Alle Assise criminali di Lugano due 54enni accusati di aver truffato almeno 106 clienti per oltre 15 milioni di franchi. Chieste pene oltre i 5 anni
Proponevano falsi prodotti finanziari indicando collaborazioni con grosse banche mondiali e creando documenti assomiglianti a estratti conti reali. Tutto questo per ingannare almeno 106 clienti vicini alla pensione che affidavano i soldi a due tedeschi 54enni, processati alle Assise criminali di Lugano. Il maltolto corrisponderebbe a oltre 15 milioni di franchi, mentre il profitto che i due avrebbero conseguito è stato stimato dal procuratore pubblico Daniele Galliano in 3,2 milioni per l’imputato residente nel Luganese e in 3,9 milioni per il socio. Per loro il pp ha chiesto rispettivamente sei anni e cinque anni e tre mesi di detenzione.
Il dibattimento si è svolto in assenza degli imputati. Amos Pagnamenta, presidente della Corte composta anche dai giudici a latere Emilie Mordasini e Fabrizio Filippo Monaci e dagli assessori giurati, ha precisato: «I fatti sono talmente chiari che non c’è bisogno della loro presenza». I due sono accusati di truffa aggravata, falsità in documenti ripetuta e per l’impresario residente all’estero anche tentato inganno nei confronti dell’autorità.
Stando alla requisitoria del procuratore pubblico Daniele Galliano «i due si conoscono dal 1993 e in una vacanza in un Paese caraibico ai due venne l’idea di creare una società a Lugano con un nome e un logo molto simile a un’impresa londinese». Sempre secondo i dati in mano al pp i due dal 2009 al 2014 raccolsero dai loro clienti, per lo più anche loro provenienti dalla Germania, cifre comprese fra i 18mila euro e i 2,5 milioni a testa. Il tutto «per permettersi la bella vita. Le vittime che cercavano una sicurezza finanziaria erano persone vicine alla pensione che venivano attirate con un marketing costruito con una rete di procacciatori che prendevano una commissione. Questi consulenti si fidavano dei due e proponevano alla clientela dei prodotti che in realtà erano una semplice truffa».
I ruoli in questa truffa paiono anche ben definiti secondo il pp. Il ‘ticinese’ «è un mago dell’informatica ed è lui l’architetto della truffa. Con i soldi che riceveva dai nuovi clienti rimborsava quelli precedenti con una modalità buco tappa buco». Simile a uno schema Ponzi utilizzato dal ben più noto Bernard Madoff. Gli utili che percepiva «li utilizzava per feste in una villa in riva al lago Ceresio, in palese sfregio delle licenze edilizie, con tanto di Jacuzzi e prostitute». E non solo una volta. Come specifica Galliano, il 54enne spese oltre 2 milioni di franchi per queste prestazioni a luci rosse, arrivando addirittura a redigere anche una classifica di merito sulle escort. D’altra parte, il socio non aveva un ruolo marginale: «Toccava a lui trovare i clienti e a suo carico c’è una condanna per soggiorno illegale in Ticino e cinque condanne per truffa in Germania nel 2001». Oltre alle pene detentive, Galliano ha chiesto anche che l’imputato non residente in Ticino sia condannato all’espulsione dalla Svizzera per quindici anni.
Per Marco Bertoli, difensore del 54enne ‘ticinese’, «la pena proposta è sproporzionata. Il pp fa una valutazione forfettaria e non tiene conto del tempo trascorso di quasi dieci anni dai fatti. Questa è una crassa violazione del principio di celerità. Una condanna deve diminuire con il tempo come stabilisce anche la Carp (Corte di appello e revisione penale, ndr)». Per quanto riguarda le accuse: «Non si può parlare di falsificazione perché quei documenti non erano ufficiali – ha detto il legale –. I soldi che ha racimolato non è verificabile che li abbia spesi tutti in prostitute. Quello che percepiva lo rimetteva nelle altre sue società e non per suoi interessi personali». E per quanto riguarda la classifica delle prestazioni spinte? «Aveva un progetto commerciale di creare un sito d’incontri». Pertanto l’avvocato ha chiesto una pena massima di tre anni sospesi, tenendo anche in considerazione il carcere preventivo che l’assistito ha scontato per quasi un anno diversi anni fa.
«Nel 2022 ha ammesso le operazioni finanziarie di raccolta del denaro e il fatto di averlo investito in modo sbagliato», ha detto invece riguardo al suo assistito l’avvocata Demetra Giovanettina, rappresentante del 54enne che non vive in Ticino. Dunque non ha contestato le imputazioni di truffa aggravata, chiedendo invece di ritirare le altre due accuse, perché «su questi estratti non figura nessun logo della banca» – in riferimento alla falsità in documenti – e rispettivamente «perché non ha voluto ingannare le autorità. Nella richiesta di soggiorno non c’era scritto dove avrebbe alloggiato, ma dove avrebbe potuto alloggiare in Svizzera». Anche per l’avvocata il fattore del lungo tempo trascorso è di fondamentale importanza per la richiesta di pena e richiede una pena detentiva non superiore ai tre anni sospesi.
Il giudizio della Corte è atteso per domani.