Luganese

Rive private, il peggiore in Svizzera è il Ceresio

La politica vorrebbe ma, per vari motivi, fatica: il lago di Lugano è in fondo alla classifica nazionale anche nell'accessibilità pubblica all'acqua

La foce del Cassarate, dove la riva è accessibile
(Ti-Press)
27 febbraio 2024
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Che il lago di Lugano fosse messo male dal punto di vista dell’accessibilità pubblica delle sue rive non rappresenta una grossa scoperta. Ora, però, a certificarlo, cifre alla mano, sono i nuovi dati cartografati su mandato della rivista di architettura Hochparterre di cui ha riferito la Neue Zürcher Zeitung (Nzz). I nuovi dati mostrano che il Ceresio è, tra i laghi svizzeri, quello le cui rive sono maggiormente in mano ai privati (il 48,5%), al penultimo posto figura il lago di Zurigo (46,0%), poi il Lemano (43,0%). Fra i 14 specchi d'acqua presi in esame quello di Neuchâtel (16,1%) è invece fra i meno privatizzati.

Alcune spiegazioni legate alla storia

Per quali ragioni il Ceresio è anche in fondo alla classifica, tra i laghi presi in esame, con la minore accessibilità pubblica delle proprie rive (il 34,7%)? Ci sono motivi storici, legati all’acquisto di proprietà da parte di privati, risalenti all’Ottocento, quando cominciarono a costruire residenze a lago inserite in ampi giardini e parchi. Come si legge nella scheda di Piano direttore cantonale P7, in seguito, “sotto la pressione di interessi contrapposti, le aree a lago degli agglomerati urbani, che nei progetti ottocenteschi erano state pensate quali spazi urbani pubblici, vengono frazionate e trasformate in parcelle private edificabili”. La situazione peggiora nel secolo scorso, “con la comparsa dell’automobile e il consolidamento della rete viaria, unitamente alla forte crescita urbana, che trasformano le città alterando la fruibilità e l’immagine dei lungolaghi e delle rive lacustri, segnate perlopiù da un aumento, spesso poco sensibile al paesaggio, del tessuto edilizio e, più in generale, da una marcata pressione antropica”.

Morfologia ‘penalizzante’

Ci sono però anche altre spiegazioni, osserva il sindaco di Lugano Michele Foletti: «La morfologia del Ceresio è differente e penalizzante, rispetto alla maggior parte dei laghi svizzeri, con una buona parte del territorio caratterizzato da montagne a strapiombo sullo specchio d’acqua, strade e ferrovia che transitano di fianco al lago. Non disponiamo di grandi spiagge che sono state cedute ai privati». Sì, però, a Magliaso è stata fatta un’operazione politica pregevole, con il sentiero pubblico che costeggia la riva... «A livello cantonale c’è un programma di recupero pubblico delle rive, ma non è così facile come si potrebbe immaginare. Si cerca di farlo dove è possibile». Una grande parte delle rive sono private da diverse decenni. Non solo. «È costruito in maniera differente rispetto alle condizioni morfologiche di altri laghi svizzeri, dove l’accesso alla riva è più pianeggiante e confortevole», aggiunge il sindaco.

Villa Favorita? ‘Troppo complicato’

Foletti ricorda quando era deputato in Gran Consiglio e correlatore (con Nicola Brivio) del rapporto della commissione della Gestione sul messaggio governativo, una dozzina di anni fa, per il contributo cantonale all’acquisto di Villa Patria a Brusino Arsizio, che «ebbe il coraggio di promuovere un importante progetto di recupero delle rive del lago come quello qui presentato e l’auspicio conclusivo della scrivente commissione è quello che il sostegno dimostrato dal Cantone in questo ambito spinga altri Comuni rivieraschi a promuovere operazioni analoghe. Quando ci sono le possibilità, ritengo che l’ente pubblico debba darsi da fare. Non sempre l’operazione è fattibile, ma diventa un percorso a ostacoli». Come nel caso di Villa Favorita. «Per Villa Favorita è ancora più complicato per via di una serie di vincoli federali di tutela del bene culturale che ‘pesano’ di più dell’accessibilità della riva. Bisogna comunque sempre fare una ponderazione degli interessi e tra costi e benefici».

Una ‘grande densità di approdi per i battelli’

Qual è l’altro ostacolo che impedisce di incrementare gli accessi pubblici alle rive del Ceresio? «In territorio di Lugano, c’è un altro problema legato al divieto di mettere i piedi in acqua alla distanza inferiore ai 150 metri da un debarcadero e dalla rotta di un battello della navigazione – sostiene il sindaco –. A Lugano vi è una grande densità di approdi per i battelli, quindi bisogna chiedersi se vale la pena rendere pubblica una riva dove non si può entrare nel lago. La volontà mia e del Municipio c’è ma non è facile trovare soluzioni praticabili». Il tema è molto dibattuto in Svizzera, in particolare nell'ultimo decennio. Domenica prossima, i cittadini residenti nel canton Zurigo sono chiamati alle urne per decidere in merito a un’iniziativa che chiede la creazione di un sentiero rivierasco che colleghi le zone a lago già oggi fruibili dalla popolazione.

Maggiore sensibilità, ma poca concretezza

Quello della fruibilità delle rive è un argomento sul quale c’è sicuramente maggiore sensibilità nella popolazione e nelle autorità politiche, rispetto a 17 anni fa, quando l’ex deputato socialista in Gran Consiglio Bill Arigoni, scomparso nel febbraio 2010, presentò la sua mozione. Una mozione che, in sostanza, chiedeva l’allestimento di un piano d’intervento per il recupero delle rive entro dieci anni. Venne votata dal parlamento cantonale nel marzo 2002. Poi è successo poco, a parte qualche apertura. Peraltro, non era una richiesta così impertinente. Chiedeva al Cantone “solo” di applicare il principio stabilito dalla Legge federale sulla pianificazione del territorio.

Compiti attribuiti ai Comuni

In seguito, però, nel 2011 la Legge sullo sviluppo territoriale ha conferito ai Comuni i compiti principali di pianificazione territoriale. Ciò si è tradotto anche nella rinuncia a un Piano cantonale dei laghi e delle rive lacustri, alla cui elaborazione il Cantone stava pensando. Tuttavia, nel 2022 il Consiglio di Stato ha adottato la Pianificazione strategica della rivitalizzazione delle rive lacustri. Uno strumento che individua i tratti di riva in stato di degrado e definisce gli interventi edili che mirano a eliminare o mitigare i deficit dello stato ecomorfologico (che indica lo stato di ‘salute’, quindi la qualità e la funzionalità degli habitat), ripristinando le funzioni naturali e il valore paesaggistico del litorale.

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