Era stato reclutato nel suo Paese da una banda di trafficanti attiva sul territorio, ora un 38enne dovrà scontare ancora un anno di detenzione
«Era l’ultima ruota del carro all’interno dell’organizzazione, reclutato in un momento di difficoltà finanziarie». Sono queste le parole della procuratrice pubblica Pamela Pedretti, espresse durante il dibattimento di questa mattina alla Corte delle Assise criminali di Lugano, che ha visto come protagonista un cittadino albanese, colpevole di essere giunto in Ticino per trafficare eroina e cocaina. Si parla, rispettivamente, di 270 e 19 grammi. L’uomo, in carcerazione preventiva dallo scorso 6 aprile, è stato condannato a una pena espiativa di 18 mesi, più altri altrettanti sospesi per un periodo di quattro anni, e all’espulsione dalla Svizzera per 7 anni, per le imputazioni di infrazione parzialmente aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti e riciclaggio ripetuto di denaro. La pena era stata concordata preventivamente tra la pp e l’avvocata della difesa Letizia Vezzoni, ed è stata ritenuta appropriata dalla Corte, presieduta dal giudice Marco Villa.
Nell’esprimere la richiesta di pena, la pp ha presentato alla Corte diversi fattori che sono andati a vantaggio del 38enne. L’uomo, ha sì trafficato quantitativi importanti di eroina, il cui grado di purezza era molto basso. È stato tenuto conto anche del ruolo subordinato dell’imputato, che agiva seguendo gli ordini senza alcuna autonomia. «Ha agito per lucro e non era un consumatore – ha detto Pedretti –, ma il guadagno ottenuto non è di certo astronomico. Ha deciso di farlo in un periodo difficile per lui, mentre affrontava difficoltà finanziarie. Questo lo differenzia da altri spacciatori, che scelgono questa strada con lo scopo di garantirsi la bella vita». L’uomo era inoltre incensurato in Svizzera, in Italia, dove ha risieduto per un breve periodo, e in Albania, suo Paese di residenza.
Secondo le sue dichiarazioni, l’uomo ha agito seguendo gli ordini di una banda, composta prevalentemente da cittadini albanesi, che aveva lo scopo di esercitare sistematicamente il traffico illecito di stupefacenti. «Non siamo riusciti a risalire ad altri membri – ha dichiarato Pedretti a margine del dibattimento –, ma lui era davvero una pedina sacrificale. Veniva piazzato in casa di tossicodipendenti e riceveva la merce da vendere da persone che nemmeno conosceva. Il tutto venendo pagato una miseria». Si stima infatti che abbia ricevuto circa 1’200 franchi nei due periodi interessati dal processo, ossia dal 14 febbraio al 18 aprile 2022, e dal 19 settembre 2022 al 13 marzo 2023.