Il milite, in libera uscita, era presente un mese fa a Campione d’Italia in quella che pare essere stata un’aggressione punitiva ai danni di due ticinesi
C’era anche un carabiniere la notte fra il 27 e 28 aprile quando, in un bar di piazza Roma a Campione d’Italia, due esagitati hanno innescato quello che, pare ormai assodato, sia stato un vero e proprio pestaggio. Il milite, che si trovava in libera uscita, è ora sotto inchiesta, tanto da essere stato allontanato dal comando dell’enclave in attesa di ulteriori accertamenti. Secondo alcune indiscrezioni raccolte dal nostro giornale, la testimonianza dell’esponente della Benemerita non coinciderebbe con quanto appurato dai colleghi anche tramite alcuni video (uno dei quali pubblicato su ‘laRegione online’).
Una brutta vicenda quella avvenuta circa un mese fa e conclusasi con il ferimento di due ticinesi, sui trent'anni (uno dei due è un ex buttafuori), residenti fra Lugano e Agno, costretti alle cure del Pronto soccorso per una serie di lesioni da taglio riscontrate rispettivamente sul collo e all'altezza dell'addome. Alticci e alquanto ‘alterati’ i due erano entrati in uno degli esercizi pubblici che si affacciano sul lungolago campionese, inveendo con alcuni avventori, fra cui il carabiniere, disturbati dal comportamento sopra le righe dei due che nel frattempo avevano distrutto sedie e vandalizzato molto altro.
Da lì era scattata quella che può essere considerata un’aggressione punitiva da parte di un gruppo di persone ai danni dei due ticinesi tanto da parlare, in paese, di un’ingiustificata volontà di ‘farsi giustizia da sé’. Raccolte alcune dichiarazioni e valutati i filmati girati la stessa notte, ne sono, infatti, sfociate pesanti accuse contro quelli che hanno voluto vestire, illegalmente, i panni dei ‘vendicatori’, fra cui un pregiudicato per un omicidio avvenuto a Chiasso.
Diversi, quindi, i capi di imputazione che figurano nel procedimento e presenti nel Codice penale italiano: dall'articolo 605 sul sequestro di persona, ai 588 per rissa e 582 per lesioni gravissime, in concorso. Accuse procedibili peraltro d’ufficio, anche nell'eventualità che i due svizzeri decidano di non fare denuncia.
Certo è che quella sera qualcosa non è andato come avrebbe dovuto, tanto che sono in corso accertamenti anche sulle attività commerciali interessate dalla vicenda.