Valcambi respinge al mittente. Le accuse mosse dalla Dichiarazione di Berna nei suoi confronti sono “infondate e false”, reagisce con forza l'azienda di Balerna. In una nota diffusa nel pomeriggio di sabato dopo giorni di silenzio, lo stesso Ceo di Valcambi Sa Michael Mesaric contesta il fatto che la società abbia mancato di verificare l'origine dell'oro raffinato e quindi violato le normative internazionali.
L'Associazione indipendente di pubblica utilità nel suo circostanziato 'j'accuse' all'indirizzo di chi opera nella lavorazione dei metalli preziosi e dintorni richiamava infatti l'attenzione sulla disinvoltura con cui si accetta oro proveniente da Paesi e miniere in cui viene sfruttato il lavoro minorile in sfregio ai diritti umani e alla tutela dell'ambiente. Ebbene, Valcambi, ribadisce Mesaric, “non ha ricevuto oro dalle cinque miniere menzionate dalla Dichiarazione di Berna”. Il patto firmato dai clienti della ditta, si fa sapere, prevede che non si impieghino bambini e che il lavoro minorile non venga tollerato.
Nel suo scritto (in lingua inglese) la società con sede a Balerna ripercorre poi la prassi seguita nella scelta dei partner e nei controlli effettuati sulla provenienza della materia prima e conferma altresì l'attenzione con cui investiga che i suoi fornitori rispettino gli standard di sicurezza e di impegno sociale e ambientale. Un codice di comportamento che una iniziativa popolare sottoscritta da un gruppo di personalità svizzere e sostenuta da una settantina di Organizzazioni non governative rappresentative della società civile intende ancorare alla Costituzione federale, affinché le multinazionali siano maggiormente responsabilizzate.