Si allunga il percorso giudiziario per stabilire le eventuali responsabilità di 16 imputati. Comune e Casa da gioco si costituiranno parti civili
È sempre più contorto il percorso giudiziario per accertare eventuali responsabilità da parte di amministratori pubblici, funzionari comunali, componenti del Cda e amministratori delegati del Casinò, nelle difficoltà in cui la casa da gioco si è venuta a trovare, tanto da rimanere chiusa per quasi cinque anni, dall’estate 2018, e riaperta dopo l’ammissione al concordato preventivo, che ha comportato l’accusa di bancarotta nei confronti di 16 imputati. Accusa formulata dal pubblico ministero Antonia Pavan che, nell’udienza preliminare andata avanti per tutta la giornata, ha rinnovato la richiesta di rinvio a giudizio. Uno dei sedici imputati, la cui posizione è marginale, ha chiesto di essere ammesso al rito abbreviato, per uscire dal processo con i minor danni possibile.
La giudice dell’udienza preliminare Cristiana Caruso ha dichiarato la nullità, per motivi formali, della conclusione dell’indagine, così come eccepito da sette imputati, fra cui gli ex sindaci Marita Piccaluga e Roberto Salmoiraghi, per cui ha rimandato tutti gli atti al pubblico ministero, che dovrà riformulare l’accusa. Per gli altri imputati, l’udienza preliminare è stata aggiornata al 10 luglio, giorno in cui sarà definita la richiesta di rito abbreviato. Sia il Comune di Campione che la Casinò Campione d’Italia hanno anticipato che si costituiranno parti civili. La società di gestione della casa da gioco ha fatto sapere che chiederà che sia dichiarata la responsabilità civile sia del Comune che della Banca di Sondrio i cui vertici figurano fra i sedici imputati.