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Alla Foce la spiaggia si sposta continuamente

Sulla sponda destra c’è stata una sensibile erosione. Per il Cantone è un ‘demanio naturale’

(Ti-press/Pablo Gianinazzi)
21 agosto 2024
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Gli habitué della Foce del Cassarate lo hanno notato subito, con un certo disappunto. La spiaggia sulla riva a destra, quella adiacente al Parco Ciani, forse il tratto più ‘pregiato’, ha subito una sensibile erosione. Le forti piogge primaverili devono aver smosso anche le correnti del Ceresio: fatto sta che la striscia di sassi e ghiaia utile per appoggiare gli asciugamani si è praticamente dimezzata, e sotto il pelo dell'acqua emergono con evidenza elementi prima appena visibili. Dei grossi massi e una fondazione, forse una vecchia parte del muro del parco. Per contro, rimane della consueta lunghezza, o forse superiore, la ‘punta’ della Foce, sia sulla sponda destra che soprattutto sulla sponda sinistra (sul lato del Circolo Velico, per capirsi) dove la spiaggia sembrerebbe più vasta rispetto al recente passato.

Difficile essere precisi, questi terreni sono ‘mobili’ e non siamo a conoscenza di misurazioni ufficiali. Del resto in quest'area i cambiamenti sono all'ordine del giorno, comprese isole che appaiono e poi spariscono, i canali e i ristagni che quest'anno solcano il terreno. Per saperne di più abbiamo Interpellato Laurent Filippini, capo Ufficio corsi d'acqua. La riva è infatti demaniale, proprietà del Cantone.

Un ambiente dinamico

«Bisogna premettere che l'erosione delle rive del Ceresio in generale non è un problema acuto. Le foci sono per natura punti molto dinamici, a contatto tra fiume e lago, quindi le variazioni sono una cosa assolutamente normale. È nella natura delle cose: il materiale trasportato dal fiume assieme all'acqua si deposita una volta da una parte, una volta dall'altra, i banchi si spostano e così via. Nel lago stesso si forma un cono verso la profondità, e pure questo in maniera dinamica, con un alternarsi di accumuli e franamenti subacquei» ci dice il funzionario cantonale.

«Per quanto riguarda la Foce del Cassarate, il Consorzio Valle del Cassarate e la Città di Lugano fanno in maniera che l’area sia curata e in sicurezza e che, ad esempio, la passeggiata a filo d'acqua sulla sponda sinistra del fiume, mi riferisco al percorso sui massi piatti cui si accede dalla scaletta, sotto L’Antica Osteria del Porto, venga mantenuta fruibile. Per la Foce, la manutenzione avviene sulla base di un piano di gestione; la formazione di banchi e di isolotti sono quindi strutture con cui convivere a condizione che non siano da ostacolo al libero deflusso dell'acqua, in funzione della sicurezza contro le piene».

Quindi il Cantone non prevede interventi particolari per la Foce? «È considerato demanio naturale, anche se siamo nella città; il carattere dinamico delle cose è quindi assolutamente normale con una morfologia in divenire. È chiaro che queste variazioni possono avere delle conseguenze sulle costruzioni a riva. Naturalmente se dovessero sorgere problemi, per esempio per la stabilità del muro del parco, toccherebbe al proprietario, in questo caso il Comune, intervenire». Come, detto per inciso, è il caso per il ‘quai’ di Lugano colpito duramente dal maltempo alla fine di marzo. «D'altra parte questa dinamica un po‘ selvaggia è anche il bello di luoghi come questo. Chi vuole una spiaggia perfetta ha a disposizione il Lido» sottolinea sempre Laurent Filippini. Insomma la rinaturazione inaugurata dieci anni fa sembra proseguire ‘di vita propria’ per così dire.

Chi pulisce?

Un problema della Foce, può essere la pulizia, che soprattutto verso fine stagione tende a venir meno... «Credo che la Città qualcosa faccia almeno per sensibilizzare gli utenti, ma naturalmente la buona o mala educazione di chi usufruisce della Foce fa tutta la differenza. Personalmente ciò che mi disturba di più sono i cocci di vetro abbandonati, una cosa che può anche diventare pericolosa».

In tutto ciò per gli amanti del bagno in acque libere c’è una buona notizia: giunti a metà agosto, malgrado la prolungata canicola, non sono apparsi i temuti cianobatteri che guastarono la scorsa stagione balneare sul Ceresio.

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