Assise criminali

A Lugano condannati altri ‘cavallini’ della droga

La pena inflitta dalla Corte delle Assise criminali a due fratelli è di 40 mesi integralmente da espiare e di 32 mesi, dei quali 12 da scontare al fresco

A ospitarli una tossicodipendente recidiva
(Ti-Press/Archivio)
15 gennaio 2024
|

Oggi, alla sbarra, sono comparsi due ‘cavallini’. Un termine che nel gergo della criminalità organizzata si riferisce ai corrieri che si occupano della distribuzione di sostanze stupefacenti. Si tratta di due fratelli, uno di 34 anni e l’altro di 21, di cittadinanza albanese, che la Corte delle Assise criminali di Lugano – presieduta dal giudice Siro Quadri (giudici a latere: Francesca Verda Chiocchetti e Werner Walser) – ha condannato rispettivamente a tre anni e tre mesi (integralmente da espiare) e a due anni e otto mesi, dei quali uno da scontare per i reati principali di infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti, riciclaggio di denaro ripetuto e soggiorno illegale. Condanne che hanno avallato le richieste di pena formulate dal procuratore pubblico Simone Barca in accordo con la difesa, rappresentata dagli avvocati Michele Sisini e Danilo Margaroli durante il dibattimento tenutosi nella forma del rito abbreviato.

Il 34enne, tra marzo e giugno dello scorso anno, ha spacciato, principalmente tra Riva San Vitale, Balerna e altre località del Mendrisiotto, almeno 698 grammi di cocaina e 500 grammi di eroina. I guadagni delle sue vendite, quantificati in oltre 95mila franchi, venivano consegnati a terzi che trasportavano poi il denaro in Italia. Stesso modus operandi che ha seguito anche il ‘cavallino’ più piccolo. Le cifre a lui ricondotte sono infatti di 440 grammi di cocaina e oltre 56mila franchi. Nelle tasche dei due spacciatori finivano mensilmente tra i due e i tremila franchi. Per entrambi è stata ordinata l’espulsione dal territorio elvetico per 5 anni e l’iscrizione al registro Schengen.

Alloggio in cambio di cocaina

A offrire loro una base logistica per la distribuzione di droga è stata una 36enne domiciliata nel Mendrisiotto (difesa dall’avvocato Roberto Rulli) che per la sua ospitalità riceveva in cambio qualche dose di cocaina, sostanza della quale è dipendente da oltre vent’anni. Alla donna, recidiva e anche rea confessa, il giudice Quadri, durante un secondo dibattimento, ha inflitto una pena di tre anni, dei quali 18 da espiare e gli altri sospesi condizionalmente per un periodo di tre anni. Nei suoi confronti è stato però riconosciuto il caso di rigore: non sarà dunque espulsa dalla Svizzera.