Istanza al Cantone per 'uso privatistico della cosa pubblica' del consigliere dei Verdi Andrea Stephani. Indice puntato contro il socialista Giorgio Comi
A Mendrisio siamo ormai alla resa dei conti. Stavolta, però, il confronto va ben al di là della pura dialettica politica; e persino dei fendenti tirati, anche di recente, nell’aula consiliare o per mezzo di atti parlamentari. In questo caso c’è di più. Sfoderata l’‘arma’ dell’istanza al Consiglio di Stato, il ‘j’accuse’ firmato dal consigliere comunale dei Verdi Andrea Stephani punta dritto verso l’esecutivo della Città di Mendrisio, anzi verso un suo municipale, il socialista Giorgio Comi, a capo delle Politiche sociali. Le sue ‘colpe’? Essere venuto meno ad alcuni doveri della carica. Le parole chiave? ‘Collisione di interesse’. Il richiamo del consigliere è agli articoli (il 100 e il 101) della Legge organica comunale e a una norma (l’articolo 57) dello stesso Regolamento comunale della Città. Detta altrimenti: Comi avrebbe ‘abusato’ del suo ruolo per “accreditarsi quale partner professionale presso altri enti pubblici”. Con il suo comportamento, si rimprovera, avrebbe avvantaggiato una serie di associazioni (a lui riferite) nello staccare dei mandati. Insomma, rincara Stephani, una “gestione privatistica della cosa pubblica” da censurare e che invoca l’intervento degli Enti locali. La richiesta indirizzata ai piani alti è, quindi, chiara: ammonire il municipale e far cessare questa prassi.
L’esponente dei Verdi, in ogni caso, non si limita a sollecitare l’autorità di vigilanza (la missiva è partita ieri); chiama in causa pure il Municipio di Mendrisio. E qui lo fa con una interpellanza (e un decalogo di domande) che non risparmia nulla al capodicastero Politiche sociali e si prefigge di portare alla luce un agire che Stephani giudica “crassamente illegale”. Ai suoi occhi siamo davanti a “un caso da manuale”. A dare il la alla segnalazione inviata al Cantone sono stati i mandati, anzi le “relazioni di interesse”, che fanno capo al municipale di Insieme a Sinistra, sino a poco tempo fa dichiarate, rilancia Stephani, solo in parte sul portale del Comune. Relazioni che mostrano “una mescolanza pubblico-privato ben poco chiara e delineata”. Comi non si limita, ricostruisce il consigliere spulciando il sito, il Registro di commercio e i profili dello stesso politico, a vestire diverse casacche nell’ambito della socialità, dall’Ente case anziani del Mendrisiotto al Servizio assistenza e cura a domicilio – ciò che, in parte, gli deriva dalla carica –, ma è coinvolto anche in fondazioni e società. È il caso, si elenca nell’interpellanza, della Fondazione Youlabor, della Labor Transfer (a cui si è aggiunta la Labor Domus Sa), delle Associazioni INoltre e FARIntercultura. Dove sta il punto? A prima vista si tratta di partecipazioni ‘pro bono’. Stephani porta un paio di esempi. Quale portavoce di Mendrisio, Comi, spiega, il dicembre scorso si è seduto al tavolo del Gruppo intercomunale di lavoro per perorare la causa del progetto ‘#IlPostoPerMe’, gestito da Labor Transfer su incarico della Fondazione Youlabor, a favore del ricollocamento di giovani fra i 18 e i 30 anni in difficoltà. Riunione a cui era presente pure una dipendente di Labor Transfer. Quale era la finalità? Chiedere ai Comuni del Distretto un finanziamento diretto o tramite stage al fine di assicurare i 50-60mila franchi ancora scoperti (a fronte di sovvenzioni Seco e Ussi). La lettura che ne dà il consigliere dei Verdi? Il municipale si è adoperato “per il suo (e non della Città) progetto, approfittando del proprio ruolo di municipale e rappresentante dell’esecutivo del Comune polo del Distretto in un’occasione ufficiale di fronte agli esecutivi di tutta la regione”. Esemplare per l’autore dell’istanza è altresì il coinvolgimento di Comi con FARIntercultura, interlocutore nell’organizzazione della manifestazione Metnica e della ‘Settimana contro il razzismo’ e nella formazione dei monitori di MidnightSports, MiniMove, Open Sunday ed EverFresh. La stessa Associazione che, rivela, ha offerto alle segreterie comunali della regione (per mano dello stesso municipale) un accompagnamento agli operatori pubblici per l’accoglienza della popolazione migrante. Tutto ciò, si incalza, “alimentando la confusione sull’identità dei promotori e sul ruolo del signor Comi (capodicastero? Rappresentante del Municipio? Capoprogetto?)” e utilizzando spazi comunali. Eppure, chiosa Stephani, la legislazione è tassativa e vieta qualsiasi forma di ‘prestazione’, anche gratuita.
Era nell’aria. Anzi, persino lui, Giorgio Comi, si aspettava potesse succedere qualcosa. E così è stato. L’antefatto riporta all’ultimo Consiglio comunale di inizio luglio, quando fra il municipale e il consigliere dei Verdi Andrea Stephani (il quale, insoddisfatto per la risposta ricevuta sul progetto della ‘Banca del tempo’, cfr. ‘laRegione’ del 12 luglio, ha lasciato la sala) si era assistito a uno scambio stizzito di battute. Adesso, però, bisogna fare i conti con una istanza alle autorità superiori. «Preannunciata», annota lo stesso Comi. «Come reagisco? Questo atto permetterà di fare chiarezza – ci dice –. Non ho pensato, e nessuno me lo ha mai fatto notare, che fare volontariato fosse sbagliato. Quello che posso affermare è che le associazioni di cui faccio parte non hanno mai preso un centesimo dal Comune. Ci siamo messi a disposizione a titolo gratuito per gestire, ad esempio, i dibattiti ai cineforum durante la ‘Settimana contro il razzismo’. Abbiamo utilizzato spazi comunali, come La Filanda? Abbiamo pagato l’affitto». Comi non intravede problemi di possibili conflitti tra queste attività e la sua carica. «Per essere espliciti – puntualizza ancora Comi –: quando, a livello di Municipio, ci siamo trovati di fronte al progetto ‘#IlPostoPerMe’, da prassi, nell’ambito del dicastero il dossier è passato nelle mani del mio sostituto, Marco Romano. Del resto, sono stato sollecitato da alcuni sindaci e municipali del Gruppo intercomunale a presentare l’iniziativa – sono presidente della Fondazione Youlabor – ai colleghi. A quel punto, abbiamo inviato una lettera informativa a tutti i Comuni. Mi chiedo (e chiedo agli Enti locali): non andava segnalato a Mendrisio? È giusto che i giovani del mio Comune non possano approfittare di un progetto finanziato dal Cantone, perché il presidente della Fondazione è un municipale?». È indubbio che adesso spetterà all’autorità di vigilanza sgombrare il campo e fare chiarezza. L’esecutivo, dal canto suo, preso atto dell’istanza e dell’interpellanza, ora dovrà approfondire atti e fatti. Le risposte, ci fanno sapere, arriveranno nella sede opportuna una volta effettuate tutte le verifiche del caso.