laR+ Lugano

‘Il galoppante disagio della società’ in una rissa

Alle Assise criminali di Lugano chiesti fino a 5 anni e 6 mesi di pena a seguito di una rissa in centro tra tre giovani. La sentenza è prevista domani.

Un momento di ‘pura follia’ in zona pensilina
(Ti-Press)
11 luglio 2024
|

Doveva essere una serata in compagnia di amici come tante altre in centro a Lugano. Ma dopo litri di birra, superalcolici e qualche spinello, quel 20 ottobre 2023 degenera nell’ennesima rissa tra giovani nei pressi della Pensilina, all’incrocio tra via Peri e corso Pestalozzi. Un alterco che ha portato alle Assise criminali di Lugano i principali protagonisti dei fatti. Di fronte al presidente della Corte Amos Pagnamenta sono comparsi un 19enne italiano domiciliato a Lugano, un 20enne e un 25enne marocchini soggiornanti al Centro federale d’asilo di Chiasso. Gravi le accuse: tentato omicidio intenzionale, aggressione, rissa. Il secondo e il terzo imputato sono accusati anche di ripetuto furto.

Il tentato furto e poi la violenza

Da quanto emerso in aula, la serata del 19enne era iniziata con un gruppo di amici alle scuole medie di Besso, dove hanno iniziato a bere e fumare in vista di passare la notte in un locale notturno in centro. Attorno alle 23.40 il fattaccio: gli altri due imputati hanno tentato di rubare una collanina a un amico dell’imputato più giovane. A quel punto è iniziato l’alterco con calci in faccia subiti dal 25enne e sferrati dagli altri due. A sua volta, prima di fuggire e venir acciuffato dal gruppo di amici del luganese – e nuovamente picchiato con calci al volto –, il 25enne avrebbe risposto con dei colpi sferrati con un oggetto contundente, forse un coltello, ai danni del 19enne. Quest’ultimo, durante l’interrogatorio ha ammesso i fatti, senza però ritenere così grave i calci al volto inflitti al 25enne: «Non ho tentato di uccidere nessuno, volevo solo difendermi. Temevo che una volta rialzatosi potesse andare a prendere la lama con la quale mi aveva precedentemente ferito all’orecchio». Al giudice ha aggiunto che «non ho mirato al volto, non ho pensato in quel momento ero pieno di adrenalina».

‘Non ricordo più nulla’

I due richiedenti l’asilo hanno invece dichiarato di non ricordare nulla di quella rissa a causa dell’enorme quantità di benzodiazepine e alcol assunti nelle ore precedenti. Stando al 20enne, i due prima di mettersi in viaggio hanno rubato una giacca da una Porsche lasciata aperta in via Motta a Chiasso, poi sono andati a Como a comprare delle pastiglie per sballarsi e infine hanno preso il treno in direzione nord: «Arrivati a Lugano abbiamo comprato del whisky e della vodka e siamo andati a bere in un parco. Da quel momento non ricordo più nulla». Riguardo ai calci in faccia che ha inflitto anche lui al suo ‘amico’ durante la prima fase dell’alterco, ha dichiarato che «è stata colpa dell’alcol». Il 25enne, da parte sua, è accusato di tentato omicidio intenzionale per l’apparente coltellata. Anche lui ha affermato di non ricordare nulla. Per quanto riguarda la lama ha affermato che «di solito non porto oggetti contundenti con me».

‘Sette minuti di pura follia’

Il procuratore pubblico Roberto Ruggeri durante la requisitoria ha definito quanto successo «un episodio folle. Sette minuti dove due giovani hanno rischiato di perdere la vita. Quanto avvenuto è la dimostrazione del galoppante disagio di una fetta della società non curante delle potenziali conseguenze. Tutti e tre hanno agito in maniera estremamente grave mostrando spregio per la vita altrui e annebbiati dalle sostanze assunte. È stato un concentrato di ignoranza e futilità che lascia impietriti». Il 25enne tra i tre è quello che ha subito i maggiori danni fisici: «È stato oggetto di due tentati omicidi a causa dei colpi subiti alla testa. Non è mai stato in pericolo di vita, ma la modalità e i gesti violenti erano idonei a causare lesioni letali». Non a caso «è stato trasportato urgentemente in ospedale». A suo carico però grava la presunta aggressione con l’oggetto contundente: «Come ha affermato il medico legale la lesione all’orecchio è stata potenzialmente letale». Nei suoi confronti ha chiesto una pena di 5 anni di detenzione.

Per il 20enne il pp ha chiesto una pena di 4 anni e 6 mesi, un trattamento ambulatoriale obbligatorio a causa dei suoi disturbi psichici. Per entrambi Ruggeri propone un’espulsione di 8 anni dalla Svizzera. Per quanto riguarda il più giovane dei tre imputati il pp ha chiesto una pena di 5 anni e 6 mesi: «La tragedia si è evitata solo con una dose di fortuna. Quella del 19enne è stata una vera caccia all’uomo cercando di soddisfare i suoi sentimenti di dominio e di vendetta. Ha rincorso il 25enne per poi colpirlo vigliaccamente mentre altri già lo stavano attaccando e fino anche darsela a gambe per continuare la sua serata in discoteca».

‘Non c’è la prova del coltello’

«Dalle telecamere non risulta accertata la presenza del coltello – ha detto Davide Ceroni, difensore del 25enne –. I testimoni hanno sentito urlare “coltello coltello”, ma nessuno lo ha effettivamente visto. Anche la polizia ha dichiarato che non c’è una prova della presenza dell’oggetto così come il medico legale che ha affermato che ‘non è chiaro se in quel momento stesse impugnando qualcosa’». Pertanto l’avvocato ha chiesto l’immediata scarcerazione, chiedendo anche 7mila franchi di torto morale.

‘In dubio pro reo non è omicidio intenzionale’

Chiara Foletta, avvocata del 20enne, ne ha ripercorso la difficile vita, fatta di espedienti e nomadismo, culminata nell’arrivo in Svizzera pochi giorni prima dell’episodio. «Quella sera non è stato possibile interrogarlo a causa del suo stato comatoso causato dalle sostanze. Infatti anche lui quella notte è finito in ospedale a causa di uno svenimento in cella». «Sulle sue scarpe non è stato rinvenuto il Dna del 25enne. I colpi apparentemente sferrati non sono un motivo di tentato omicidio, infatti dopo la prima fase della colluttazione il 25enne si è alzato in piedi e ha iniziato a correre». La legale ha quindi chiesto il declassamento in lesioni gravi e una pena inferiore ai due anni.

‘Voleva difendere l’amico’

Infine, l’arringa di Stefano Pizzola in rappresentanza del 19enne: «Il mio difeso si stava facendo gli affari suoi con i suoi amici fino a quando sono stati avvicinati da due balordi. Lui voleva solo difendere il suo amico che era stato avvinghiato dal 20enne. La situazione era confusa, avevano bevuto e fumato e pareva che gli avessero rubato anche il cellulare». Secondo l’avvocato lo scontro anche se diviso in diverse fasi, va considerato un singolo episodio pertanto «il reato di aggressione va assorbito nel reato più grave», ossia lesioni gravi. Pertanto, l’avvocato ha richiesto una pena massima di 2 anni e mezzo sospesi o sostituita con una terapia ambulatoriale. La sentenza è prevista per domani.

Leggi anche: