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Banca Wir, condannati due correi dell’ex direttore

Gli imputati sono stati riconosciuti colpevoli di aver cagionato un danno all’istituto di credito pari a oltre 4 milioni di franchi, la pena è sospesa

Il terzo imputato è stato prosciolto dalle accuse
(Ti-Press/Archivio)
3 dicembre 2024
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Un altro filone del caso giudiziario legato alla banca Wir è arrivato a due condanne in primo grado. La Corte delle Assise criminali di Lugano, presieduta dal giudice Marco Villa, ha infatti condannato due imputati per aver agito in correità e complicità all’ex direttore della filiale luganese della banca, cagionando un danno allo stesso istituto di credito pari a oltre 4 milioni. A un 58enne, tecnico geometra italiano, la Corte ha inflitto una pena di 12 mesi e nei confronti di un 56enne economista aziendale ticinese 19 mesi. I reati sono di truffa in correità e di amministrazione infedele aggravata. In entrambi i casi la pena è stata sospesa condizionalmente per un periodo di prova di due anni. I fatti risalgono al 2015. Il terzo imputato, un 46enne imprenditore italiano, difeso dall’avvocato Roberto Rulli, è stato invece prosciolto da ogni capo d’accusa in favore del principio in dubio pro reo.

In estrema sintesi, i due avrebbero contribuito, insieme all’ex direttore della sede Wir luganese – considerata dall’accusa la mente delle operazioni – a ingannare l’istituto bancario affinché concedesse crediti ipotecari a persone che tuttavia non avevano una reale disponibilità finanziaria per poterli ottenere. Per la procuratrice pubblica Chiara Borelli si tratta di un giro di «piccoli crediti» che l’ex dirigente della banca creò oltre ai grossi crediti di costruzione che concedeva, per diversi progetti immobiliari, pur sapendo che non vi erano le necessarie garanzie finanziarie. Un modus operandi che lo ha visto coinvolto, e poi condannato, nel maxiprocesso sulla società edile Adria Costruzioni.

La procuratrice pubblica Chiara Borelli, aveva chiesto 15 mesi per il 46enne; 22 mesi per il 56enne, difeso dall’avvocata Luisa Polli, e 24 mesi al 58enne, tutelato dall’avvocato Alessandro Pescia. Le difese si erano invece battute per il proscioglimento da tutte le accuse.

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