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Centri per asilanti, la Croce Rossa: ‘Verifiche costanti’

I controlli sono garantiti dagli uffici cantonali di riferimento per la migrazione. Ma per Matteo Quadranti (Plr) ci vuole una sorveglianza indipendente

Il centro per richiedenti asilo di Cadro
(Ti-Press)
19 luglio 2023
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L’operato della Croce Rossa Svizzera del Sottoceneri (Crss) nei centri di accoglienza è soggetto a verifiche costanti. A precisarlo a ‘laRegione’, è la direzione stessa della Crss, prendendo così posizione su uno dei temi principali sollevati negli scorsi giorni: che tipo di sorveglianza avviene in queste strutture? A una settimana dal suicidio di Arash, richiedente l’asilo afghano di soli 20 anni, ne abbiamo parlato con la direttrice della Crss Debora Banchini-Fersini.

«Siamo affranti per il drammatico evento che ci ha toccato tutti nel profondo – premette –. Siamo vicini a tutti i suoi cari in questo momento di grande sofferenza. Siamo in contatto con la famiglia e ci siamo da subito attivati per onorare la persona deceduta con i dovuti rituali e allo stesso tempo stiamo intraprendendo i passi necessari per valutare la possibilità di inviare la salma ai suoi cari». Questo, per quanto riguarda Arash. Allargando il discorso, la direttrice evidenzia che «nell’ambito del suo mandato cantonale Crss segue ogni persona accolta nei centri collettivi a livello globale grazie a personale qualificato (operatori sociali, personale sanitario, psicologi, formatori, job coach, medici e molti altri), questo per garantire a tutti sostegno nella prima fase di accoglienza in Svizzera. L’obiettivo della presa a carico all’interno dei centri è quello di comprendere la situazione di ogni singola persona e accompagnarla in modo individualizzato a un’autonomia a livello sociale e di integrazione. I bambini vengono da subito scolarizzati e gli adulti inseriti tempestivamente in corsi di italiano. Ogni persona ha a disposizione un operatore sociale di riferimento e un job coach, che la segue durante tutto il percorso all’interno dei centri, oltre a molteplici attività di integrazione, di sostegno psico-sociale».

Presa a carico dei minorenni intensa

Un’attenzione maggiorata è rivolta ai minorenni. «Per quanto concerne i foyer per minorenni non accompagnati la presa a carico è ancora più intensa con educatori e personale qualificato attivo 24 ore su 24. I giovani restano nel foyer fino ai 18 anni ed escono in appartamento quando hanno un progetto professionale e di vita solido che li renda autonomi. Alcuni minorenni non accompagnati possono restare in foyer fino a massimo 20 anni se necessitano ancora supporto e aderiscono alle misure e alle regole del foyer, nel rispetto dei loro compagni ancora minorenni. Purtroppo molte persone sia adulte che minorenni presentano importanti vulnerabilità che negli anni sono aumentate in modo estremamente importante. Noi come Crss li seguiamo internamente grazie al nostro servizio sanitario, ai medici di riferimento, ai nostri psicologi e agli operatori sociali/educatori; in parallelo lavoriamo a stretto contatto con la rete del territorio affinché ci sia una presa a carico globale (anche esterna) sotto tutti i punti di vista, e ogni figura sia professionale che istituzionale sia attivata in base alle proprie competenze e ai propri compiti. C’è un lavoro intenso e costante affinché le persone vengano sostenute e aiutate nella difficoltà al fine di poter trovare la forza per un nuovo inizio».

Tanto viene fatto dunque, come confermatoci peraltro anche da Valeria Canova del Soccorso Operaio Svizzero ticinese. Tuttavia, sebbene vi siano sia una presa a carico sia diverse misure, episodi gravi o anche gravissimi come dei suicidi capitano. Fatti che hanno portato società civile, associazioni e politica a interrogarsi sulla necessità di una sorveglianza maggiorata delle condizioni di vita e di presa a carico all’interno di questi centri. «L’operato di Crss nell’accoglienza e nell’integrazione degli adulti e dei minorenni non accompagnati è soggetto alla verifica costante condotta dagli organi cantonali dell’Ufficio richiedenti l’asilo e rifugiati (Urar, del Dipartimento della sanità e della socialità, ndr) – spiega Banchini-Fersini – e per i foyer per minorenni non accompagnati dall’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani (Ufag, sempre del Dss, ndr) grazie a sopralluoghi, incontri, report, e una fitta collaborazione tra pubblico e privato».

‘Ci vuole un garante neutrale’

I controlli dunque ci sono, ma non corrispondono a quanto chiesto in questi giorni e a quanto domandato già anni fa, quando altrettanto erano d’attualità le condizioni di vita dei richiedenti l’asilo. La sorveglianza esistente, di competenza di Urar e Ufag, è di fatto in mano ai mandatari della gestione dei centri di accoglienza. Diversi atti parlamentari invece hanno chiesto che a esercitare queste verifiche fossero degli organismi di controllo indipendenti, come è il caso della Commissione nazionale per la prevenzione della tortura a livello nazionale. Uno dei granconsiglieri che più aveva preso a cuore la questione era stato Matteo Quadranti (Plr). Fra le sue istanze, le più significative erano l’istituzione di un garante neutrale – una sorta di ombudsman – per i migranti e l’estensione dei poteri di verifica parlamentare nei centri di accoglienza dei richiedenti l’asilo da parte della Commissione di sorveglianza sulle condizioni di detenzione (Cscd).

Ortelli possibilista

Il Consiglio di Stato aveva sostanzialmente risposto di non vedere la necessità di questi due strumenti, in virtù della struttura già esistente. Quadranti ha però insistito, formulando anche un’iniziativa parlamentare sottoscritta da numerosi granconsiglieri di vari partiti. Dal seguente messaggio governativo è emerso che in Svizzera solo altri due cantoni – Ginevra e Vaud – hanno istituito commissioni ad hoc per la sorveglianza di queste strutture a livello cantonale. Il Ticino dunque è in ‘buona’ compagnia. I recenti tragici episodi hanno tuttavia riproposto la questione se dotare anche il cantone più meridionale del Paese, confrontato più di altri con la pressione migratoria, di un organo di sorveglianza indipendente. Che sia la volta buona? Da noi sentita, Maruska Ortelli (Lega), presidente della Cscd, si è detta aperta a una discussione nel merito.

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