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Oltre 18 anni di detenzione complessivi ai tre trafficanti

Inflitte pesanti pene da scontare agli imputati, che sono stati riconosciuti colpevoli di aver trasportato e spacciato diversi chili di cocaina ed eroina

Per loro le porte della prigione rimarranno chiuse per molto tempo
(Ti-Press)
16 maggio 2024
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I ruoli dei tre componenti all’interno dell’organizzazione criminale erano diversificati, ben aggregati e funzionavano in sinergia, secondo la giudice Francesca Verda Chiocchetti. Pertanto i tre uomini, processati mercoledì, sono stati riconosciuti colpevoli di aver partecipato, in diversa misura, a un traffico di ingenti quantità di cocaina ed eroina e sono stati condannati dalla Corte delle Assise criminali di Lugano a pesanti pene detentive, interamente da scontare. La sanzione più pesante è toccata al corriere, cittadino croato di 54 anni residente all’estero, che, per aver trasportato almeno 7 chili di coca e 4,5 chili di eroina, dovrà scontare 8 anni e 6 mesi di carcere, per poi essere espulso dalla Svizzera per un periodo di 15 anni.

Più lievi, seppur comunque ingenti, le pene inflitte agli altri due imputati: nei confronti del cittadino serbo 35enne, condannato per aver funto da tramite con i vertici dell’organizzazione criminale, si prospettano 7 anni di detenzione; infine, per il 42enne bosniaco, spacciatore e tossicodipendente, la pena è di 3 anni e 3 mesi. Per questi ultimi, però, non è stata prospettata l’espulsione. Questo, di fatto, per entrambi costituisce il secondo caso di rigore che hanno ottenuto nella loro ‘carriera’ criminale. Le pene rispecchiano grossomodo quelle richieste dall’accusa, nell’ambito della requisitoria, anche se la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo aveva proposto che venissero espulsi tutti.

Una rete di distribuzione internazionale

Tutti e tre gli imputati hanno agito come parte di una vasta rete criminale – ai cui vertici vi sono principalmente cittadini serbi –, attiva in diverse nazioni europee, e che la pp aveva definito come «una società di servizi in grado di garantire un vasto approvvigionamento di stupefacenti sul nostro territorio». Il 54enne aveva infatti trasportato la droga e i soldi provenienti dalla sua vendita, tra i Paesi Bassi, la Germania, la Svizzera interna e il Ticino, utilizzando una macchina che aveva fatto appositamente modificare con l’inserimento di un comparto segreto. L’agire dell’uomo, patrocinato dall’avvocata Chiara Donati, è stato definito dalla giudice particolarmente «deprecabile, non solo per il quantitativo, ma anche perché non era mosso dal bisogno di consumare, ma solo dalla volontà di arricchirsi». Le difese avevano contestato il fatto che i tre avessero agito in banda, affermando che avessero solamente eseguito gli ordini. La Corte ha deciso però di mantenere questa aggravante, considerato il loro agire e la loro organizzazione.

Concessi due casi di rigore

Come detto, due dei tre imputati non saranno espulsi, malgrado questa non fosse la prima volta in cui si sono ritrovati in tribunale per reati legati alla droga. Nelle loro sentenze infatti, sono inclusi dei mesi di detenzione sospesi con la condizionale, riguardanti condanne precedenti, nelle quali era già stato concesso a entrambi il caso di rigore, risparmiando loro l’espulsione. Durante il dibattimento, il 35enne aveva fatto riferimento a presunte minacce di morte da parte dell’organizzazione, e anche la sua patrocinatrice Carolina Lamorgese aveva dichiarato che rimandarlo in Serbia avrebbe costituito per lui «una condanna a morte». La Corte però non ha trovato riscontro rispetto a queste minacce, e ha concesso il caso di rigore unicamente perché l’imputato ha una figlia di nove anni, nata e cresciuta a Lugano. Alla fine del dibattimento, non appena appreso che non sarebbe stato espulso, l’uomo ha accettato di buon grado la sentenza, chiedendo alla sua avvocata di non ricorrere in appello.

Anche il 45enne, tossicodipendente di lunga data, che è cresciuto a Lugano, non dovrà lasciare la Svizzera. In suo favore hanno giocato il quantitativo trafficato, inferiore rispetto agli altri due componenti della banda, e il fatto che l’uomo abbia agito per mantenere e finanziare la propria dipendenza. Il suo avvocato, Giovanni Augugliaro, non si è però espresso in merito a un potenziale ricorso in appello.

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