Il Dipartimento del territorio ribadisce la propria posizione e condivide la variante pianificatoria del comparto di via La Santa a Viganello
Anche il Dipartimento del territorio (Dt) condivide la proposta di tutela dell’ex deposito delle Autolinee regionali luganesi (Arl). La conferma si può leggere nero su bianco nel preavviso cantonale alla variante di Piano regolatore che riguarda il comparto di via La Santa a Viganello. Un preavviso che sostanzialmente ribadisce la posizione del Dt, che nel maggio 2020 aveva presentato opposizione alla domanda di costruzione presentata da Artisa Sa e convalida l’impostazione voluta dalla Città di Lugano, che oltre quattro anni fa aveva aderito alla salvaguardia del bene voluto dalla maggioranza della Commissione della pianificazione del territorio.
La procedura di modifica pianificatoria, come si ricorderà, scaturisce dalla presentazione, alla fine del 2019, della domanda di costruzione da parte di Artisa Sa, che prevedeva l’abbattimento dello stabile Arl. La società aveva sottoscritto anche un diritto di compera da 13 milioni di franchi e voleva costruire un complesso multifunzionale con appartamenti mono e bilocali a bassa pigione, un albergo a tre stelle e una zona multiuso. Il progetto era conforme al Piano regolatore (Pr), ma nei mesi successivi fioccarono le proteste e i malumori della popolazione e della politica. Vennero presentate ben quattro mozioni (delle quali una in Gran Consiglio), due interpellanze, altrettante interrogazioni. Non solo. Ci fu l’opposizione della Società ticinese per l’arte e la natura (Stan), la presa di posizione critica dell’Associazione cittadini per il territorio di Viganello e perfino una petizione sottoscritta da 1’700 cittadini a salvaguardia dell’edificio. Si mise di traverso pure il Dt, presentando un’opposizione con la richiesta di diniego della licenza edilizia.
Insomma, il fermento fu tale che il Municipio di Lugano decise di mettere mano al Pr del comparto, anche perché emersero i limiti del concetto urbanistico in vigore, in particolare dopo l’accresciuta sensibilità dell’opinione pubblica nei confronti della qualità del costruito, degli spazi liberi e pubblici così come della salvaguardia delle testimonianze storiche. In effetti, l’obiettivo della variante di Pr era e resta quello di tutelare lo storico ex deposito Arl, che peraltro era già segnalato come oggetto degno della massima salvaguardia dall’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (Isos). L’Esecutivo colse l’occasione per aggiornare la pianificazione e valorizzare l’intero comparto di proprietà pubblica (e para-pubblica) composto dall’ex deposito e dall’ex sotto-centrale (fondi 29 e 30, vedi immagine), complessivamente poco più di 3’300 metri quadrati, coerentemente con la proposta di una nuova traiettoria di sviluppo dell’asse urbano di via La Santa. Dal profilo dei contenuti, la modifica di Pr prevede l’abrogazione del vincolo atto alla realizzazione di un fronte edilizio compatto e l’attribuzione della relativa superficie alla zona R7, la codifica di una zona per scopi pubblici in corrispondenza del mappale in cui c’è l’autorimessa Arl, una fascia di fruibilità pubblica e l’identificazione di alcuni comparti destinati a un’edificazione speciale.
Il preavviso cantonale, come detto, condivide l’impostazione voluta dalla Città. Un preavviso che è dunque più favorevole rispetto a quello del comparto di piazza Molino Nuovo, di cui abbiamo scritto ieri. Il Dt considera coerente la trasformazione dell’assetto urbanistico di via La Santa che rimette in discussione la pianificazione in vigore, perché affronta e integra “in modo coerente il tema della qualità degli spazi urbani e si caratterizza per l’attenzione dedicata agli spazi pubblici, elementi essenziali per migliorare la vivibilità e il benessere nel tessuto urbano. In questo scenario, via La Santa non è più solo un percorso di transito, ma diventa uno spazio di incontro e socializzazione”. Tuttavia, il preavviso cantonale considera insufficienti le prescrizioni che regolano il vincolo di fascia di fruibilità, che consentirebbe di aumentare l’utilizzo pubblico attraverso la creazione di ampie superfici pedonali: “La pianificazione proposta non appare in grado di fornire sufficienti garanzie circa la fattibilità di un’attuazione completa ma soprattutto unitaria. Così come formulata, la normativa lascia intendere che le superfici restino in mano ai privati e che, quindi, la realizzazione della fascia di fruibilità spetti ai proprietari, spontaneamente o al più tardi in occasione di nuovi interventi edilizi sostanziali sugli edifici principali esistenti e nuove costruzioni”.
In merito ai buoni propositi di dare valore ai fondi 29 e 30, il Dt rivela l’assenza di disposizioni normative vincolanti per concretizzare il principio secondo cui la realizzazione dei contenuti di interesse pubblico (spazi pubblici, fruibilità, collegamenti pedonali, qualità) coordinati con l’attuazione degli interventi privati deve essere promosso tramite il contratto di diritto pubblico. Il preavviso suggerisce “di valutare anche la possibilità di far capo a un Piano di quartiere, strumento deputato a garantire una progettazione e realizzazione unitaria e armoniosa di comparti sensibili compresi il volume edilizio e gli spazi liberi, codificando a priori i necessari vincoli qualitativi e realizzativi”. Il Dt chiede spiegazioni sulla possibilità di costruire un edificio non più alto di 33 metri, “ammettendo, al contempo, la realizzazione di un massimo di 7 piani (raggiungibili con l’altezza prevista per la zona R7 di 22,50 metri alla gronda e 24,50 metri al colmo). Secondo il Dt, l’obiettivo di consentire l’inserimento di un nuovo volume, con pari superficie di occupazione al suolo, all’interno dei fondi 29 e 30, possa e debba essere perseguito tenendo in considerazione l’insieme dei fondi interessati ponendo quindi maggior attenzione al contesto circostante e senza perdere di vista la finalità di realizzare spazi pubblici fruibili e di qualità”.