Dopo l’ultimo episodio di violenza, e in un contesto di maggior offerta rispetto alla domanda, l’idea della capadicastero Sicurezza Karin Valenzano Rossi
Abolire l’ordinanza municipale sul servizio taxi e con lei la distinzione fra tassisti autorizzati all’utilizzo degli stalli pubblici e non. Questa l’ipotesi di Karin Valenzano Rossi. Un’idea ancora tutta da approfondire e discutere, ma che potrebbe – secondo la capadicastero Sicurezza di Lugano – essere una risposta a un mercato in trasformazione e a tensioni nel settore. Le ultime, venerdì scorso, quando alla Stazione Ffs c’è stata una lite sfociata in un episodio di violenza, che ha comportato anche il ricovero in ospedale di uno dei protagonisti dell’alterco.
«È vero, si stanno operando delle riflessioni – conferma Valenzano Rossi –, partendo da una constatazione: ci sono molti più prestatori di servizio rispetto alle esigenze di mercato. In questa situazione, si inserisce anche l’avvento di Uber la scorsa estate, che ha messo il settore ancor più sotto pressione, creando molteplici tensioni. Questo è il contesto di base che c’è oggi, per il quale c’è una forma di regolamentazione da parte della Città, per una parte del servizio». Ovvero i quaranta tassisti con autorizzazione, ai quali se ne aggiungono almeno altrettanti senza il permesso di sostare sugli stalli della Città, ma che naturalmente sono in possesso dell’autorizzazione cantonale di trasporto delle persone. Su entrambe queste categorie di autisti, sembrerebbe, si appoggerebbe Uber per offrire i propri servizi.
L’ordinanza in questione è del 2021, ma è entrata in vigore soltanto l’anno scorso a causa di una serie di opposizioni sia sul testo in sé sia sulla procedura di autorizzazione. E a sua volta sostituisce il regolamento precedente che suddivideva i tassisti in categoria A e B, che avevano prerogative differenti. «L’ordinanza è uno strumento che serve alla Città per completare la sua offerta nell’ambito della mobilità, a favore degli utenti che non utilizzano il servizio pubblico ma che hanno la necessità di spostarsi senza un proprio veicolo privato. Il ragionamento alla base dell’ordinanza, ovvero garantire un servizio minimo, è valido – osserva la municipale –. Ma le logiche della domanda e dell’offerta non sono regolabili. E infatti il problema che riscontriamo ora è che da quando è stata pensata a quando è entrata in vigore, il mercato è cambiato. E anche la situazione finanziaria della Città. Alla luce dell’evoluzione della situazione e dei casi di tensione, mi pongo la domanda se non sia il caso di abolirla».
Il tema infatti è anche finanziario. «L’ordinanza prevede anche dei compiti, sia per i tassisti autorizzati, sia per l’ente pubblico – ancora Valenzano Rossi –. Loro devono avere i tachimetri omologati in un certo modo, il veicolo che deve essere tenuto in un certo modo, devono garantire un minimo di servizio, come pure delle rotazioni. Per noi c’è un carico amministrativo importante, perché se la Città stabilisce delle regole poi naturalmente deve verificare che queste siano rispettate, e quindi si crea un aggravio importante. E in questo contesto particolare di revisione della spesa che come Città è necessario portare avanti, a mio giudizio bisogna interrogarsi su quali sono i veri compiti del Comune. Compete davvero alla Città mettere in campo tempo, risorse, personale, per gestire una situazione che comunque il mercato può regolare da sé? Dal mio punto di vista non c’è più la necessità di avere un’offerta minima garantita, che è la ragione alla base dell’ordinanza, perché l’offerta sul mercato è molto più ampia».
Ma un’eventuale abolizione del regolamento risolverebbe le tensioni? «Non lo so. Ma certamente non si potrà dare la colpa (come accaduto settimana scorsa, almeno parzialmente, ndr) all’ordinanza se si ripresentano delle tensioni. Sia chiaro, i tassisti hanno la mia massima comprensione, ma d’altra parte bisogna anche fare i conti con un mercato in profonda evoluzione e forse avere meno regole permetterebbe anche a loro di essere più agili». Gli stalli però sono meno degli autisti, non si rischierebbe una situazione da Far West se si lasciassero liberamente a disposizione di tutti? «Questo naturalmente va evitato, non può in alcun modo prevalere la logica del ‘chi prima arriva meglio alloggia’ o simili. Essendo il Comune responsabile dell’utilizzo dello spazio pubblico, credo sia effettivamente l’unico tema che vada davvero regolamentato da parte nostra».
E come? «Una delle ipotesi che si possono immaginare è garantire l’uso di questi stalli tramite un permesso di sosta breve rilasciato dalla Polizia comunale e di durata annuale, rinnovabile, che permetta di parcheggiare lì per un intervallo contenuto e massimo, in attesa di caricare i clienti. In tal modo si creerebbe un ricambio tale da lasciare spazio a tutti». Non ci sarebbe il rischio di abusi e quindi nuove tensioni? «Chiaramente spetterebbe alla polizia controllare che non ci siano abusi. Ma si tratta di un tema da approfondire, per questo al momento è solo un’ipotesi». Un’ipotesi, come quelle che la municipale sta valutando anche in altri ambiti del suo dicastero in vista dei risparmi ai quali la Città è chiamata. «Quali sono le attività di stretta competenza dell’ente pubblico? Ed eventualmente, da mantenere con quali standard? Spesso il Comune si assume oneri per servizi che, quando si sta bene finanziariamente, è magari anche bello erogare. Ma questo genera burocrazia, è il rovescio della medaglia. E costi. Ora bisogna capire cosa è prioritario e cosa no».