Bisognerà attendere quella in Appello per sapere quale destino avranno le bottiglie sequestrate
Una raggiro di 1,5 milioni di franchi, che riguardava la vendita di vino contraffatto a enoteche, a società di vendita al dettaglio e all'ingrosso e a ristoranti. Il processo, celebrato alle Assise criminali di Lugano a giugno, aveva portato alla condanna di quattro persone. Decisione che, come riportato dalla Rsi, è stata impugnata.
La vicenda ha fatto discutere, e lo fa tuttora, anche per quanto riguarda la fine che farà il contenuto delle circa 30mila bottiglie sequestrate. Il giudice Amos Pagnamenta aveva disposto la messa all'asta del prodotto, decisione alla quale si è opposta in maniera decisa l'Interprofessione della vite e del vino ticinese (Ivvt). Quest'ultima ha infatti avuto oggi un breve incontro con il direttore del Dipartimento delle istituzioni (Di) Norman Gobbi.
In ogni caso, ora che la sentenza in 1° grado è stata impugnata, bisognerà attendere quella in Appello per sapere quale sarà il destino del prodotto che Pagnamenta aveva deciso di non distruggere «per non dover smaltire decine di litri di vino comunque buono».