Il vicesindaco di Lugano rassicura: ‘Non doveva essere coinvolto il Consiglio comunale per il naming. Fuori luogo le contestazioni riportate nel ricorso’
“Ci dispiace molto apprendere di questo ricorso sul naming del Palazzetto dello Sport. Sicuramente non ce lo aspettavamo ma ormai siamo abituati a non sorprenderci più. Per noi aver trovato uno sponsor come la Banca Raiffeisen che crede nello sport ed è pronta a investire sulle società sportive del territorio in una nuova struttura è una nota di merito, non scontata nel panorama economico odierno. A leggere il ricorso sembra sia un demerito e che siano state compiute scorrettezze e si sia agito in maniera opaca”. Comincia così la replica del vicesindaco di Lugano Roberto Badaracco, in merito al ricorso presentato al Consiglio di Stato contro la risoluzione municipale relativa al contratto sottoscritto dal Municipio e dalla banca per il nome e il logo della struttura sportiva che sorgerà a Cornaredo.
Il vicesindaco e titolare del Dicastero cultura, sport ed eventi di Lugano tiene a precisare, a rassicurare il ricorrente e la cittadinanza che “tutto si è svolto nella massima trasparenza e seguendo alla lettera le normative in vigore. In realtà nulla di quanto denunciato trova fondamento nella realtà”. Interpellato in merito dalla ‘Regione’, anzitutto, Badaracco si dice sicuro che «per il contratto non occorreva l’approvazione da parte del Consiglio comunale». Lo ha confermato l’ufficio giuridico cittadino chiamato in causa anche ieri, dopo la ricezione del ricorso e per la stesura di osservazioni in replica al ricorso. «Vi sono prerogative esclusive dell’Esecutivo e ve ne sono altre di competenza del Legislativo (in base all’articolo 13 Legge organica comunale (Loc)). Pensare che ogni atto del Municipio vada portato in Cc è fuorviante e anche sbagliato. A titolo di confronto il Legislativo non ha mai dovuto approvare il naming della Cornèr Arena o recentemente dello stadio che diventerà Ail Arena».
Il vicesindaco di Lugano spiega che in questo caso «non si tratta di alienazioni, affitti o locazioni ma semplicemente di un contratto col quale si dà il nome a una struttura e per questo beneficio una parte paga un importo di denaro. Questo importo viene interamente distribuito alle associazioni sportive che operano all’interno della struttura. Non è una operazione a scopo di lucro come affermato e la città non riceve un franco. Grazie ai fondi ricevuti le società sportive potranno crescere e sostenere le proprie attività, soprattutto a favore dei giovani». Inoltre, Badaracco smentisce il rimprovero in base al quale l’accordo siglato tra l’Esecutivo e la banca avrebbe dovuto essere messo a concorso pubblico: «In tutto il mondo e in Svizzera la scelta del naming di uno stadio o di un palazzetto avviene per trattativa diretta. Sia perché si tratta di una ricerca particolare, sia perché nella scelta subentrano vari fattori». Rispetto alla decisione della Banca Raiffeisen, il vicesindaco precisa che «è stata determinante la sua presenza sul territorio e il sostegno sempre dato allo sport e ai giovani. Il ricorrente pensa sia facile trovare sponsor che vogliano investire nel naming. Nella realtà non è così ed essere riusciti a trovare una banca solida e riconosciuta è un motivo di vanto».
Per quanto attiene alla posizione della sua collega di Municipio Karin Valenzano Rossi (presidente del Consiglio di amministrazione di Banca Raiffeisen Lugano), il vicesindaco chiarisce che non ha mai partecipato alle discussioni durante le sedute dell’Esecutivo sul tema e al momento del voto ha lasciato la sala. Tra l’altro, tutti i contatti sono sempre stati intrattenuti con le Direzioni generali e la Federazione Ticino e Moesano delle banche Raiffeisen». Quindi, anche da questo punto di vista, i rimproveri contenuti nella contestazione inviata al Consiglio di Stato sono fuori posto. «Mi auguro che il ricorrente si renda conto che un simile ricorso non è solo perfettamente inutile ma anche nocivo per le conseguenze che potrebbe avere sulle società sportive beneficiarie dei contributi. Sicuramente chi inoltra tali atti non ama lo sport. Tutto quanto sollevato appare veramente pretestuoso o fatto solo per creare tanto clamore per nulla», afferma Badaracco.
Il vicesindaco, invece, preferisce non commentare il fatto che sia stato tirato in ballo nel ricorso assieme al direttore della Divisione sport Roberto Mazza, per l’attribuzione di eventuali spese processuali da versare personalmente. Allo stesso modo, Badaracco non vuole prendere posizione in merito alla richiesta formulata nel ricorso di chiedere il parere della Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo del Dipartimento del territorio sull’interramento della capsula del tempo, definito “sepoltura”, affinché sia chiarito il materiale di tale oggetto e del suo contenuto nel dettaglio (oggetti, liquidi, colle eccetera).