Già vicecapogruppo e vicepresidente sezionale, si trasferisce. Le raccomandazioni alla Città e al partito, che deve ‘riconoscere che i tempi son cambiati’
Lugano perde uno dei suoi giovani politici più preparati, non solo del Partito liberale radicale (Plr) ma in generale. Luca Cattaneo ha infatti deciso di lasciare dal 7 ottobre il Consiglio comunale (Cc), dopo 13 anni di attività, prima a Carona e poi a Palazzo civico. Non un addio solo al legislativo, ma alla politica tutta e al cantone. Una perdita per il Plr, nel quale il 40enne ha ricoperto diverse cariche di responsabilità: vicecapogruppo in Cc, vicepresidente della sezione – e co-presidente con Morena Ferrari Gamba durante la transizione tra Guido Tognola e Paolo Morel –, membro del Comitato cantonale e delegato cantonale nel Plr svizzero. Attualmente è primo subentrante per il Circondario di Lugano in Gran Consiglio. In Cc gli subentrerà Nicola Pult.
Cattaneo, come mai se ne va?
Fino a qualche mese fa mai avrei pensato di lasciare il Ticino e la politica. I piani erano infatti di costituire la famiglia in Ticino, ma non tutto va secondo i piani e degli aspetti di cui siamo venuti a conoscenza durante la gravidanza ci hanno portato a riflettere e prendere la decisione di spostarmi io oltre Gottardo, di dove è originaria mia moglie e dove a breve accoglieremo nostra figlia. Lascio a malincuore la politica, ma convinto che sia la scelta giusta per il bene della famiglia. Sia chiaro, non parto sbattendo la porta, ma grato al partito e al Comune per le possibilità datemi, che mi hanno permesso anche di crescere personalmente.
Prima delle ultime elezioni comunali, si vociferava che sarebbe stato il nuovo capogruppo. Il fatto che questo non sia avvenuto, non c’entra dunque nulla con la decisione?
In effetti mi ero messo a disposizione, come ho peraltro sempre fatto in passato per il partito, e ammetto che sarebbe stata una funzione che avrei assunto volentieri dopo 13 anni di Cc. Mi ha fatto anche molto piacere sentire l’appoggio di diverse persone già durante la scorsa legislatura. Ho sempre detto che però la decisione sulla nomina avrebbe dovuto essere presa dopo le elezioni e dal nuovo gruppo in Cc. L’appoggio c’è invero stato anche dopo le elezioni, ma al contempo ho percepito che c’era pure chi era contrario. Dico percepito, perché nessuno ha mai parlato direttamente con me di questo e, anche se fa parte di normali dinamiche della politica, è qualcosa che mi ha deluso, tanto da portarmi a ritirare la mia disponibilità per la serenità di un gruppo composto da molti volti nuovi. Per me quello è in ogni modo un discorso chiusosi già subito dopo che la decisione è stata presa.
Di recente, è stato uno dei giovani più promettenti del Plr. Pur con la sua riconosciuta preparazione e con una certa esperienza, e come peraltro accade in altri partiti, l’impressione è che la ‘promozione in serie A’ non sia arrivata. I giovani faticano a imporsi?
Sono entrato un po’ per caso in politica, prima a Carona e poi a Lugano. Una sera d’autunno del 2015, me la ricordo ancora, alla Resega ho incontrato l’allora presidente sezionale Giovanna Viscardi, che non conoscevo ancora e che mi ha puntato il dito contro – alla Uncle Sam per intenderci (ride, ndr) – dicendo “tu devi andare in lista per il Municipio” e così è andata. Ero un giovane di un quartiere periferico e sono stato eletto in Cc. I giovani sono ricercati in politica. Quello che manca è una pianificazione sul lungo termine con obiettivi che vadano oltre alla singola legislatura. Imporsi, come giovane politico o come categoria, non serve a nulla. Bisogna avere pazienza e dimostrare perseveranza. Per quanto mi riguarda non ho mai fatto politica per ambizioni di carriera, anche perché la mia occupazione professionale è tutt’altra e anche perché sono un grande sostenitore del nostro sistema di milizia. Ho fatto politica per piacere e per ridare qualcosa al paese nel quale ho avuto la fortuna di nascere e il privilegio di crescere. Lascio senza rammarico della mancata ‘promozione in serie A’, che magari avrebbe potuto arrivare più avanti.
Un bilancio da consigliere comunale: quale dossier è più orgoglioso di aver promosso? Quale invece ha il rammarico di non aver visto arrivare in porto?
I progetti per cui mi sono battuto sono prevalentemente di carattere pianificatorio. Più che orgoglioso, sono particolarmente contento che il comparto della stazione stia assumendo un nuovo volto in funzione di quello a cui è destinato, ciò che mi auguro possa valere a breve anche per il comparto di pregio del Campo Marzio. Una piccola nota di orgoglio la esprimo invece per tutti i miei tentativi, in parte riusciti, intesi a semplificare la vita ai cittadini. Ricordo in particolare una mia mozione accolta per l’introduzione generalizzata di processi digitali per la comunicazione con l’amministrazione comunale e il recepimento da parte del Municipio dei principi di un’altra mia mozione intesa a permettere una più facile organizzazione di piccoli eventi in città. Il rammarico c’è invece per non aver visto arrivare mentre ero in carica – ma resto ottimista per il futuro – il Piano direttore comunale e il Regolamento sulle società partecipate. Sono progetti in gestazione da anni, fondamentali per lo sviluppo post-aggregativo.
Tema Plr: il partito fatica a ritrovare lo smalto perso anni fa, elettoralmente e a livello di immagine, e la riconquista della sindacatura allo stato attuale appare lontana. Cosa fare per risollevarsi?
Sono stato attivo nel partito luganese per anni e quindi non mi permetto di presentare ora delle facili ricette. Dico solo che la sezione è sulla buona strada e la dimostrazione è data dai nuovi volti che si stanno affezionando al partito e bisogna dare loro fiducia e responsabilità, riconoscendo finalmente che i tempi sono ben diversi da quelli quando avevamo il sindacato. Rievocarli non serve a nulla.
Da ultimo, uno sguardo su Lugano: quali sono i tre temi che la Città dovrebbe avere in cima alla propria lista di priorità?
Visto che mi sono sempre battuto per quell’obiettivo, dico anzitutto la riorganizzazione del proprio territorio per avere finalmente una visione d’insieme. Questa è una delle competenze proprie dei Comuni e la premessa affinché l’ente pubblico possa funzionare. Aggiungo poi il contenimento della spesa corrente. E per questo bisogna inevitabilmente intensificare il dialogo con il Cantone e i Comuni vicini, perché il carico degli oneri finanziari dettati dall’alto diventa sempre più importante a scapito degli investimenti. Infine, lo sviluppo di un concetto – e non di un ‘polo’ – di città universitaria che possa essere il nostro biglietto da visita.