Mendrisiotto

‘Davo solo sberle sulle braccia’

Il 48enne siriano a processo per tentato omicidio intenzionale ammette di aver picchiato tre volte i figli ma nega i calci

Il dibattimento è in corso a Lugano (archivio Ti-Press)
9 luglio 2020
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«Ho picchiato i miei figli una volta nel 2016, una nel 2017 e una nel 2018. Sono qui perché ho picchiato mia figlia e per voi è un reato». Sono queste le parole del 48enne siriano a processo da stamattina davanti alla Corte delle assise criminali di Mendrisio (in Lugano) per rispondere di tentato e ripetuto omicidio intenzionale per cinque casi di violenza domestica commessi ai danni dei figli, due gemelli oggi ventenni, e della moglie. «Ho picchiato i miei figli quando facevano qualcosa che non andava bene – ha aggiunto durante l'interrogatorio del giudice Amos Pagnamenta –. Picchiare è qualcosa di sbagliato, ma dopo che davo consigli e alla terza volta non mi capivano, davo delle sberle sulle spalle e sulle braccia. In faccia no perché è pericoloso».

L'imputato ha negato di aver colpito a calci il figlio. Interrogato dal giudice, il giovane ha ricordato di «avere avuto paura delle minacce di morte pronunciate da mio padre quando mi picchiava». In un'occasione, a seguito della violenza, il ragazzo ha tossito sangue. «Sembrava stesse picchiando qualcuno che gli ha fatto del male». Un timore talmente elevato da portarlo a «dormire con la luce accesa per paura di mio padre».

A scatenare la violenza i motivi più svariati: una chiave lasciata inavvertitamente nella toppa, una fattura del telefonino troppo salata, una spesa di 30 franchi, fino all'episodio che ha portato al suo arresto, il 26 dicembre di due anni fa: una giornata di percosse alla figlia dopo che quest'ultima gli ha tenuto nascosto di essersi fidanzata. Per quale motivo, ha chiesto il giudice all'imputato, «i suoi figli dovrebbero mentire?». «Non so cosa hanno dentro», ha risposto l'uomo. Il 48enne è arrivato in Svizzera («un paese che rispetta gli immigrati, volevo un po' di tranquillità») nel 2011. Quattro anni dopo è stato raggiunto dalla moglie e dai tre figli. Nel 2016, stando all'atto d'accusa della Procuratrice pubblica Marisa Alfier, sono iniziate gli episodi di violenza domestica. L'interrogatorio dell'imputato, che rischia più di 5 anni di carcere, riprenderà alle 14.

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