Il Municipio risponde 'positivamente' alla proposta del Ppd. Si attiverà con il Cantone. Intanto, i deputati momò fanno quadrato
Mendrisio (e con la Città il Distretto) potrebbe segnare un punto a suo favore sulla via della formazione professionale. L’ultima parola, certo, dovrà calare da Palazzo delle Orsoline, nel frattempo, però, qui nel Mendrisiotto si serrano i ranghi. Il Municipio del capoluogo, in testa il sindaco Samuele Cavadini, è pronto a bussare al portone delle istituzioni cantonali e a perorare la causa di una sede mendrisiense della Scuola cantonale di commercio. Lo farà dichiarando in veste ufficiale il suo “interesse”. La proposta messa sul tavolo, il dicembre scorso, dal gruppo Ppd – come riferito da ‘laRegione’ dell’11 dicembre – è riuscita, infatti, a fare breccia, almeno nelle autorità comunali. Il che riempie di soddisfazione i popolaridemocratici mendrisiensi. Tanto più che con Mendrisio anche Chiasso sarebbe disposto a spalleggiare l’idea (cfr. l’edizione del 23 dicembre). Un’alleanza istituzionale che restituisce un segnale davvero importante all’indirizzo di governo e parlamento.
Per cominciare, l’esecutivo della Città valuta, dunque, “positivamente” questa possibilità. Portare a sud una seconda sede dell’istituto bellinzonese, ribadisce il Municipio rispondendo alla prima firmataria dell’interrogazione Monica Meroni, rappresenta una “opportunità”, ma soprattutto “un’occasione di crescita” per Mendrisio, “consolidando il suo ruolo di polo di formazione (alleando all’attuale offerta, già considerevole, anche una sede cantonale di commercio)”. Un messaggio forte e chiaro, quello dell’ente comunale, giunto in questi giorni anche ai commissari della Gestione del Gran Consiglio, alle prese proprio con questa tematica.
A questo punto, in effetti, tutto sta nell’esito che avrà in parlamento il dibattito sulla mozione di Matteo Pronzini. Nel marzo del 2018 è stato il deputato dell’Mps con una mozione a immaginare la possibilità di ‘sdoppiare’ quella che è la scuola media superiore più grande del cantone, contando circa 1’300 studenti e 150 docenti. Sin qui (o almeno sino al suo rapporto del settembre del 2018) il Consiglio di Stato non si è mostrato, però, per nulla favorevole a questa opzione. A rispondere alle esigenze della Scuola, secondo il governo, basta l’ampliamento messo in cantiere. Ecco che il parere commissionale potrebbe essere decisivo per le sorti del progetto. Una cosa è certa, come ci fa capire il capogruppo Ppd (nonché commissario della Gestione) Maurizio Agustoni: i deputati momò in modo trasversale hanno già fatto quadrato, e pure in Gestione hanno la possibilità di far sentire la loro voce.
Riusciranno a far cambiare idea al Cantone? «Noi ci crediamo – ci spiega Agustoni –. Anche perché il veto cantonale, come ci è stato illustrato dal Consigliere di Stato Bertoli (direttore del Decs, ndr) in audizione non è dettato da ragioni finanziarie. Ne fanno, direi, quasi una questione di principio. La nostra riflessione – che ha indotto il Ppd di Mendrisio a interrogare l’esecutivo –, è che una seconda sede si giustifica in particolare con l’opportunità di offrire una migliore libertà di scelta a chi abita nel Mendrisiotto e nel Sottoceneri, rendendo così più attrattiva questa Scuola. Scuola che possiede un curriculum formativo molto interessante e apre la porta all’Università, dando al contempo delle competenze professionali».
Il ventaglio per i ragazzi e le ragazze della regione (e non solo) si amplierebbe, senza trascurare il fatto, fa notare ancora Agustoni, che la Città si ritroverebbe a poter completare il percorso formativo, dalla culla (o quasi) alla laurea, includendo altresì l’opzione ‘Commercio’. «Oggi è naturale indirizzarsi verso il Liceo, talvolta per semplice comodità – osserva il capogruppo –. Poter avere a Mendrisio la ‘Commercio’, magari vicino alla stazione e al campus Supsi in costruzione, darebbe delle buone opportunità e delle ricadute interessanti. Il tutto quasi a chilometro zero».
E qui la Città e i commissari momò hanno un argomento in più. «In effetti, ciò avrebbe come conseguenza anche una significativa riduzione degli spostamenti verso Bellinzona, che non è da sottovalutare, a vantaggio della mobilità, ribadisce Agustoni. La pensa allo stesso modo il Municipio mendrisiense, il quale nel rispondere al Ppd sottolinea come la presenza dell’istituto favorirebbe “l’accesso degli allievi del Sottoceneri – quasi la metà di coloro che frequentano l’istituto, ndr – a questa importante istanza formativa”, agevolando altresì gli spostamenti e la mobilità. In fondo, rilancia, «raddoppiare le sedi non toglie niente a nessuno, anzi ne escono vincenti tutti». Allora, nel Mendrisiotto non resta che incrociare le dita. «La speranza è che da parte del Cantone ci sia l’apertura a valutare le proposte che verranno fatte da Mendrisio – confida –. Di fatto, quello che per la mozione di Pronzini, all’inizio, poteva essere un auspicio, grazie alla presa di posizione di Mendrisio assume i contorni della concretezza. Adesso tocca al Gran Consiglio dare un segno di attenzione». Da parte sua la Città sembra avere le idee chiare anche sulla possibile ubicazione della sede. Il gruppo Ppd ha già avanzato un suggerimento: utilizzare gli spazi di via Catenazzi (a due passi dalla Supsi e dalla stazione ferroviaria) oggi occupati dalla rimessa degli autopostali, destinata (nelle intenzioni dell’azienda di trasporto) a traslocare dal 2021. E l’esecutivo cosa ne pensa? “Sul territorio comunale – scrive – sono presenti alcune possibili soluzioni logistiche (eventuali edificazioni future su terreni di proprietà del Comune), che non sono tuttavia ancora mature per essere illustrate”. Insomma, un passo alla volta. Adesso il primo obiettivo è convincere le istanze cantonali.