Al 28enne del Luganese è stata ordinata una cura ambulatoriale, in sostituzione di una pena detentiva di 12 mesi interamente da scontare
Anni trascorsi a commettere piccoli reati, alimentati da una grande e precoce dipendenza dagli stupefacenti, specialmente cocaina, sono culminati nel processo svoltosi quest’oggi alla Corte delle Assise correzionali di Lugano. L’imputato, un 28enne svizzero, è stato condannato a 12 mesi di reclusione da scontare, sospesi in sostituzione di un trattamento ambulatoriale per curare la summenzionata tossicodipendenza. Diverse le accuse – riassunte in ben tre atti d’accusa – a carico del giovane, la principale riguardante quattro furti commessi tra l’aprile e l’ottobre del 2022 e per un valore complessivo denunciato di oltre 60mila franchi, per una parte dei quali l’imputato è stato però parzialmente prosciolto. Sostanzialmente, il presidente della Corte Mauro Ermani gli ha riconosciuto solo le imputazioni per le quali il giovane è reo confesso. La pena in ogni caso corrisponde a quanto chiesto dalla procuratrice pubblica Chiara Buzzi, meno la revoca della sospensione delle precedenti pene, delle quali il periodo di prova è stato esteso di un anno, anche se la pp aveva chiesto che la misura sostitutiva venisse svolta in una comunità.
Il 28enne era accusato di essersi approfittato, una sera di giugno del 2022, di una persone che si trovava sostanzialmente priva di sensi nella sua auto per via dell’abuso di alcol, sottraendogli degli occhiali da sole, uno smartphone e un Rolex. Il giovane però, ha ammesso unicamente di essersi appropriato degli occhiali. Alcune testimonianze riportano che in effetti la vittima avesse fatto sfoggio del proprio orologio di fronte a dei ragazzi al Casinò di Lugano, e le stesse immagini di sorveglianza mostrano come attorno alla vettura vi fossero svariate persone oltre all’imputato. La Corte ha quindi concordato con l’avvocata della difesa Sofia Padlina, riconoscendo che non ci fossero gli estremi per ritenerlo colpevole.
Un’altra imputazione contestata, è stata quella del furto ai danni della madre dell’ex ragazza del giovane (costituitasi accusatrice privata), che si sarebbe vista sottrarre oggetti di bigiotteria per un valore, da lei dichiarato, di oltre 40mila franchi. L’imputato ha dichiarato che gli oggetti, alcuni dei quali sono stati effettivamente ritrovati nel suo appartamento, fossero dei regali da parte della sua ex. Della scomparsa degli altri il giovane sarebbe stato accusato (secondo la difesa), solo come ripicca per una storia finita male. Anche in questo caso, malgrado la giustificazione traballante, il giudice ha prosciolto l’imputato in virtù del principio in dubio pro reo.