L'Age sta valutando questa possibilità. Mentre il Dipartimento del territorio va a caccia della sostanza sul suolo cantonale
Il caso d'inquinamento da perfluoro-ottansulfonato (lo Pfos) del Pozzo Prà Tiro finirà davanti a un giudice? Per ora l'interrogativo, come anticipato su 'laRegione' di martedì, resta sospeso. All'Age, l'Azienda acqua, gas ed elettricità stanno ancora soppesando pro e contro. "Una decisione in merito a una possibile denuncia contro ignoti - ci conferma il direttore Corrado Noseda - non è ancora stata presa. Ci stiamo pensando". L'opzione, quindi, esiste? "L'abbiamo presa in considerazione come succede a chiunque si senta danneggiato". E l'Age potrebbe non essere la sola. Di sicuro un'azione penale lascerebbe senz'altro il segno. D'altro canto, l'epilogo conosciuto da altre vicende simili può scoraggiare chi vuole fare luce oltre che sulle cause dello Pfos e sulle circostanze che hanno portato a far affiorare la presenza di questa sostanza - i cui valori oggi sono sotto controllo e sotto la soglia di legge (lo 0,3 microgrammi per litro), garantendo la potabilità dell'acqua immessa in rete -, sulle eventuali responsabilità. Sta di fatto che questa via resta aperta e percorribile. Anche se nella memoria di molti abitanti del Mendrisiotto è rimasta, indelebile, l'archiviazione (scaduti i termini della prescrizione) dell'incarto sul Pozzo Polenta di Morbio Inferiore.
A essere intenzionato a vederci chiaro in questa faccenda è anche il Dipartimento del territorio, i cui servizi hanno avviato una campagna di misurazione sul territorio cantonale. La stessa che ha permesso di scoprire, lì fra Chiasso e Balerna, lo Pfos nella falda da cui attingono sei Comuni del Basso Mendrisiotto - primo caso a livello cantonale - e che si prefigge di raccogliere risultati utili a tratteggiare un quadro più preciso e circostanziato della situazione, aggiungendo così informazioni alle conoscenze raggiunte, ad oggi, sul piano federale. Del resto, se è un dato positivo possedere gli strumenti utili a identificare certe sostanze chimiche nell'acqua potabile, molto resta ancora da scoprire, andando alle sorgenti del problemi. È anche il caso del perfluoro-ottansulfonato. Le piste da seguire sono piu d'una. Accanto all'ipotesi che conduce alle schiume anti incendio , infatti, non se ne possono escludere altre, legate a origini industriali, anche datate (anni '60 e '70).
La vicinanza del Pozzo Prà Tiro al comparto ferroviario ha aperto, nella stessa Age, degli interrogativi sull'incidenza che il transito di merci e gli incidenti che si sono verificati nel tempo e che hanno richiesto l'intervento dei pompieri, quindi l'utilizzo di schiume anti-incendio addizionate con perfluoro-ottansulfonato (messe al bando in via definitiva dalla fine del 2018), possono avere avuto in questa vicenda. 'Sappiamo - scrive l'Azienda nella nota diffusa lunedì - che alcune aree attorno a quella in cui si trova la falda del Prà Tiro sono state interessate in passato da vari eventi che hanno chiamato in causa i pompieri, con lo spargimento di notevoli quantità di schiumogeni'. Per fare chiarezza, all'interno del loro perimetro le Ferrovie come si sono mosse? La convivenza con il Pozzo ha portato a prendere provvedimenti di particolare natura? "La questione - ci spiega il portavoce delle Ffs Patrick Walser - è stata affrontata da più angolazioni. Volendo riassumere, possiamo dire che dal punto di vista di Ffs Immobili, per gli edifici nei pressi del pozzo sono state prese tutte le misure del caso volte a evitare un possibile inquinamento della falda. Nello specifico, tutti gli inquilini sono stati resi attenti, mediante istruzione e documentazione dettagliata, sul fatto che non venisse stoccato materiale pericoloso. Inoltre, nel complesso sono state adottate misure precauzionali, quali l’utilizzo di vasche di contenimento, armadi speciali, ecc. In più è stata effettuata un’analisi dei rischi per verificare quali materiali fosse possibile stoccare e in quali quantità, ad esempio anche della semplice plastica, che se dovesse prendere fuoco va spenta e quindi l’acqua di spegnimento poi potrebbe andare nella falda e inquinarla".
Esemplificando, come si è agito? E fra i locatari si sono rispettate le disposizioni? "Entrando nel dettaglio: i carichi di materiali combustibili sono stati limitati e tutti i pozzetti piezometrici sono stati fatti sigillare - ci illustra Walser -. Per quanto riguarda gli inquilini, a tutti coloro che non hanno rispettato i requisiti è stato disdetto il contratto di locazione. Non da ultimo, a scadenza regolare vengono svolti dei sopralluoghi dei magazzini da parte del Consorzio Pozzo Prà Tiro, di Age e dell’Ufficio tecnico locale, e vengono verificate le misure di sicurezza. Nel contratto di locazione è stata, peraltro, inserita una parte importante che riguarda la zona di protezione della falda e le misure che bisogna prendere per proteggerla". Walser tiene altresì a puntualizzare sull'attività svolta dal Corpo pompieri in forze alle Ferrovie in quell'area. "In effetti, per quanto riguarda Ffs Intervento non risulta essere mai stata fatta alcuna esercitazione in loco con prodotti contenenti Pfos, né nel passato recente né in quello più remoto". Infine, "sul versante Ffs Infrastruttura e fs Cargo, nella zona non vengono depositate merci pericolose ma solamente trasbordate".