Giangiorgio Gargantini, Vincenzo Cicero e Matteo Poretti dovranno difendersi in Pretura penale dall’accusa di coazione, per un’azione sindacale nel 2021
Una legittima protesta da inquadrare nella libertà sindacale o un deliberato atto di ostruzionismo al servizio pubblico? È interessante il quesito al quale dovrà rispondere il giudice della Pretura penale Flavio Biaggi il prossimo 21 novembre. Annunciato già un anno e mezzo fa, finalmente è stato agendato il processo che vedrà contrapporsi due protagonisti di peso: Unia con tre suoi sindacalisti di spicco da una parte e il Comune di Paradiso guidato dal sindaco Ettore Vismara dall’altra.
La vertenza si trascina oramai da oltre tre anni e origina in un braccio di ferro dovuto essenzialmente alle condizioni di lavoro nel Comune, che secondo il sindacato stavano attraversando una fase di progressivo peggioramento, in particolare nell’ambito della gestione e della conduzione del personale. In particolare, seguendo alcuni propri affiliati, Unia ha messo in evidenza dei presunti aspetti critici. A cominciare da un utilizzo, da parte dell’ente pubblico, di manodopera precaria impiegata tramite contratti determinati a catena, cosa però vietata dal Regolamento organico dei dipendenti (Rod). Secondariamente, sarebbero state riscontrate diverse situazioni di conflitto sfociate in aperture di procedure amministrative invece che in tentativi di risolverle con il dialogo. Il tutto, in un contesto di frequente revisione del Rod stesso, Unia ha contato circa 130 revisioni in dieci anni, che ha contribuito a rendere la situazione più complessa.
Questo il contesto iniziale denunciato da Unia, che è stato il preludio dello scontro vero e proprio, articolatosi in due filoni. Uno amministrativo, con due ricorsi al Consiglio di Stato (CdS): il primo sull’applicazione del congedo paternità – il Rod lo prevede da cinque a dieci giorni, quando per legge è di dieci – e il secondo sul carovita, che non sarebbe stato concesso integralmente nel corso di tutti gli ultimi anni. Entrambi i ricorsi sono ancora pendenti e una risposta è attesa entro la fine dell’anno. Ma il vero pomo della discordia, che è anche il motivo del processo, è capitato il 25 ottobre del 2021. Nell’ambito di queste tensioni, il sindacato ha promosso un sciopero per chiedere la regolarizzazione dei contratti precari e il reintegro di un lavoratore licenziato, riassunto poi a seguito di un ulteriore ricorso al CdS. Ebbene, l’azione coordinata da Unia è sfociata, fra l’altro, nel blocco dell’accesso al magazzino comunale con tre veicoli.
Da lì, la denuncia dei tre sindacalisti coinvolti – ovvero il segretario cantonale Giangiorgio Gargantini, il responsabile per il Sottoceneri Vincenzo Cicero e Matteo Poretti – per il reato di coazione, ravvisato dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri, che nel 2023 ha firmato tre decreti d’accusa che li condannavano a pene pecuniarie. I decreti tuttavia sono stati impugnati e si arriva ora dunque al processo, con i tre che saranno rappresentati dall’avvocato Davide Ceroni, mentre il Municipio – costituitosi accusatore privato – sarà patrocinato dall’avvocato Edy Salmina. «In gioco non c’è il processo a tre sindacalisti – secondo Poretti –, ma in ballo c’è il diritto costituzionale allo sciopero e il diritto conseguente dei lavoratori a farvi ricorso. È chiaro che stiamo parlando di misure forti, di un’estrema ratio, ma dopo uno storico di tensione. Non si decide di scioperare senza un motivo e soprattutto non lo si fa se non c’è una maggioranza di lavoratori a favore. In ogni caso, non sono processi che fanno bene alla democrazia».
La versione del sindaco, va detto, è di segno decisamente opposto. Vismara ha giustificato la denuncia spiegando che gli scioperanti avevano sbarrato l’accesso al magazzino comunale agli operai che dovevano erogare i servizi pubblici. Il sindaco ha inoltre detto di essersi sentito attaccato personalmente dal sindacato, rigettando le accuse relative alle condizioni di lavoro. A suo giudizio, il Comune sarebbe un datore di lavoro molto corretto e generoso, con stipendi molto buoni. E sui ricorsi? Riguardo al carovita, il Municipio si sarebbe mosso secondo le regole cantonali e qualora ci fosse stato un errore, è stato assicurato che il Comune avrebbe pagato. Vismara ha difeso invece la questione relativa al congedo paternità, spiegando che a essere cambiato è il diritto civile e non quello pubblico e che quindi non c’era l’obbligo per l’amministrazione di adeguare la legislazione. Staremo a vedere cosa deciderà il CdS, dato che si tratta di una sentenza destinata probabilmente a fare giurisprudenza.