Luganese

Condannato ma non espulso il ‘mediatore’ dei migranti

Inflitti dieci mesi sospesi con la condizionale a un 42enne che ha riciclato soldi, agevolando il transito e il soggiorno di clandestini

Alcuni migranti riescono a passare il confine, altri vengono fermati
(Ti-Press/Archivio)
28 marzo 2024
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Se l’è cavata con una condanna, a dieci mesi sospesi con la condizionale, ma soprattutto ha evitato l’espulsione dalla Svizzera il 42enne curdo (di nazionalità irachena) comparso in aula penale oggi. L’uomo, residente a Winterthur, ha chiesto di poter restare con la sua famiglia (una moglie e tre figli), sollecitando il perdono per aver incassato e riciclato parecchio denaro, almeno circa 90’000 franchi, in due anni, quale mediatore tra passatori e un’organizzazione criminale attiva nel trasporto di migranti lungo la tratta Italia, Svizzera e Germania. L’imputato ha inoltre riconosciuto di aver ingannato l’Ufficio del sostegno sociale di Winterthur, che, in due anni, gli ha versato 158’000 franchi (per prestazioni assistenziali ordinarie, affitto, cassa malati spese dentarie e corsi di lingua tedesca), omettendo di dichiarare le proprie entrate finanziarie frutto dell’attività illegale. Un’attività illegale che si è tradotta nell’agevolazione del transito, della partenza o del soggiorno di almeno 18 clandestini, in nove occasioni.

Ruolo rilevante nell’organizzazione criminale

Come è emerso dal processo odierno celebrato di fronte alla Corte delle Assise Correzionali di Lugano, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, il 42enne aveva un ruolo di un certo rilievo nel sistema chiamato “Hawala”, che era utilizzato per evitare di lasciare tracce della provenienza e della destinazione del denaro dell’organizzazione che lucrava sui migranti. Grazie alla sua collaborazione, riconosciuta anche dalla procuratrice pubblica Chiara Buzzi, gli inquirenti sono riusciti a ricostruire le modalità operative dell’associazione, della quale faceva parte anche il 40enne condannato a tre anni e mezzo di carcere e a otto anni di espulsione dalla Svizzera per usura aggravata e incitazione all’entrata, alla partenza o al soggiorno illegale, aggravata, nel processo che si è tenuto lo scorso 22 marzo. In almeno due occasioni, l’imputato ha inoltre trasportato personalmente oltre Gottardo quattro migranti. Negli altri casi, si è invece occupato dell'organizzazione del viaggio di persone non identificate e del pagamento dei passatori.

Dovrà risarcire le casse pubbliche

L’uomo ha trascorso dietro le sbarre poco meno di quattro mesi, in regime di carcerazione preventiva, dal gennaio al maggio 2023. Uscito di prigione, ha trovato un lavoro a tempo pieno nella città dove risiede con la famiglia che è in possesso del permesso F, dopo aver lasciato il Kurdistan iracheno ed essere arrivata in Svizzera nel 2019. Un permesso F, che Segreteria di Stato della migrazione (Sem) ha rilasciato a lui e alla sua famiglia per ragioni umanitarie, come ha messo in evidenza l’avvocata Benedetta Noli, che, nell’arringa, ha invocato il caso di rigore. Il giudice, nella breve motivazione della sentenza, ha ritenuto idonea la pena di dieci mesi sospesi con la condizionale e ha riconosciuto il caso di rigore nei confronti del 42enne, che per i reati commessi avrebbe dovuto essere espulso dal Paese, come chiesto dalla procuratrice. Tuttavia, Pagnamenta ha apprezzato i passi compiuti dall’uomo per integrarsi in Svizzera e ha fatto prevalere l’interesse pubblico, che, in questo caso, consiste nel risarcimento del maltolto che l’imputato sarà chiamato a versare all’assistenza di Winterthur.

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