Luganese

Pazzallo, verso un licenziamento collettivo alla Helsinn

La direzione dell'azienda farmaceutica avvia la procedura di consultazione prevista dalla legge. Il sindacato vuole essere coinvolto

La sede centrale di Pazzallo dell’azienda farmaceutica
(Ti-Press/Archivio)
21 agosto 2023
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Si prospetta un altro licenziamento collettivo alla Helsinn di Pazzallo, dopo quello annunciato nell’autunno dell’anno scorso, quando furono una quarantina i dipendenti a perdere il posto di lavoro. Stavolta, potrebbero essere di più i dipendenti che verranno probabilmente lasciati a casa. Stando alla Rsi, la direzione dell’azienda attiva nel settore della farmaceutica ha avviato oggi una fase di dialogo e consultazione che si protrarrà per almeno due settimane con il personale. Da questo aspetto, si evince il fatto che potrebbe essere avviata una procedura di licenziamento collettivo, come previsto dalla legge cantonale. Nell’ottobre 2022, una buona parte della quarantina di persone che persero l’impiego, venne ricollocata in altre aziende del settore farmaceutico. Allora, la società aveva assicurato che ogni dipendente licenziato sarebbe stato accompagnato da buonuscite incentivate e altre misure d’indennità.

Dipendenti informati dalla direzione

Stamattina, nella sede centrale di Pazzallo, si è tenuto un incontro con i dipendenti, che sono stati informati dalla direzione della necessità di una ristrutturazione e di una semplificazione dell’organizzazione interna e questo comporterà una riduzione del numero di dipendenti. Una riduzione non ancora quantificata ma ritenuta indispensabile alla luce di un riorientamento strategico. L’azienda mira a continuare a raggiungere risultati redditizi e sostenibili. Alla luce degli ultimi rendimenti economici, la direzione del gruppo è stata costretta a rivedere il proprio modello di attività e gli investimenti: sono queste le ragioni che hanno indotto i vertici dell’azienda a rivedere e a ridefinire le priorità e soprattutto a ottimizzare attività e costi. La direzione ha fatto sapere che la procedura è soltanto all'inizio di una prima fase di riflessione che prevede il coinvolgimento degli impiegati ed è quindi prematura una qualsiasi stima della riduzione del personale.

L'Ocst picchia i pugni

Dal canto suo, Lorenzo Jelmini, segretario generale del Luganese dell’Organizzazione cristiano-sociale ticinese (Ocst), si dice dispiaciuto «di dover constatare che una realtà industriale importante non sia in grado di dialogare e confrontarsi in un momento di difficoltà con il territorio dove è presente da molti anni. Ci sono degli impegni imposti dalla legge, ossia la comunicazione dei licenziamenti collettivi alle autorità cantonali, ma c’è anche una modalità meno formale ma più attenta alle preoccupazioni e agli interessi dei collaboratori che questa azienda ancora una volta non ha voluto adottare. La procedura di consultazione dei collaboratori è prevista dalla legge ma non è solo un obbligo formale e soprattutto se non viene attuata, come già successo l’anno scorso, non può dare nessun risultato positivo».

Jelmini: ‘Disinteresse verso il personale’

Secondo il sindacalista, è necessario «il coinvolgimento dei rappresentanti sindacali: questo permette di trovare soluzioni che possano limitare gli effetti nefasti di una ristrutturazione». Da questo punto di vista, continua Jelmini, è «davvero incomprensibile la posizione dunque della direzione che denota disinteresse nei confronti del suo personale e ci auguriamo che possa essere corretta quanto prima...». Ora come intendere reagire? «Chiederemo alla direzione più tempo a favore dei dipendenti per prendere posizione, la possibilità di incontrare e accompagnare in questa fase i collaboratori – risponde Jelmini –. Vorremmo cercare di dare un reale credito alle loro osservazioni e alle loro rivendicazioni e di poter assicurare la disponibilità per allestire un piano sociale».

Il precedente dell’ottobre 2022

La decisione di ridurre il personale da parte della direzione di Helsinn, nell’ottobre scorso, era stata causata “dalla scelta di interrompere il programma di ricerca e sviluppo e la commercializzazione del più importante asset di ricerca ‘Infigratinib’ della società, un prodotto di medicina personalizzata destinato alla cura di forme rare di tumore, e per far fronte alle mutate esigenze dei mercati farmaceutici e a una situazione economica in continuo cambiamento. Questo ha comportato – aveva riferito l’azienda – un riallineamento dell’organico, seguendo una scrupolosa procedura, che ha coinvolto tutti i dipendenti e altri portatori d’interesse”. È stato così possibile contenere il numero degli esuberi, “anche ricollocando dei collaboratori in altre strutture facenti capo all’azionista principale”, come annunciò il Gruppo farmaceutico.

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