Il Municipio malcantonese punta il dito contro gli scarichi dell’impianto di Bioggio, che replica: ‘Nessun nesso con la presenza dei microrganismi’
È colpa degli scarichi del depuratore dell’Impianto depurazione acque (Ida) di Bioggio se si formano i cianobatteri nel Golfo di Agno. No, non c’è alcun nesso. Botta e risposta fra il Comune di Agno e il Consorzio depurazione acque Lugano e dintorni (Cdaled) su uno dei temi che più hanno surriscaldato l’estate ticinese: i cianobatteri, microrganismi che in caso di forte proliferazione possono rilasciare sostanze pericolose anche per esseri umani e animali. Cosa successa pochi mesi fa in quasi tutto il Ceresio, portando a diversi divieti di balneazione.
Ora in pieno inverno il tema torna d’attualità perché il Municipio di Agno ha presentato un’interpellanza al Consiglio consortile del Cdaled, riunitosi il 13 dicembre scorso. Ricordando che le prime fioriture sono state constatate già a giugno, e che l’esplosione vera e propria è avvenuta tra agosto e settembre, si ribadisce che il fenomeno ha toccato in maniera importante il Golfo di Agno: il parco pubblico accessibile a tutti, un lido, la sede della Società pescatori e tre spiagge di altrettanti campeggi. Oltre a problematiche legate alla salute, la proliferazione ha comportato conseguenze d’immagine ed economiche al comune e all’intera ragione.
Tuttavia, lo scopo dell’interpellanza è un altro. “Gli specialisti del settore – si legge – hanno confermato che la causa principale di queste fioriture sono le attività dell’uomo, la presenza di fosforo e l’aumento della temperatura delle acque, comprese quelle dei fiumi che si immettono nel lago”. Proprio quest’ultimo è il punto nel mirino di Agno, che ricorda che il Cdaled si era impegnato, in un messaggio del 2013, a sostenere le misure di mitigazione ambientale nel comparto del Basso Vedeggio. Sempre nello stesso messaggio si metteva l’accento sulla temperatura troppo elevata delle acque di scarico. “A oggi però non ci risulta che siano state messe in atto misure per abbattere la temperatura dell’acqua in uscita dal Consorzio”, sostiene il Municipio malcantonese.
Non solo. Prima di passare alle domande finali – sulle misure di mitigazione passate, presenti e future, nonché concretamente su cosa si intende fare per abbassare la temperatura delle acque in uscita immesse nel Vedeggio –, l’affondo finale: “I fatti dimostrano che la scelta strategica di portare tutte le acque a Bioggio è stata forse buona economicamente, ma miope dal punto di vista ambientale. La problematica dei cianobatteri ne è la prova lampante ed è sotto gli occhi di tutti”.
Critiche piuttosto forti, per un problema serio e molto sentito dai comuni toccati. Accuse tuttavia fermamente respinte dal Cdaled. Intanto, il Consorzio riepiloga quanto fatto sin qui come misure di mitigazione. A cominciare dallo studio di fattibilità elaborato nel 2012 per la costruzione di una centrale termica che potrebbe abbassare il calore delle acque in uscita sfruttandolo e che permetterebbe la creazione di una rete di teleriscaldamento. Del 2017 è invece una presa di posizione della Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo (Spaas) del Dipartimento del territorio, secondo la quale “è ragionevole ritenere che non vi sia un effetto negativo comprovato legato agli sbalzi di temperatura e in generale la situazione dovrebbe ulteriormente migliorare in seguito all’abbattimento dei microinquinanti”, aggiungendo che è meglio posticipare gli interventi all’Ida di Bioggio per mitigare gli impatti termici a quando le condizioni di mercato “saranno migliori e il rapporto costi-benefici più favorevole”.
Nel frattempo, complice la crisi energetica, torna d’attualità il tema della centrale termica e quest’anno i Comuni Agno-Bioggio-Manno si incontrano e danno mandato a uno studio d’ingegneria per sviluppare il progetto, del quale sono attesi i risultati nel 2024. Infine, sul fronte microinquinanti, “i lavori di ammodernamento dell’Ida sono in fase di appalto”, dureranno fra i 7 e i 10 anni e prevedono la costruzione di un impianto per il trattamento di questi microinquinanti che dovrebbe entrare in funzione entro il 2030. Ma il grosso tema rimane quello della temperatura dell’acqua lacustre.
Il Cdaled richiama nuovamente la Spaas, che conferma che il problema si manifesta d’inverno nel Vedeggio quando l’Ida immette nel fiume acque depurate più calde. Per contro, d’estate le acque del lago sono più calde di quelle in uscita dall’Ida, pertanto sono piuttosto queste ultime a raffreddare il lago. Per questo “possiamo affermare che la temperatura dell’acqua del Golfo di Agno non è influenzata dagli scarichi Cdaled ed è escluso un nesso di causalità fra l’attività del Cdaled e la presenza di cianobatteri”. Ma se non è dell’impianto di Bioggio, di chi è la colpa dei famigerati microrganismi?
“Per risolvere la situazione, o perlomeno mitigarla – si legge nella risposta del Consorzio –, si devono ridurre gli apporti di fosforo e azoto. Anche in questo caso sia la Spaas sia il Cdaled confermano che con il nostro limite di scarico allo scarico di 0,2 milligrammi P/l, imposto dal Cantone e di molto inferiore ai limiti federali di 0,8 milligrammi P/l, il Cdaled sta già facendo tutto quanto è ragionevolmente esigibile”. Tutto bene quindi? La questione in realtà appare tuttora in sospeso in vista della prossima stagione estiva e nella vicenda, da nostre informazioni che non siamo riusciti a confermare con i diretti interessati, sarebbe stato coinvolto il Laboratorio cantonale che intenderebbe approfondire il tema dei cianobatteri con la Supsi.