Mendrisio

Campus Supsi, a metà del cammino di cantiere

I lavori procedono come da programma: ci si insedierà nel 2019. Appaltate circa il 70 per cento delle opere. 'E tutte a ditte ticinesi'

(foto Ti-Press)
11 agosto 2018
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Al cantiere del campus Supsi a Mendrisio tutto è fermo: le gru sono in pausa e gli operai hanno riposto gli attrezzi per le ferie, quelle tradizionali dell’edilizia. Basta un’occhiata, però, per rendersi conto di come sia cambiato il panorama in questo ultimo anno abbondante dalla posa della prima pietra-matita in granito di Lodrino (era l’aprile del 2017). Messe le fondamenta per i tre livelli sotterranei – che fanno posto al parcheggio interrato da 325 posti su cui fa affidamento la Città –, ci si è innalzati fino al secondo piano. I lavori, del resto, procedono in modo celere. Tutto, al momento, mostra che le tempistiche saranno rispettate. Nel corso del 2019 la nuova sede del Dipartimento ambiente, costruzioni e design (Dacd) sarà pronta per accogliere corpo docente (circa 250 i collaboratori) e studenti (650 dei corsi base e 700 in formazione continua). «Siamo quasi a metà del cammino sulla strada verso l’inaugurazione», ci fa notare l’architetto Domenico Iacobucci, responsabile del servizio logistica dell’istituto. Il programma di cantiere è chiaro: «Saremo a tetto tra la fine dell’anno e il gennaio 2019», conferma Iacobucci. Tutto merito della modalità realizzativa del campus, che lo differenzia da quello in costruzione a Viganello. Il complesso è, infatti, per intero prefabbricato; quindi ciò che viene posato (con questa fase si è iniziato a metà aprile) è già compiuto, salvo le rifiniture. «In effetti – ci spiega il responsabile della Supsi – si tratta di una prefabbricazione estremamente spinta, sia per quanto riguarda gli elementi esterni che interni. E questo restituisce una velocità operativa importante ». In più sin qui non si sono incontrati intoppi particolari. Una nota positiva a fronte di altri cantieri – comunali avantutto – che hanno dovuto fare i conti con ricorsi e ritardi. Alla Supsi non si nasconde una certa soddisfazione. «Non siamo ancora al traguardo – annota l’architetto, quasi con un pizzico di scaramanzia –. Finora, però, si può dire che sul fronte degli appalti si è avanzato senza ostacoli di sorta e senza generare ritardi».

Appalti... ticinesi. ‘Si può’

Domenico Iacobucci attira la nostra attenzione anche su un altro aspetto. Sul cantiere del campus di Mendrisio si ‘macinano’ pure i mandati. Ad oggi è già stato assegnato circa il 70 per cento degli appalti. «E tutti – tiene a sottolineare – sono andati a ditte ticinesi. Nonostante ci si trovi davanti a concorsi internazionali ». Le imprese locali hanno, insomma, dimostrato di saper tenere testa alla concorrenza. A cominciare dalle due aziende che hanno fornito gli elementi prefabbricati rosso mattone che si sono visti percorrere le strade della regione sui camion diretti al cantiere. «Direi di sì. Si sono sfatati un po’ i luoghi comuni. Procedendo con particolare attenzione, con una buona programmazione e una strategia puntuale, senza lasciare nulla al caso – ribadisce –, ecco che quelli che, per finire, sono investimenti pubblici importanti possono andare a favore dell’indotto cantonale». Una linea che, peraltro, si è riproposta pure a Viganello: un solo incarico è finito all’estero. «Si riesce a portare avanti un discorso del genere anche sul nostro territorio». Ottenendo, come si è visto, dei risultati a vantaggio di tutti gli attori in campo. Questa operazione sancisce, d’altra parte, una «collaborazione stretta» con Mendrisio, ancorata sin dal 2010 a una ‘dichiarazione di intenti’ che ha fatto del campus un progetto comune. «La Città ha voluto la Supsi fortemente», ricorda il responsabile. La volontà politica, di fatto, è stato uno dei motori irrinunciabili. «Il primo segnale di carattere politico è stato dato nel 2004, quando il parlamento ha avallato l’acquisto del terreno ex Campari a Viganello, dichiarando di voler avvicinare l’Usi (l’Università della Svizzera italiana, ndr) alla Supsi, creando al contempo un centro di eccellenza sulla costruzione. Detta altrimenti affiancando il nostro Dipartimento all’Accademia di architettura». Tant’è che con l’ateneo mendrisiense si immagina di stringere una fattiva alleanza. «Il che in Svizzera è un po’ un unicum, una eccezione al positivo». A Mendrisio aprire la strada.

Il cantiere, un banco di prova

Ancor prima di aprire il portone ai suoi studenti l’edificio del Dacd si è rivelato un’occasione per prendere confidenza con le professioni di domani. «I cantieri vengono utilizzati di frequente ai fini della formazione – conferma l’architetto Domenico Iacobucci –. Tant’è che vengono visitati dagli studenti della Supsi come dell’Accademia di architettura. Come scuola approfittiamo, insomma, di queste opportunità per portare i nostri ragazzi su dei ‘casi’ concreti, grazie anche alla collaborazione dei progettisti. Facendo riferimento ad esempio a Mendrisio, abbiamo organizzato altresì dei corsi nell’ambito della formazione continua». Il campus, d’altro canto, può essere vissuto come il primo esperimento di un cambiamento urbanistico che abbraccia l’intero comparto sorretto dalla spina dorsale della stazione e della linea ferroviaria. Lo testimonia il messaggio pubblicato di recente dal Municipio di Mendrisio, che traduce nero su bianco le intenzioni pianificatorie dell’ente pubblico. «Questo fronte della ferrovia ha buone possibilità di diventare il lato ‘moderno’ di Mendrisio, mentre quello sull’altro versante inizia a cambiare. Da parte nostra speriamo che questo pogetto permetta di cambiare un po’ anche le abitudini di mobilità di collaboratori e studenti».

Un progetto per cambiare

La collocazione geografica non è stata scelta casuale, qui come a Lugano-stazione (ancora in fase di Piano regolatore). «È stata una scelta strategica quella di posizionarsi vicino alle stazioni ferroviarie – ribadisce il responsabile della Supsi –, favorendo così la mobilità pubblica ». Per chi arriverà nel capoluogo in treno, uscirà dal sottopasso e si troverà giusto al livello dell’ingresso a piano terra della scuola. Non è un caso se la Città di Mendrisio ha creduto da subito nel progetto e ci ha investito. In totale, tra l’acquisto lungimirante dei terreni (dati in diritto di superficie) e la realizzazione dell’autosilo, si sono messi a disposizione poco meno di 30 milioni di franchi. Il Comune, però, non voleva perdere questa occasione.