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L’ex casa del landamano Quadri in cerca di... restauratore

Botta e risposta fra Comune e proprietario della storica dimora di Magliaso: bene protetto, ma in stato di forte degrado. E il Cantone dice la sua.

In sintesi:
  • Palazzo Vigotti a Magliaso è bene culturale di interesse locale
  • La responsabilità del degrado è dei privati proprietari della storica dimora a cui spetta la manutenzione regolare con la partecipazione ai costi da parte di Cantone e Comune
La casa e, da sinistra, Ludwig Grosa (proprietario dello stabile) e Roberto Citterio (sindaco di Magliaso)
(Ti-Press)
27 febbraio 2024
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Intonaco da rifare, diversi spazi interni inagibili, degrado diffuso e problematiche di vario genere. Palazzo Vigotti a Magliaso versa in cattive condizioni. Ed è una notizia, in quanto si tratta di un bene culturale di interesse locale. In virtù, soprattutto, del suo passato: la settecentesca dimora era infatti l’abitazione di uno dei personaggi chiave dell’Ottocento ticinese, il landamano Giovanni Battista Quadri. La casa meriterebbe dunque sia per la sua storia e sia per legge tutt’altro aspetto. Ma Cantone, Comune e privato proprietario dell’edificio dovrebbero apparentemente prima di tutto accordarsi sul da farsi per restituire decoro allo stabile.

‘Ultimo sopralluogo nel 2002’

Ad accendere la miccia sulla questione è stata un’interrogazione dei granconsiglieri verdi liberali Sara Beretta Piccoli e Massimo Mobiglia, interrogando il governo cantonale su quello che – vista la caratura dell’ex illustre inquilino – poteva sembrare di competenza cantonale. In una breve risposta il Consiglio di Stato (CdS) rimbalza la palla però in Malcantone. Premettendo di non conoscere adeguatamente lo stato di conservazione di palazzo Vigotti, in quanto l’ultimo sopralluogo dell’Ufficio dei ben culturali (Ubc) risale al 2002, il CdS precisa che esso risulta un bene culturale di interesse locale stando al Piano regolatore di Magliaso e che in quanto tale deve essere “conservato e valorizzato”. Ma da chi? “È compito del proprietario del bene culturale conservarlo nella sua sostanza, provvedendo alla manutenzione regolare. Cantone e Comune partecipano ai costi di manutenzione regolare, di conservazione e di restauro”.

‘Il Municipio deve informare Bellinzona’

La responsabilità del degrado è dunque dei privati proprietari della storica dimora. Ma non solo, stando al CdS: “Il Municipio esercita la vigilanza sui beni culturali protetti presenti entro i confini della giurisdizione comunale e deve segnalare al CdS qualunque fatto o situazione suscettibile di compromettere un bene culturale. In questo senso, il Comune di Magliaso non ha inoltrato alcuna segnalazione riguardante lo stato di conservazione del palazzo dei Vigotti all’Ubc”. L’autorità locale risulta pertanto anch’essa responsabile, in quanto avrebbe dovuto segnalare a Bellinzona lo stato di degrado nel quale versa la casa. «È vero, non abbiamo inoltrato segnalazioni al Cantone – conferma il sindaco Roberto Citterio –. Ora provvederemo, come da legge».

Il Comune aveva messo in discussione l’abitabilità

Il sindaco respinge tuttavia le accuse di inattivismo. «Il Comune è già intervenuto diverse volte scrivendo al proprietario, evidenziandone il cattivo stato di conservazione e chiedendo che venisse messo in sicurezza. Abbiamo l’impressione che non venga attuata un’adeguata manutenzione e pertanto ne abbiamo anche messo in discussione l’abitabilità». Il riferimento di Citterio è a oltre vent’anni fa. Era il dicembre del 2001 e il Comune fece intervenire degli specialisti per verificare appunto l’abitabilità, che tuttavia alla fine fu mantenuta. L’episodio seguì di pochi mesi un altro fatto che ha innescato polemiche trascinatesi per anni e ancora non domate.

Il problema alle canalizzazioni come casus belli

Nel settembre del 2001 l’inquilino di palazzo Vigotti si trova la casa inondata di liquame fognario, che danneggia mobili, tappeti, scale, pavimenti, oggetti vari. La causa? Nell’agosto dello stesso anno le fresatrici del Cantone danneggiano le canalizzazioni private che scorrono sotto il manto stradale durante i lavori di rifacimento della pavimentazione. Ne nasce un decennale ping-pong burocratico, che porta Comune e Cantone a bisticciare sulle responsabilità: da una parte i secondi avevano accusato i primi di non aver segnalato la presenza delle canalizzazioni; d’altra parte l’ente comunale era in oggettiva difficoltà in quanto una fogna a norma di legge in quel sedime non è mai esistita in quanto le acque luride defluivano a lago. Questo, nonostante negli anni Sessanta il Comune fosse riuscito a riscuotere dai proprietari di allora la tassa di allacciamento alla fognatura comunale.

‘L’ho comprata che era già malconcia’

«Sì, è stato un brutto periodo – ricorda Ludwig Grosa, proprietario della casa –: il Cantone dava la colpa al Comune e il Comune a noi. Intanto noi non abbiamo ricevuto alcun risarcimento. E oltre al danno, la beffa: quando erano stati fatti i lavori di pavimentazione stradale abbiamo dovuto pagare i contributi di miglioria». Canalizzazioni a parte, l’ex sindaco di Bissone ammette che l’abitazione è in cattivo stato. «Io l’ho comprata negli anni Novanta, perché mi piacevano sia la casa sia la posizione. Ma era già malconcia. I primi mesi era disabitata e c’erano stati dei casi di persone che si erano intrufolate e avevano compiuto anche dei furti. Poi ho trovato un inquilino, che quantomeno me la tiene in ordine. Prima pioveva dentro, lui ha messo a posto il tetto».

Tentativi di vendita andati a vuoto

La ventennale polemica fra Comune e privato sembra tuttavia non esaurirsi qui. Grosa nega infatti di aver ricevuto sollecitazioni da parte del Municipio: «Assolutamente mai, avrei risposto sicuramente. Anzi, sono io che ho scritto loro facendo un’offerta». Sì, perché l’ex casa del controverso politico conservatore ottocentesco pare essere diventata una patata bollente anche per chi l’ha acquistata speranzoso circa venticinque anni fa. «Ho mandato delle lettere al Comune proponendo di vendergliela a un buon prezzo – svela il proprietario –, ma non ho ricevuto segnali d’interesse. Ho proposto di venderla anche a Mc Donald’s, ma neppure questa trattativa è andata in porto. Poi ho trovato dei privati interessati, ma trattandosi di una zona con pochi parcheggi neanche in questo caso se n’è fatto nulla». E se di vendita, per ora, non si parla, l’attenzione è tutta rivolta al restauro che lo storico immobile merita. E che forse è un po’ più vicino.

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