Il Tribunale federale accoglie il ricorso della magistratura che chiedeva la revisione della sentenza pronunciata in secondo grado
Ha raggiunto l’autorità giudiziaria suprema della Svizzera, il caso del 59enne italiano che in Ticino esercitava come consulente in ambito legale, condannato nel marzo 2023 a 5 anni e 4 mesi perché ritenuto colpevole del reato principale di truffa aggravata per numerose malversazioni di diversa natura. Una recente sentenza del Tribunale federale (Tf) ha infatti accolto il ricorso presentato dal procuratore pubblico Daniele Galliano che ha impugnato la decisione della Corte di appello e revisione penale (Carp). In particolare, tale sentenza si concentra sull’attività illegale dell’uomo che indicava cifre d’affari fittizie per ottenere crediti Covid (quasi mezzo milione di franchi) per conto di determinate società. Il pp, in estrema sintesi, chiedeva che la decisione della Carp venisse annullata e che l’uomo venga nuovamente condannato per le accuse di tentata truffa e falsità in documenti ai crediti Covid, per le quali, in seconda istanza, era stato invece prosciolto. Di conseguenza, la causa è rinviata alla Carp affinché si esprima nuovamente sulla pena.
L’atto d’accusa, a suo tempo stilato dalla procuratrice pubblica Francesca Piffaretti-Lanz, era corposo e conteneva in totale 54 capi d’imputazione. Diverse e complesse le attività illecite svolte dall’uomo. Alcune legate alla compravendita di automobili di lusso, altre ai crediti Covid e infine una serie di raggiri a varie assicurazioni. La difesa, rappresentata dall’avvocato Marco Frigerio, si era espressa contestando la maggior parte delle accuse e delle aggravanti avanzate dalla procura nei confronti dell’imputato, accettando di fatto soltanto 6 dei 54 capi d’accusa. In primo grado, ad aprile del 2022, il 59enne era stato condannato a 4 anni di carcere ed espulso dalla Svizzera per sette dal giudice Amos Pagnamenta. Durante quel processo, protagonista insieme a lui fu anche Babbo Natale. Sì, perché l’imputato, in aula, aveva affermato: «Durante il periodo in carcere alla Farera ho scritto a Babbo Natale, come faccio ogni anno, chiedendogli di portare un po’ di lucidità alla procuratrice che si stava occupando del mio caso». La missiva, evidentemente, al posto che finire in Lapponia, era poi stata fatta recapitare a Piffaretti-Lanz. «La lettera – aveva commentato la pp – può anche far sorridere, ma mostra bene l’atteggiamento aggressivo e ostile tenuto dall’imputato durante tutta l’indagine».
E come il suo amico Babbo Natale, anche l’uomo è al fresco. Se dovrà rimanerci più a lungo, lo deciderà la Carp a cui è stato recapitato uno spiacevole regalo.