Alcuni legali sono stati incaricati di verificare se nelle parole dell’imprenditore milanese ci fossero estremi per procedere
Carte bollate dopo le parole al vetriolo (“quando vedo dal balcone di casa quel casermone sull’altra sponda del lago mi arrabbio”) che Ernesto Preatoni, imprenditore milanese residente a Lugano, ha detto una decina di giorni fa, in occasione di una convention nazionale di Forza Italia (a Palermo, presente il vertice del partito che fu di Silvio Berlusconi) ha scagliato contro una giunta (guidata da Roberto Canesi, sindaco dell'enclave) eletta perché aveva “semplicemente promesso l’elargizione di favori di ogni genere pur di essere votato”. Accusa, senza se e senza ma, che non poteva passare sotto silenzio, alla quale Roberto Canesi ha deciso di rispondere passando per le vie legali.
Il sindaco dell’enclave, in carica dal 2020, ha incaricato alcuni legali di verificare se nelle parole dell’imprenditore milanese ci fossero estremi per procedere nei confronti di Preatoni, considerato (non a torto) un mago del turismo mondiale, avendo inventato Sharm el-Sheikh con un impero che va da Dubai a Novosibirsk (Siberia). L’imprenditore in una recente intervista a Panorama ha affermato che “il Comune dei balocchi”, oggi è una palla al piede per le finanze pubbliche, per via dei dieci milioni di euro all’anno stanziati dallo Stato italiano. Non sarebbe stato così se il Comune avesse accettato la sua idea: trasformare l’enclave nella Montecarlo italiana. Insomma, trasformare “Campione d’Italia in un posto magico, con sale da gioco ma anche ville galleggianti sul Ceresio, costruzioni con spiagge artificiali per garantire la balneazione tutto l’anno, un indotto di altissimo livello. Oggi la gente compra servizi top, compra l’immagine con Dubai. E quella di Campione non potrebbe essere più bassa di così”.
Un’operazione da due miliardi di euro (e non duecento milioni di euro come si è sempre scritto) da realizzare assieme al tycoon statunitense Antony Georgiou (nel frattempo deceduto). Un progetto che stando a Preatoni avrebbe garantito un flusso internazionale di clienti: statunitensi, asiatici, cinesi, australiani. “Con il mio progetto ci saremmo mangiati in insalata gli svizzeri (o meglio i casinò di Lugano e Mendrisio? ndr), invece niente” il convincimento dell’imprenditore milanese. Ancora Preatoni: “Purtroppo mi sono trovato davanti a Roberto Canesi, un sindaco incapace di recepire un grande progetto come questo. Non so se fosse più spaventato o attendista. Mi diceva: ci penseremo, vedremo... Alla fine mi sono sentito preso in giro”. Per cui, ha accantonato l’idea di trasformare Campione.
C’era allora e c’è ancora oggi un ostacolo da superare: in Italia i casinò possono essere gestito solo dal pubblico. A Preatoni, fanno notare nell’enclave, è stato fatto presente in tutte le occasioni. In riva al Ceresio si interrogano anche sul motivo per cui l’imprenditore italiano abbia riparlato (facendo clamore) di un’operazione da mille e una notte. La risposta è pressoché unanime: nella prossima primavera a Campione d’Italia si vota per le amministrative. Insomma, per il sindaco e il Consiglio comunale. Scontato che si parlerà dell’operazione Preatoni.