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Cinque anni e mezzo al finto Cavaliere di Malta

Ha truffato oltre quattro milioni di franchi a una decina di clienti, soldi quasi completamente spesi

Caveau
(Ti-Press)
27 settembre 2024
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Il copione era sempre quello: promesse mirabolanti, rendimenti al limite del miracoloso, colossali linee di credito. Poi, i soldi degli investitori, o degli aspiranti un finanziamento, sparivano e i contatti si interrompevano. Oltre quattro milioni di franchi sostanzialmente rubati a una decina di vittime. Tre anni di raggiri, e ora la giustizia presenta il conto. L’autore di tutto ciò, un 58enne italiano domiciliato nel Luganese, è stato condannato a cinque anni e mezzo di carcere per truffa aggravata, amministrazione infedele aggravata, falsità in documenti ripetuta e riciclaggio di denaro ripetuto. È stato inoltre espulso dalla Svizzera per otto anni, nonché condannato al risarcimento dei truffati. Punto quest'ultimo che difficilmente sarà applicabile, dal momento che i soldi sono nella quasi totalità stati spesi per mantenere un elevato tenore di vita e per pagare gli affitti di casa e della costosissima sede dove aveva collocato la sua neonata società.

Il duca-conte

Un palazzo rappresentativo, nel pieno centro di Lugano, in via Cantonale 2, dove un tempo aveva sede la Deutsce Bank: cinque piani e un caveau. Non fosse bastato l'impatto visivo, al resto provvedeva l'abilità affabulatoria di questo personaggio, che di volta in volta si spacciava per un nobile: duca, conte – aveva acquistato titoli di dubbissimo valore – manager di successo o addirittura membro dei Cavalieri di Malta, antico ordine religioso e cavalleresco. Una qualche ingenuità la si potrebbe rinfacciare anche ai truffati, che misero somme importanti nelle mani di una società costituita pochi mesi prima, dalle credenziali praticamente nulle. Infatti i crimini iniziarono quasi subito: iscritta a registro nel settembre 2019, questa Sa iniziò a fregare i clienti nel dicembre dello stesso anno. Esemplare il caso di un investitore, cui erano stati promessi rendimenti sul suo capitale tra l'11,91 e il 24,4% all'anno, rendimenti al giorno d'oggi (ma anche nel 2020, fu uno dei primi clienti) piuttosto inverosimili. Fidandosi, questa persona affidò 900mila euro che invece di depositarsi su un conto a lui intestato, vennero dirottati altrove. Quando decise di recedere il mandato di amministrazione patrimoniale, un anno dopo, il presunto guru della finanza gli rispose che i soldi gli sarebbero stati restituiti, ma poi si rese irreperibile. Fra gli imbrogli commessi pure una truffa Covid, messa a segno ingannando i funzionari di Banca Stato.

Un professionista

Il danno per finire ammonta a 2,6 milioni di euro e 1,6 milioni di franchi svizzeri. Di questi soldi è stato possibile recuperare 200mila franchi circa, vendendo le auto, quattro, e trovando un rimasuglio su un conto corrente.

La Corte delle Assise criminali (presidente Amos Pagnamenta, a latere Fabrizio FIlippo Moraci e Luca Zorzi) ha confermato quasi integralmente l'atto d'accusa, soprattutto il reato più importante come la truffa aggravata. L'imputato è stato prosciolto solo da alcuni episodi di amministrazione infedele aggravata. Nonostante ciò, la Corte ha nettamente ridotto la pena rispetto alla richiesta del procuratore pubblico Francesca Nicora, che aveva proposto 7 anni e 10 mesi; per l'avvocato difensore Massimiliano Parli invece la pena non avrebbe dovuto superare i tre anni, parzialmente sospesi.

Il giudice Pagnamenta nel motivare la sentenza ha parlato di una «società farlocca» pensata fin dall'inizio con scopi criminosi da quello che era «a tutti gli effetti un professionista della truffa». L'entità delle somme sottratte, l'intensità dell'agire delinquenziale e la notevole determinazione messe in campo, unitamente agli elementi di immagine, come gli «uffici sontuosi e l'aura di nobiltà che lasciava trasparire» sono tutti fattori che confermano quali fossero le reali intenzioni del condannato. A destare particolare preoccupazione, ha proseguito Pagnamenta, un analogo procedimento penale pendente in Italia, che denota la «allarmante pericolosità» del soggetto. Sull'altro piatto della bilancia non c'è praticamente nulla: nè le attenuanti, assenti, nè la collaborazione con gli inquirenti.

Il 58enne italiano al termine del processo è stato riaccompagnato in carcere, dove si trova dal primo settembre del 2023, in esecuzione anticipata della pena. La difesa deve ancora decidere se interporre ricorso in Appello, o meno.

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