Luganese

L’accusa: ‘Ha percosso la moglie col cellulare’

Chiesti dieci mesi sospesi in favore della condizionale per un 67enne che avrebbe minacciato, aggredito e diffamato la propria coniuge

Palazzo di giustizia
(Ti-Press)
14 febbraio 2024
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Dieci mesi sospesi condizionalmente per due anni. È questa la richiesta di pena formulata dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier, nei confronti del 67enne comparso oggi dinnanzi alla Corte delle Assise correzionali di Lugano, la cui lista di imputazioni rispecchia la lunghezza del procedimento: dieci anche i capi di imputazione contenuti nell’atto d’accusa.

Lesioni semplici, minaccia qualificata e ripetuta, coazione ripetuta anche mediante stalking; danneggiamento ripetuto; trascuratezza degli obblighi di mantenimento (ripetuta); violazione del dovere d’assistenza o educazione (ripetuto); ingiuria ripetuta; diffamazione ripetuta e disobbedienza a decisioni dell’autorità. L’uomo, un cittadino italiano domiciliato nel Luganese – che in aula ha approfittato di tutta la fase interrogatoria per fornire la sua versione dei fatti – tra il 2018 e il 2022 avrebbe schiaffeggiato, percosso con un cellulare sulla mano, minacciato, diffamato la moglie. Ma la sua ira funesta avrebbe coinvolto anche un amico della coniuge, che avrebbe minacciato in più occasioni; e i suoi due figli, che oltre ad assistere ai litigi ben manifesti dei genitori, non avrebbero ricevuto gli alimenti per un totale di quasi 60mila franchi di arretrati.

Per la procuratrice pubblica l’uomo, «oggi come allora, si comporta come fosse l’unico depositario della verità, e non perde l’occasione di denigrare chi non la pensa come lui». Un comportamento, ha aggiunto l’avvocato Alan Gianinazzi, patrocinatore della moglie, «di stampo narcisistico e che vede solo le proprie rivendicazioni dimenticando completamente gli altri. Il peggio è che pensa sempre di essere nel giusto. È un comportamento dove non c’è traccia di pentimento». La difesa, rappresentata dall’avvocata Laura Rigato, ne ha chiesto invece l’assoluzione da ciascuna delle dieci imputazioni. Rigato, non ha ritenuto che ci fossero i presupposti per nessuna delle accuse imputate al suo assistito.

La sentenza è prevista per lunedì 19 febbraio alle 9.30 e verrà pronunciata dal presidente della Corte, il giudice Siro Quadri.