Il riconoscimento è stato proposto dal Municipio che ha dedicato al compianto magistrato e politico la Festa nazionale, svoltasi a Fescoggia.
È stata accolta all’unanimità la proposta di rendere Dick Marty cittadino onorario del Municipio Alto Malcantone. Il messaggio sarà sottoposto al Consiglio comunale nella prossima seduta, quando il legislativo sarà chiamato ad approvare anche la delibera relativa alla posa di una panchina con una targa dedicata, in zona Monte Torri sopra Fescoggia, che è tra i luoghi più amati dall’ex procuratore pubblico, ex consigliere di Stato ed ex consigliere agli Stati, già deputato del Consiglio d’Europa, scomparso lo scorso 28 dicembre a 78 anni. Di più: l’Esecutivo ha dedicato il Natale della Patria alla commemorazione del personaggio di rilievo nel villaggio malcantonese, dove era residente con la sua famiglia da tanti anni.
L’avvocato ed ex procuratore pubblico Paolo Bernasconi, che ha collaborato per decenni con Marty, è stato invitato quale oratore dal Municipio di Alto Malcantone a tenere il discorso per la Festa nazionale, l’ha definita così: “Edizione straordinaria per il 1° Agosto a Fescoggia: assieme alla bandella, duecento famiglie festanti, tavole imbandite, una piazzetta ticinesissima”. Un Natale della Patria decisamente originale dedicato a un cittadino particolarmente meritevole. L’avvocato Bernasconi ne ha parlato come una festa del coraggio, perché Dick Marty è stato proprio “un politico coraggioso: sembrerebbe una contraddizione, perché spesso la cittadinanza si chiede se un politico possa essere anche coraggioso. Un buon criterio è quello di verificare per quale motivo una persona si è messa al servizio della comunità e dello Stato. Ci sono persone che scelgono i partiti politici ‘ascensore’: per chi non ha mai lavorato e ha studiato poco, basta mettersi in qualche partito politico che funziona da ascensore”.
“Non è stato così per Dick Marty”, sostiene l’avvocato Bernasconi, ricordando un episodio eloquente: “Gli telefonai, quando ero già procuratore pubblico a Lugano, avvisandolo che si cercava un procuratore pubblico per Bellinzona. Mi chiese cosa avrebbe dovuto fare: gli risposi ci vuole coraggio. Io a Lugano e Chiasso devo lavorare sul rovescio della medaglia di una piazza finanziaria vero piuttosto corrotta, tanto da sembrare il Far West. Tu dovrai fare lo stesso per Bellinzona, centrale della partitocrazia. Marty mi rispose testuale: allora vengo senz’altro”. Bernasconi ha sottolineato che “ci vuole coraggio anche per entrare a far parte del Consiglio di Stato: la legge sopra di tutto, lealtà assoluta, al di sopra degli interessi personali al di sopra degli interessi del partito politico”. Marty ha dimostrato di essere un uomo coraggioso anche da politico. Come si ricorderà venne eletto in Consiglio di Stato nel 1989, condusse i dipartimenti delle Finanze e delle pubbliche costruzioni, e presiedette il governo cantonale nel 1992. In seguito, venne eletto al Consiglio degli Stati, dove prese parte a diverse importanti commissioni, giocando un ruolo fondamentale nelle deliberazioni sulla nuova Costituzione federale svizzera.
Ma “il coraggio si paga”, ha evidenziato Bernasconi, perché Marty “non ha mai appartenuto alle lobby delle banche, delle armi, delle casse malati. Semmai rappresentava la lobby dei vulnerabili. Quindi il coraggio significava isolamento”. Un altro capitolo del suo impegno pubblico, l’ex senatore lo svolse a Strasburgo: “Finalmente libero di condurre le sue battaglie”. Dal 1998 al 2011 Marty ricoprì infatti anche la posizione di deputato all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Venne incaricato nel 2005 di condurre l’indagine sui presunti trasferimenti segreti di prigionieri e sui centri di detenzione della Cia in Europa. Tra il 2006 e il 2007 presentò due relazioni in merito descrivendo come provata l’esistenza di prigioni segrete della Cia in Polonia e Romania e accusando diversi Paesi europei di aver chiuso un occhio sulle attività illegali degli Stati Uniti. Finì pure sotto scorta, per le minacce subite in seguito al rapporto che pubblicò nel dicembre 2010, che denunciava presunti crimini di guerra delle milizie kosovare nella guerra d’indipendenza contro la Serbia. Il documento conteneva accuse rispetto a trattamenti inumani di persone e uccisioni di prigionieri a scopo di espianto e traffico illecito di organi in Kosovo e servì da base per l’accusa nel 2020 al Tribunale speciale dell’Aia nei confronti di Hashim Thaçi, primo ministro ed ex leader politico dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck). Un periodo complicato raccontato dall’ex magistrato nel libro ‘Verità irriverenti’.
Coraggioso, per l’avvocato Bernasconi, è quindi stato anche il Municipio di Alto Malcantone che “indica come modello una persona controcorrente che risponde soltanto alla sua coscienza, invece che un milionario vorace o un futile influencer”.