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Sps di Bedano verso la chiusura: 17 posti di lavoro a rischio

La sede lascerà il Ticino entro la fine del 2025 per trasferirsi in Svizzera tedesca. Il sindaco: ‘Conseguenze da valutare, avrà impatto sulla fiscalità’

Tra le cause, anche la digitalizzazione
(Fonte: Transfair)
29 agosto 2024
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Chiuderà i battenti al più tardi alla fine del 2025 la sede di Bedano della Sps Switzerland Sa. Le attività verranno trasferite in Svizzera tedesca: diciassette dunque i posti di lavoro a rischio. «Ai dipendenti verrà data la possibilità di ricollocarsi nel resto del Paese (l’azienda ha sedi anche a Härkingen e a Müllingen, ndr), ma è molto difficile che questo accada. Il rischio che rimangano senza lavoro è molto elevato» spiega a ‘laRegione’ il responsabile supplente della categoria Posta/Logistica del sindacato Transfair, Diego Frieden.

Persi alcuni grandi clienti

E proprio il sindacato ha dato notizia della prossima chiusura dello stabilimento, spiegandone anche i motivi. L’azienda, che in precedenza apparteneva alla Posta con il nome di Swiss Post Solutions, ha infatti riorganizzato le proprie attività legate all’outsourcing dei processi aziendali e ai servizi di gestione dei documenti nelle tre sedi citate. Una strategia poi tuttavia rivista, dopo che è stata comunicata la disdetta dei locali in locazione a Bedano. Interrogata dal sindacato, Sps ha replicato che non intende valutare lo spostamento in un altro stabilimento e quindi il mantenimento dell’attività in Ticino. Come mai? «È stata fatta una valutazione dei costi, che ha portato a questa decisione. In Ticino è stato registrato un calo dell’attività dovuto alla perdita di alcuni grandi clienti». Clienti che hanno rinunciato ai servizi dell’azienda, probabilmente, anche per motivi legati alla digitalizzazione: la Sps si occupa infatti di servizi postali speciali, come ad esempio la gestione della posta di grosse ditte o anche della posta interna a queste.

‘Drastiche conseguenze sui dipendenti’

Occhi puntati dunque sui dipendenti. «Le conseguenze per i dipendenti e le loro famiglie saranno drastiche – osserva Frieden –. Non si tratta di figure professionali molto qualificate, ma altamente specializzate. E le opportunità in Ticino sono già oggi scarse in questo settore. Pertanto, ora lotteremo affinché queste persone abbiano delle soluzioni alternative e delle misure di accompagnamento significative». Il settore, fortunatamente, ha un contratto collettivo di lavoro, che prevede ad esempio dei mesi di disdetta supplementari per chi ha almeno 55 anni di età e 15 di servizio nell’azienda. «Purtroppo sono pochi i dipendenti a rientrare in questa casistica, pertanto le loro disdette dovrebbero essere regolari. Noi intendiamo discutere con l’azienda affinché sia loro concesso qualcosa in più». Si apre ora dunque un lungo periodo di trattative, il cui esito è ancora incerto, in quanto una pianificazione dettagliata riguardo alla chiusura, alle sue tempistiche e alle sue conseguenze non è ancora stata definita.

L’impatto? ‘Uno o due punti di moltiplicatore’

La notizia relativa alla Sps arriva a pochi giorni di distanza da quella sulle difficoltà della Mubea fabbrica molle Sa, dove a rischiare il posto di lavoro è un’ottantina di persone. Anche questa è un’azienda con sede a Bedano. E mentre le trattative tra Ocst e vertici dell’azienda proseguono, abbiamo interpellato il sindaco Dario Fraschina per fare il punto della situazione. «Della Sps non siamo stati informati, l’abbiamo saputo anche noi dal comunicato del sindacato – premette –. Ora vogliamo sentirli, per capire un po’ meglio la situazione. Naturalmente dispiace: è un’altra azienda in difficoltà, che ci lascia, dopo la Mubea pochi giorni fa». In totale, sono un centinaio i posti di meno, all’orizzonte. Vi preoccupa questo? «Le conseguenze sono tutte cose da valutare, ma certamente le entrate fiscali ne risentiranno un po’. È prematuro dire quanto, ma è ipotizzabile un impatto di un punto o due sul moltiplicatore d’imposta».

‘Spazi industriali grandi sempre meno richiesti’

Due notizie così ravvicinate, teme che possano arrivarne altre? «Speriamo di no, le due aziende non sono legate». Bedano è parte di un tessuto industriale più ampio e chiusure o licenziamenti sono stati annunciati negli ultimi anni anche in altri comuni vicini. Sono segnali preoccupanti di una deindustrializzazione? «Viviamo una fase storica con una digitalizzazione che avanza e un processo che non è iniziato oggi e negli ultimi anni ha preso sempre più piede il telelavoro ed è chiaro che gli spazi grandi sono sempre meno richiesti. Abbiamo comunque ancora numerosi posti di lavoro e come noi tutti o quasi i comuni vicini, questa rimane la più importante zona industriale del cantone». Infine, Fraschina non si dice preoccupato sulle possibili conseguenze che questi licenziamenti potrebbero avere su un’eventuale aggregazione con Gravesano e Manno. «Non c’è nulla di concreto per ora. Si stanno facendo delle valutazioni, più che altro a livello personale con i sindaci, ma non è stata presa alcuna decisione politica di avviare uno studio».

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