Mendrisiotto

Castel San Pietro, il paese entra in casa anziani

Il Don Luigi Guanella si apre a un progetto intergenerazionale: tre momenti per sei incontri

Ti-Press
30 aprile 2018
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Li separano quasi quattro generazioni, eppure ospiti della Casa Don Luigi Guanella di Castel San Pietro e alunni delle scuole comunali sembrano capirsi davvero bene. Come fossero nonni e nipoti, seppure... per caso. È successo, quasi per osmosi. Sì, perché fra loro non c’è un legame di sangue, ma piuttosto di amicizia. Quella nata nel corso di una serie di giornate a tu per tu. La struttura ha voluto, infatti, aprirsi al piccolo mondo che scorre appena oltre la soglia; per sentirsene ancora parte. E in questo i bambini, dalla prima alla quarta elementare, si sono rivelati un ‘gancio’ formidabile. Tutto merito di un progetto, nato dall’idea dell’animatrice, Antonella Zecconi, e della fisioterapista, Maddalena Baviera, della casa per anziani. Il direttore, Marco Talleri, e la capo struttura, suor Manuela Colombini, hanno apposto il loro sigillo. Del resto, gli istituti guanelliani non sono nuovi a queste esperienze intergenerazionali. «In effetti, per me non è una novità – ci conferma suor Manuela Colombini –: lo avevo già vissuto a Maggia. A Castello l’iniziativa delle nostre collaboratrici, invece, non era ancora stata sperimentata dalla gente del paese. Trovo sia una cosa bellissima». La riprova la si è avuta giovedì, quando gli anziani hanno fatto la conoscenza degli allievi di quarta, la mattina, e di prima il pomeriggio. «È stata una gran bella giornata – ribadisce suor Manuela –. I piccoli sono stati persino più bravi dei grandicelli con le loro domande mirate». Quasi che gli oggetti della quotidianità dei ‘nonni’ – abiti, attrezzi di casa e da lavoro – esposti dagli ospiti con l’aiuto dei volontari, quasi a creare un ‘Piccolo museo’, non fossero poi così estranei neanche a loro. «Qualcuno sapeva di cosa si trattava, senza dover leggere il cartellino esplicativo. La spontaneità dei bambini è incredibile». Anche l’interesse e la curiosità erano genuini. Un’esperienza che si ripeterà, quest’oggi, con le seconde e le terze classi, parte del terzo e ultimo incontro di un percorso iniziato a dicembre in occasione del Natale e che si è sviluppato su tre momenti, coinvolgendo subito anche la direzione scolastica e i docenti. Per gli ospiti della Casa, poi, il confronto aperto con i bambini si è rivelato una medicina. «Si può dire che la struttura si è risvegliata», ci dice suor Manuela.

Dal ‘mondo’ allo smartphone

Del resto, l’animatrice e la fisioterapista, in prima linea, hanno potuto verificare come questo appuntamento sia “atteso e piacevole”: oltre a rompere la monotonia di giornate tutte uguali, lancia un vero e proprio “ponte tra le diverse generazioni”, scavalcando di fatto circa ottant’anni, come si legge nella pubblicazione interna all’istituto. Di fatto al Don Guanella si è assistito a uno scambio di ‘saperi’. Le fiabe di una volta, un canto, i ricordi d’infanzia, i vecchi passatempi sono diventate strumento di conoscenza per gli scolari, che hanno introdotto gli ospiti agli smartphone o ai giochi elettronici. “Rendere l’anziano partecipe del tessuto sociale esterno a cui apparteneva prima di entrare in clinica – annotano Antonella Zecconi e Maddalena Baviera –, gli permette di ritrovare un’importante utilità del suo agire e gli permette di sentirsi ancora parte integrante di quel tessuto, ritrovando un’identità spesso affievolita dal ‘ritiro sociale’, specialmente per le persone che risultano, al momento, più sole di altre per vari motivi”. Questo progetto intergenerazionale avrà un seguito? «L’anno prossimo sicuramente si ripeterà l’esperienza – ci fa sapere suor Manuela –. Stiamo cercando, infatti, di aprire un po’ la casa al paese. In questo senso stiamo già collaborando con l’Istituto di Loverciano. Inoltre, i bambini dell’asilo vengono a trovarci». Visita che sarà ricambiata alla fine dell’anno scolastico dagli ospiti alla scuola dell’infanzia. Insomma, c’è voglia di interagire con la realtà esterna. «Piccole cose, ma diciamo che è il paese che entra nella struttura. Il solo fatto che i parroci dei dintorni una volta al mese vengono a dire messa e si intrattengono con gli ospiti, dà loro modo di avere notizie del luogo dove hanno trascorso l’esistenza. Come ha detto il nostro vescovo, bisogna dare vita ai giorni. Ecco che essere intergenerazionali diventa importante». Lo è nelle città come nelle regioni periferiche. «A Maggia la casa per anziani in fondo è un punto di riferimento. Anche a Castello – tiene a rimarcare suor Manuela – la struttura non è delle suore o di chi ci lavora ma è del paese».