Tra i militi del Centro cantonale di soccorso pompieri del Mendrisiotto ci sono due positivi al coronavirus. Parla il comandante Corrado Tettamanti
«Il nostro lavoro è attualmente basato sull'interventistica che riusciamo a garantire grazie ai volontari». Anche il Centro di soccorso cantonale pompieri del Mendrisiotto ha dovuto adattare la sua attività all'emergenza sanitaria in corso. Nonostante tutte le misure introdotte a tutela dei pompieri e del corpo stesso, «due militi, che non sono mai stati a contatto con il picchetto di primo intervento, sono risultati positivi al virus – spiega, da noi raggiunto, il comandante Corrado Tettamanti –. A loro si aggiungono pochi casi di quarantena. Il rischio zero purtroppo non c'è. Per questo, essendo la nostra organizzazione basata sui volontari, è fondamentale sapere subito se ci sono dei casi positivi». Una cosa è certa: anche se il picco sembra ormai raggiunto e all'orizzonte si iniziano a intravvedere timidi segnali di ripresa, «non abbassiamo l'asticella».
Da quando il coronavirus è diventato un nemico invisibile da combattere, «ci siamo subito attivati – continua Tettamanti –. Siamo un ente di primo intervento e dobbiamo sempre garantire sicurezza alla popolazione». Il primo punto è stata la direttiva interna Covid-19 che regolamenta l'impiego in intervento dei militi e le misure di protezione da seguire in caso di stretti contatti con persone risultate positive al virus. La direttiva, come sottolinea ancora il comandante, stabilisce inoltre che «i militi hanno l'obbligo di annunciare in forma confidenziale al comando gli eventuali contatti con il virus». Da quel momento, come indicato nella norma interna, verranno allontanati dalle sedi «per evitare ogni contaminazione». Le defezioni non hanno compromesso l'attività. «Garantiamo sempre la stessa prontezza di intervento», assicura il comandante.
Per limitare la diffusione del virus, e in ossequio alle disposizioni cantonali e federali, anche al Centro di pronto intervento di Mendrisio sono state prese misure concrete. «Abbiamo gradualmente sospeso i momenti di incontro con più di cinque persone, così come i momenti formativi (fatta eccezione per la messa in moto dei veicoli) per evitare assembramenti forti tra i militi e i quadri – spiega ancora Tettamanti –. Da ultimo è stata sospesa la guardia festiva domenicale che garantiva un picchetto dalle 8 alle 18 con formazione con una decina di persone. Per la copertura domenicale e festiva sono stati reintrodotti i picchetti normali a rotazione». Anche le visite alla caserma e ai mezzi sono al momento sospese. «Chi deve entrare, misure che chiediamo anche ai militi, deve indossare la mascherina e disinfettarsi le mani». La formazione è stata sospesa fino al mese di giugno anche a livello cantonale proprio per limitare al minimo i contatti tra i pompieri.
Passando agli interventi effettuati nell'ultimo mese, «c'è stata una normale diminuzione dovuta al blocco totale dell'economia – precisa il comandante –. Non usciamo 2-3 volte al giorno come nei mesi di gennaio e febbraio, ma siamo comunque sollecitati». La preoccupazione del comandante del centro di soccorso va a quando l'economia riprenderà. «Le aziende dovranno recuperare il tempo perso e magari non avremo più tutti i militi volontari a disposizione». Quella del volontariato è, del resto, una situazione imprescindibile per Corrado Tettamanti, da due mesi affiancato da due pompieri professionisti. Per questo «non posso rinunciare ai volontari».
Il lavoro, come visto, per i militi diretti dal comandante Corrado Tettamanti non manca. Vuole lanciare un appello alla popolazione? «Visto che le persone sono a casa, occorre prestare maggiore attenzione agli incidenti domestici – conclude il comandante –. In ambito sanitario, invece, l'appello è quello di rispettare categoricamente e obbligatoriamente le disposizioni cantonali per evitare che il virus possa diffondersi ulteriormente. Solo con il rispetto totale riusciremo a uscirne prima. Gli assembramenti che si iniziano a vedere non vanno bene».