo", ci confida Muschietti. Il Mendrisiotto, ci rammenta ancora, che si è battuto per avere l'ospedale, non può ritrovarsi con una struttura "zoppa". "Non dimentichiamo che rappresenta un punto di riferimento per 50mila abitanti".

'La direzione? Pronta a chiudere'

È difficile, dunque, sentirsi dire, come è accaduto mercoledì, per bocca della stessa direzione dell'Obv che si è pronti a chiudere. "I vertici - ci fa capire Claudia Crivelli Barella, parlamentare per i Verdi, una delle due donne (con Anna Biscossa) presenti alla riunione - sono tutti abbastanza convinti di questo. Il punto - esterna - è che partorire è un atto simbolico. E togliere a una regione la possibilità di nascere è un po' come cancellarla". Insomma, se si può comprendere la volontà di centralizzare i parti a rischio, non si capisce per quale motivo, sottolinea la deputata, "anziché valorizzare un servizio certificato anche dall'Unicef (per i suoi metodi di allattamento naturale, ndr) lo si vuole tagliare". Le argomentazioni sono emerse nitide mercoledì: è una questione di numeri. Quelli delle nascite in calo e quelli dei libri contabili. Per le prime, esplicita Crivelli Barella, "c'è stato detto che al di sotto dei 500 parti è una questione di sicurezza. Nella gran parte dei casi è gesto fisiologico, non richiede una medicalizzazione spinta". Tanto più che il Dipartimento donna-bambino ha rappresentato una innovazione in Ticino per il suo approccio. Per le seconde, all'AlternativA - Verdi e Sinistra insieme sgorga una domanda spontanea: 'Servono maggiori risorse finanziarie? Lo si dica chiaramente. Ma il punto è che sono in vertici dell’Eoc e dell’Obv a dover credere in questo servizio. Fondamentale in un distretto e per un Distretto, che non può essere impoverito sul piano della qualità sanitaria'. E poi, rincara il gruppo in una nota, ', 'non si capisce perché a Lugano rimarrebbero due strutture (ospedali Sant’Anna e Civico) e nel Mendrisiotto neppure una!'. Che ne sarebbe, a quel punto, della medicina di prossimità? Rischierebbe di venire sacrificata sull'altare dei costi. Françoise Gehring dell'AlternativA non ha esitazioni: "Strappare all’Obv reparti così sensibili, rappresenta una decisione poco lungimirante nell’ottica della qualità delle cure, della medicina di prossimità e di una medicina finalmente più attenta alle questioni di genere".