Violenza di genere, una vittima di violenza racconta e denuncia l'assenza di tutela, in vista della marcia silenziosa di sabato 14 ottobre a Lugano
Non bastano i traumi fisici e psicologici provocati da un compagno violento, ci si mette anche il sistema giudiziario che spesso minimizza, e talvolta ignora, il difficile momento che la vittima sta passando, o addirittura il pericolo a cui potrebbe essere ancora esposta. Ed è proprio per denunciare queste mancanze e chiedere una maggiore tutela, che sabato 14 ottobre a Lugano ci sarà il ‘corteo silenzioso’ in favore della sensibilizzazione contro la violenza di genere. Tra le organizzatrici, una giovane donna vittima lei stessa di violenza, quando l’ex compagno la aggredì mentre era armato di coltello, venendo per questo condannato a 14 mesi di detenzione. E se a prima vista può sembrare una storia a lieto fine, la realtà è ben diversa.
«C’è, in generale, una scarsa tutela della vittima – spiega la giovane –. Nel mio caso, dopo aver chiamato la polizia, l’aggressore che mi ha malmenato è stato fermato, però, poi, è stato rilasciato la sera stessa, come se nulla fosse. Questo, nonostante mi abbia picchiata e sia stato trovato in possesso di un coltello non legale, e che per di più era anche in uno stato alcolemico molto alto. Malgrado tutto ciò, non mi è stata garantita nessuna protezione. Alla mia richiesta di cosa potessi fare per tutelarmi, mi è stato risposto di mettermi una parrucca e di cambiare modo di vestire». La donna non esita a denunciare l’assenza di qualsivoglia supporto psicologico alle vittime, o di un aiuto per trovare i servizi a cui rivolgersi per ricevere sostegno legale e finanziario. «Non sono solo io – precisa –, ma ho sentito molte altre donne che hanno dovuto passare lo stesso periodo travagliato. Nel mio caso, ho almeno avuto la fortuna di essere aiutata dalla mia avvocata, ma molte altre sono state abbandonate, specie in caso di non luogo a procedere o comunque alla fine del procedimento».
Anche se in questo caso l’aggressore è stato condannato, ciò non significa la fine di tutti i problemi, anzi. «Quando è uscito di prigione – continua la donna –, ho chiesto un allontanamento (come misura cautelare, ndr), perché durante il processo erano state fatte diverse perizie psichiatriche a suo carico, che avevano determinato una turba psichica e un grado di recidiva pari all’86 per cento. Per questo, sono stata convocata insieme al mio ex compagno davanti al pretore, il giudice, oltre a rifiutarmi la misura, mi ha rimproverato per averla chiesta, e per aver sprecato i soldi dello Stato facendo una richiesta del genere». Oltre il danno, ora arriva anche la beffa, sotto forma di un nuovo procedimento. «Lui è stato derubato in casa e ha sporto denuncia contro ignoti: la procuratrice pubblica ha ritenuto io potessi essere la colpevole più plausibile. Quindi ora mi ritroverò ad averci nuovamente a che fare in un processo, passando dall’essere la vittima a essere imputata».
Ed è per fare in modo che questo genere di situazioni non si ripetano più che è stata organizzata la marcia di domani. «Chiederemo sicuramente di migliorare tutto quello che concerne la tutela della vittima, e cercheremo di far capire ai cittadini le effettive necessità di una persona che ha subito un trauma del genere – spiega la giovane donna –. Faremo ovviamente, anche richiesta al Cantone per avere più reti di supporto, come può essere un numero destinato anche alle violenze. Non parlo solo delle donne ma proprio di qualsiasi tipo di violenza. Vorremmo pure poter usufruire del care team, che è un ottimo servizio che interviene ad esempio in caso di incidenti. Negli ultimi due anni, non ho mai conosciuto una vittima alla quale sia stato offerto un sostegno psicologico, tant’è che la sera della mia aggressione, sono stata da sola in sala d’attesa all’ospedale Civico per sette ore, senza che nessuno venisse a chiedermi come stavo».
Alla manifestazione parteciperanno diverse associazioni, come Io l’8 ogni giorno e Mai più sola, e personalità politiche come Tamara Merlo di Più donne. «Vi saranno anche delle vittime – conclude la donna –, che porteranno delle testimonianze, raccontando il loro vissuto sia dal punto di vista legislativo e giuridico, che dal punto di vista personale, e parleranno della poca empatia, che hanno riscontrato nei loro cari e nelle persone esterne».