L’iniziativa – una prima ticinese –, che dall’anno prossimo verrà estesa al resto della città, valorizzerà il patrimonio immateriale dei quartieri
Lugano sarà il primo comune in Ticino a dotarsi di una ‘mappa di comunità’, ossia una raccolta del proprio patrimonio culturale immateriale, oltre che materiale. Non solo luoghi ed edifici dunque. Ma anche tradizioni, racconti, usanze, leggende, ricette, canzoni, toponomastica locale, conoscenze artigianali e molto altro: tutto quel che concorre a formare la memoria collettiva di un luogo e dei suoi abitanti. L’iniziativa è stata introdotta il 16 settembre scorso alla popolazione di Sonvico, durante l’assemblea di quartiere. Proprio l’ex Comune è stato scelto infatti per sperimentare il progetto pilota, che verrà poi esteso a partire dall’anno prossimo alle altre realtà cittadine.
«La definiamo mappa, ma sarà una documentazione digitale – precisa il capodicastero Cultura Roberto Badaracco –. Lo scopo è raccogliere più informazioni possibili, reazioni, opinioni, sentimenti, per ottenere una mappatura composta da esperienze immateriali come ad esempio il vissuto di una persona o le sue fotografie e i suoi ricordi. Si vuole cercare di raccogliere quegli elementi che non si ritrovano nei libri di storia o nei musei, cercando una dimensione completamente nuova, che sia partecipativa. L’apporto della popolazione forse è la peculiarità principale di questo progetto: è la creazione di una memoria collettiva, quantomeno dei partecipanti. Da questa, potrebbero risultare aspetti sinora mai emersi ma molto significativi per il territorio e per il senso di appartenenza del quartiere».
La procedura è piuttosto articolata. «Si parte già a ottobre, abbiamo previsto due incontri con la popolazione – spiega il vicesindaco –, che dureranno almeno due ore. I partecipanti saranno invitati a portare documenti, oggetti, fotografie, che possano partecipare allo sviluppo della mappa di comunità, e verranno divisi in gruppi. La discussione sarà la più libera possibile». Ciascun gruppo preparerà poi una propria mappa focalizzandosi, oltre che su tradizioni e saperi del passato, anche su soggetti significativi del presente che contribuiscono al patrimonio culturale contemporaneo, come ad esempio artigiani, artisti, luoghi/centri aggregativi, industrie, commerci. Oltre a questi due incontri, il progetto intende coinvolgere anche gli anziani e gli allievi delle scuole. «I primi sono portatori di memoria storica e i secondi rappresentano il futuro. E fin da piccoli è importante che sviluppino la consapevolezza del territorio nel quale vivono e il senso di appartenenza alla comunità. Dopo le aggregazioni, una delle critiche maggiori è stata proprio che si sia andato perso il senso della comunità. Questo è un innovativo modo per andare a rafforzarlo. Oltre a rappresentare una preziosa opportunità di scambio».
«Seguirà poi un lavoro di raccolta da parte nostra e, se necessario, con il supporto della commissione di quartiere e delle associazioni», continua il municipale. Nello specifico, sulla base delle mappe delineate dai lavori di gruppo, ne verrà realizzata una sintetizzando tutto ciò che è emerso, con un lavoro di elaborazione e approfondimento dei contenuti effettuando, sempre se necessario, interviste specifiche e ricerche. «Si farà un grande e prezioso lavoro. E secondo me la parte più bella sarà l’ultima, il momento della restituzione ai cittadini». Questa potrà avvenire in varie forme: esposizioni, percorsi guidati, conferenze, pubblicazioni. «Le modalità sono ancora da definire. Diventerà in ogni caso una forma di attestazione storico-culturale e identitaria del quartiere che adesso non c’è. Un importante valore aggiunto». L’obiettivo è arrivare alla fruizione pubblica già durante la prossima primavera e poi, da lì, estendere il progetto agli altri quartieri cittadini.
Un’iniziativa significativa e ambiziosa quindi. Da dove origina? «Dalle discussioni con l’Ufficio del patrimonio culturale, una novità della Divisione cultura. Ma è parte di un’idea più globale – replica Badaracco –. Veniamo da anni durante i quali siamo stati molto impegnati con le principali istituzioni culturali, come il Lac, il Masi, il Musec, e con il loro consolidamento. Ma parallelamente, sin da quando ho assunto questo dicastero, abbiamo discusso dell’importanza di dedicarci anche maggiormente alla cultura presente sul territorio, alla storia culturale dei quartieri, all’identità. Questa riflessione ha trovato espressione nelle Linee di sviluppo elaborate dalla Città per il periodo 2021-28. Uno degli elementi che contraddistinguono un quartiere dall’altro è l’identità locale e per potenziarla abbiamo voluto sperimentare questo progetto, che è inedito a livello ticinese». E come mai si è deciso di partire proprio da Sonvico? «Perché vanta realtà associative, come ad esempio l’Associazione amici del torchio, molto dinamiche. È ricco di attività, con un’identità locale molto forte. E la collaborazione con la commissione di quartiere, che è molto attiva, è ottima. Il terreno di partenza è per un lavoro come questo».
L’iniziativa è stata infatti accolta con entusiasmo dalla commissione di quartiere. «Siamo orgogliosi che si inizi con Sonvico – osserva il presidente Danilo Castelli –. È un’opportunità da cogliere, anche e soprattutto per quelle persone che ritengono che si stia perdendo l’identità locale. Ci sarà modo di confrontarsi in modo costruttivo fra tutti gli abitanti». Appuntamento dunque al 7 e al 14 ottobre nella sala multiuso.