Luganese

Baratti: ‘In Consiglio comunale si può stimolare il cambiamento’

Alle prossime elezioni, i Verdi di Lugano correranno da soli. Una scelta che influisce sulla strategia? Il capogruppo: ‘Segnaliamo problemi e soluzioni’

‘I Verdi hanno una funzione di stimolo verso il cambiamento’
(Ti-Press)
15 dicembre 2023
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Il 2020 sembrava un anno promettente per i Verdi di Lugano, ma le buone aspettative sono state smorzate dalla pandemia. Ora, a quattro anni di distanza, le aspettative non sembrano essersi riaccese, e le ambizioni del partito alle prossime comunali sembrano essere molto contenute, come dimostra lo scioglimento dell'alleanza con il Partito socialista. I Verdi di Lugano hanno smesso di lottare, o è solamente un cambio di strategia? Lo abbiamo chiesto a Danilo Baratti, capogruppo in Consiglio comunale.

È noto che il Municipio non sia tra le vostre mire alle prossime elezioni. Come intendete dunque fare la differenza?

Non è che partecipando a una lista unitaria per il Municipio avremmo qualche spazio di manovra in più. Anche perché è la presenza in Consiglio comunale a permettere di proporre certi temi e far sentire certe sensibilità, che senza di noi sarebbero assenti. L'unica cosa che noi possiamo fare concretamente è portare dei discorsi, segnalare dei problemi, suggerire delle soluzioni, e questo lo possiamo fare in Consiglio comunale.

Quanto ha influito la potenziale ricandidatura di Cristina Zanini Barzaghi sulla vostra decisione di sciogliere l'alleanza col Ps?

La nostra decisione era legata a una riflessione di ordine generale, cioè sul fatto che riteniamo relativamente secondaria la presenza in Municipio, con quelle proporzioni di 6 a 1. Questa debolezza della presenza in Municipio può anche essere in parte dovuta alla persona che ha occupato la carica fino adesso, ma questo è solo un aspetto secondario. Se si potesse ragionare in termini di raddoppio, le cose potrebbero cambiare, ma direi che i numeri in questo momento escludono questa possibilità. In un futuro, e in un altro contesto, potremmo ripensarci, ma sono valutazioni che vanno fatte davanti a situazioni concrete. Nel 2020 abbiamo fatto certe scelte perché la situazione era diversa, ma già l'anno successivo, quando poi si è votato, non eravamo più così convinti e siamo andati avanti un po’ per inerzia. Ripeto: in una situazione futura, in cui si aprissero reali prospettive di cambiamento dei rapporti di forza all'interno del Municipio, ci si potrebbe ripensare.

Se dovesse tracciare il profilo del vostro candidato ideale come sarebbe?

Dovrebbe essere senz'altro qualcuno che porti una visione radicalmente diversa della società, e che sia poi in grado su certi temi precisi di far sentire questa visione. Non dovrebbe preoccuparsi semplicemente della questione ambientale, ma portare avanti un'idea di società diversa a tutto campo. Ma a dir la verità il problema, per noi come per altri partiti, è una certa difficoltà a trovare persone che si vogliano mettere a disposizione. Quindi non è che cerchiamo dei profili precisi. Saremmo contenti, e penso che ci riusciremo, di mettere assieme una lista dignitosa di candidati che, se eletti, possano avere un ruolo dinamico all'interno del Consiglio comunale.

Già che ha menzionato la questione ambientale, siete spesso criticati di essere percepiti come un partito ‘monotematico’. Ritiene sia corretto?

È un discorso vecchio. Forse è perché in fondo non si segue abbastanza quello che fanno e che propongono i Verdi? Non so. Per esempio di recente il partito dei Verdi cantonale ha discusso una posizione sulla situazione a Gaza, e non c’è nessun riferimento agli aspetti ambientali, che pure potevano esserci. Certamente, il partito storicamente porta avanti il discorso legato al rapporto tra uomo e ambiente, ed è quello più competente su questo terreno, ma non è affatto monotematico.

Sembra quindi esserci un problema di comunicazione, come si potrebbe ovviare al problema secondo lei?

È un po’ un ritornello: quando i partiti hanno dei risultati insoddisfacenti, fanno un'autocritica e dicono ‘Non siamo stati capaci di comunicare’, cosa che effettivamente hanno detto anche i Verdi dopo queste ultime federali. Il fatto è che i Verdi portano avanti un discorso che si scontra fortemente con la visione dominante, ed è abbastanza comprensibile che gli elettori facciano fatica a seguirlo. Perché è molto difficile rompere questi meccanismi in cui siamo immersi, la logica del profitto, il mito della crescita, tutti aspetti condizionanti difficili da abbandonare. Questo è un lavoro difficile, un lavoro lungo, ma non credo che sia un problema di comunicazione. Perché immaginando di non essere stati capiti, si semplifica molto il discorso e si cade nel populismo comunicativo, che è una specie di malattia generale di quest'epoca.

Greta Gysin al ballottaggio ha raccolto il 27 percento di consensi a Lugano. Pensa che sia possibile replicare dei risultati simili alle comunali?

Credo che le dinamiche del ballottaggio degli Stati e quelle delle comunali sono completamente diverse. Per il ballottaggio uno porta avanti il suo candidato e poi senza problemi può dare un secondo voto. Così spieghiamo anche il famoso exploit di Amalia Mirante: è molto facile aggiungere un secondo voto. In un certo senso lo si dà gratis. Ma nelle elezioni comunali ognuno rinserra i ranghi e i partiti sono tutti tesi a proteggere le proprie possibilità e a raggruppare il proprio elettorato, e non possono buttar via voti a destra e a manca, quindi sono dinamiche veramente molto diverse. Quindi escluderei risultati simili nel contesto delle elezioni per il Municipio.

Guardando al 2024, quali temi ritiene che la città non abbia portato a termine e per cui voi lotterete nei prossimi quattro anni?

Il tema principale è sicuramente quello della strategia di adattamento al cambiamento climatico, che a Lugano è veramente molto in ritardo, tant’è vero che stanno cominciando adesso a elaborare una strategia. Una grossa questione irrisolta è poi quella della mobilità, anche quella non così disgiunta da una questione ambientale. C’è poi il problema sempre più serio degli affitti e della scarsità di abitazioni a prezzo sopportabile. Qui qualche passo è stato fatto, anche grazie a Zanini Barzaghi, ma bisognerebbe spingere di più.

Non ritiene che spingendo maggiormente su questi temi, percepiti dal cittadino come più vicini, si potrebbe ottenere un maggior consenso elettorale?

È chiaro che, per i partiti politici, rende molto di più impostare il discorso sulla breve scadenza, mentre per loro natura i Verdi hanno una prospettiva più lunga. Quindi improntano molto il loro discorso politico su dei temi che effettivamente non sono così immediatamente percepiti dal cittadino votante. E questo sì è un ostacolo. Ma non per questo bisogna concentrarsi su temi di corto respiro, solo in funzione di un risultato elettorale, perché secondo me la funzione dei Verdi è essenzialmente una funzione di stimolo verso il cambiamento, non è tanto di accumulare voti. Perché i cambiamenti profondi sono spinti più dai cambiamenti generali di opinione nella società. E nella politica istituzionale noi troviamo il riflesso di questi cambiamenti.