La Dogana sud è un 'caso particolare'. Mercoledì il personale ha ricevuto la visita del direttor Bock, che ha raccolto le sue richieste
Alla Dogana commerciale di Chiasso in pochi giorni tira già tutta un'altra aria. Il Covid-19 ha fiaccato nel corpo e nello spirito lo staff. Vedere, però, comparire mercoledì all'estrema frontiera sud del Paese il direttore dell'Amministrazione federale delle dogane (AFD) Christian Bock e il suo braccio destro Isabelle Emmenegger ha avuto l'effetto di un balsamo. Soprattutto perché oltre alla loro presenza e alla loro attenzione, i vertici hanno portato con sé proprio quelle misure che i collaboratori al valico cittadino rivendicavano fin dall'inizio dell'emergenza sanitaria. Una crisi che proprio all'interno degli spazi di lavoro dei servizi chiassesi si è palesata in tutta la sua virulenza, mettendo fuori gioco oltre una ventina di funzionari a vari livelli.
Per tutelare sé stessi e i colleghi i doganieri al fronte di Brogeda merci potranno, quindi, calarsi la mascherina sul volto e infilarsi i guanti. Il loro utilizzo non è obbligatorio, ma l'ordine del direttor Bock è stato perentorio. Tant'è che quattro giorni dopo la protesta raccolta da 'laRegione' ,all'Ispettorato doganale della città sono arrivati tutti gli strumenti di protezione necessari, sino a poche ore prima usati nei casi eccezionali (e distribuiti solo al personale nell'impossibilità di mantenere le distanze sociali raccomandate). Potervi accedere era avvertita come una chiara esigenza alla dogana chiassese. In effetti, c'è chi, motivato (perché appena guarito, ad esempio), ha fatto capo persino a una prescrizione medica pur di potersi assicurare una mascherina, bypassando, di fatto le disposizioni federali.
Del resto, nelle ultime ore a reclamare una maggiore difesa di quanti operano al confine e sul terreno (dunque funzionari e guardie) si sono aggiunte le voci del già comandante della Regione IV Fiorenzo Rossinelli (come riferito sul sito del giornale) e del Consigliere nazionale Marco Romano, che ha esternato il suo pensiero sulle reti sociali. A quanto pare, però, il rapporto consegnato dal capo del personale Martin Weissleder (venerdì scorso in visita a Chiasso) ha sortito i suoi effetti, tanto da persuadere il direttore dell'Ufficio federale della sanità pubblica Daniel Koch a riconoscere l'eccezionalità della situazione. Chi lavora in dogana, come si sono sentiti dire i funzionari dallo stesso Bock, ha un ruolo molto importante per l'approvvigionamento della Svizzera. «È consuetudine del direttore effettuare queste visite nelle differenti regioni dell’AFD, in particolar modo in questi tempi in cui è importante relazionarsi con il personale al fronte - ci conferma la portavoce Donatella Del Vecchio -. Anche in questa'ultima occasione, infatti, gli scambi sono stati aperti e fruttuosi. La salute dei collaboratori rimane, d'altra parte, al centro delle preoccupazioni dell'AFD».
Igienizzati gli spazi, ci si mette in fila per il tampone
Essere ascoltati, anche in questa circostanza, ha rincuorato, quindi, il personale (in particolare al 'transito'), impegnato con le forze a disposizione a coprire giornate da 17 ore (che il sabato diventano da 12) e a garantire turni 'forzati'. Così come ha tranquillizzato vedere rinforzare regole e raccomandazioni: alzati una quindicina di pannelli in plexiglass davanti agli sportelli e nei luoghi 'sensibili' e riorganizzati gli spazi di lavoro, si sono moltiplicati cartelli e autocollanti poliglotti all'esterno e all'interno della dogana (anche per terra e negli ascensori); mentre una ditta specializzata è stata incaricata di igienizzare i locali. Operazione quest'ultima condotta per tre giorni e che si concluderà oggi, venerdì. Materiali e interventi che aggiungono voci anche alla contabilità del settore, anche se «il costo del materiale sanitario (comprese l’ultimo stock di mascherine ordinate) e dei dispositivi di protezione è integrato nelle spese legate alle operazioni», ci fa sapere la portavoce.
Nel frattempo, fra mercoledì e giovedì, i doganieri che lavorano a stretto contatto si sono messi in fila al check-point di Mendrisio per effettuare il tampone. Una prassi che all'Ispettorato confidano possa essere accessibile pure ai collaboratori che hanno superato la prova del coronavirus - che comunque lascia un segno anche nell'animo -, per rientrare in totale serenità al posto di lavoro. Contare anche su questa opportunità è sentita come una risposta importante, proprio per continuare ad assicurare il servizio.
Certo le paure per sé e i propri famigliari, quelle, è difficile lasciarsele alle spalle. Il personale non ha mancato di metterne a parte il direttor Bock; il quale ha rassicurato i suoi dipendenti, che intende rivedere al meglio della loro forma al più presto. Le buone pratiche, del resto, saranno utili altresì per arginare eventuali altri focolai futuri, come testimoniato dalle richieste delle personale, che non è rimasto inascoltato.
D'altro canto, la Dogana non si ferma. Accellerate le pratiche (d'intesa con i colleghi italiani) e pur ridotto il viavai degli autoarticolati, ogni giorno sono oltre un migliaio i Tir in transito. Trasportano alimentari, medicinali, cisterne intere di ossigeno, prodotti chimici destinati agli impianti di depurazione delle acque e all'inceneritore dei rifiuti: tutti generi di prima necessità in un momento di emergenza. Nessuno nasconde, comunque, la speranza di ritrovare il 'vecchio' traffico merci, confidando che anche lo staff per quel tempo abbia recuperato appieno le sue forze.