Pena di 36 mesi, 16 da espiare, alle Assise criminali di Lugano per un 20enne. In meno di un mese ha piazzato quasi 1,5 chili della pericolosa droga
Quasi un chilo e mezzo di eroina piazzato sul mercato, tra Lugano e Canton Zurigo, in neanche un mese di tempo. Sostanza stupefacente molto pericolosa e di considerevole quantità, venduta in un lasso di tempo molto breve: questi gli elementi che rendono la colpa di un 20enne albanese giudicato oggi alle Assise criminali di Lugano «estremamente grave», come indicato dal presidente della Corte Marco Villa. Una gravità che gli è valsa la condanna a 36 mesi di detenzione, 16 dei quali da espiare e i restanti sospesi condizionalmente per due anni, oltre all’espulsione dalla Svizzera per sette anni.
Sulla carta sarebbe potuto essere un procedimento di rito abbreviato: l’imputato è stato arrestato in Leventina sul treno Zurigo-Lugano con una sessantina di grammi di eroina e altrettanti di cocaina addosso, è reo confesso, tanto che requisitoria e arringa difensiva sono durate venti minuti scarsi. A complicare le cose ci ha pensato una diversa visione su un punto specifico fra pubblica accusa e Corte, che ha infatti rinviato alla procuratrice pubblica Valentina Tuoni in un primo momento l’atto d’accusa.
L’incomprensione è avvenuta su una delle tre imputazioni. Mentre l’infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti e l’entrata illegale sono pacifiche, la pp non aveva inizialmente promosso l’accusa di ripetuto riciclaggio di denaro, in quanto «non ha spedito, cambiato, o occultato il denaro della vendita». La Corte ha tuttavia chiesto che l’ipotesi di reato venisse considerata e in sede dibattimentale pp, e come lei l’avvocata della difesa Giorgia Maffei, ha mantenuto la posizione iniziale non chiedendone la conferma. «Questo denaro però è provento di spaccio, si tratta di soldi riutilizzati per l’attività criminale e che una volta consegnati dall’imputato a chi stava sopra a lui nella gerarchia sarebbero tornati in Albania» ha però puntualizzato Villa rifacendosi a una sentenza del Tribunale federale e condannandolo di fatto a quattro mesi da espiare in carcere, di più di quelli che chiedeva l’accusa.
Per il resto, poco altro da osservare. Entrambe le parti hanno riconosciuto la collaborazione del 20enne, non scontata in un contesto nel quale molti imputati si avvalgono del diritto di non rispondere o inventano storie fantasiose, ha sottolineato Tuoni, come pure il suo ruolo marginale nel traffico di droga, in quanto era l’ultima pedina dell’organizzazione. Il giovane è stato infine anche espulso: dalla Svizzera, come previsto dal Codice, ma anche dall’intera area Schengen. Una misura sproporzionata, quest’ultima, per Tuoni e Maffei. «Un atto non solo necessario, ma dovuto» per ragioni di ordine pubblico per la Corte, vista la gravità dello spaccio attuato.