Luganese

Suicidio di Cadro, gli afghani in Ticino: ‘Scossi e arrabbiati’

Domani, sabato 15 luglio, un momento di raccoglimento a Lugano. La comunità organizzerà una raccolta fondi per trasportare la salma nel Paese d’origine.

Il centro richiedenti l’asilo di Cadro
(TI-Press)
14 luglio 2023
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C’è molta amarezza nella comunità afghana ticinese, a seguito della morte di un connazionale 20enne. Non una morte qualsiasi e non in un posto qualsiasi: il giovane si è suicidato martedì ed era ospite di un luogo che dovrebbe essere protetto e sicuro, il centro per richiedenti l’asilo di Cadro. Per ricordarlo, domani verrà organizzato un momento di raccoglimento e di ricordo in corso Elvezia 35 a Lugano, alle 14.

‘Siamo scossi e arrabbiati’

«La sua famiglia è lontana, ma questo non vuol dire che non si debba fare nulla», ci dice Jamileh Amini, esponente della comunità. «Siamo scossi e arrabbiati. Per quanto successo, ma anche per chi continua a vivere questa situazione – spiega –. Ci sono altri ragazzi ospiti di questi centri che non stanno bene a livello psicologico e sociale. C’è malessere. Non potendo lavorare si sentono esclusi dalla società. Pensate a cosa vuol dire essere ospiti di questi centri da quattro anni, sempre nelle stesse stanze, con le stesse persone. E spesso chi ti circonda ha anche delle problematiche che appesantiscono ulteriormente la situazione».

Il terzo giovane afghano che si suicida in un anno

A parte il momento di raccoglimento, che cosa avete intenzione di fare? «Dobbiamo ancora discutere. Protestare va bene, ma vorremmo davvero poter cambiare le cose per rendere più umano il sistema di accoglienza. Bisogna sapere ascoltare, soprattutto i minori. Devono essere seguiti, davvero. E poi c’è un altro elemento per il quale riteniamo giusto far sentire la nostra voce». Quale? «Purtroppo non è il primo. È il terzo giovane afghano che si suicida in Ticino nell’ultimo anno. Un giovane si è suicidato a Lugano nel luglio del 2022, un secondo – giovane padre di famiglia – a Bellinzona a dicembre 2022 e poi l’episodio di pochi giorni fa (l’unico dei tre avvenuto in un centro per richiedenti l’asilo, ndr)».

Una raccolta fondi per il trasporto della salma in Afghanistan

Già l’anno scorso, spiega Amini, la comunità afghana si era riunita raccogliendo ed esponendo le problematiche che riteneva rilevanti, arrivando a scrivere una lettera al Cantone. «Ma non si è mosso nulla. Ora però bisogna reagire. Facciamo appello al senso di umanità e di solidarietà che ancora abbiamo, spero». A cominciare dall’ultimo viaggio del 20enne. «No, non ci sarà un funerale qui in Ticino, perché l’intenzione è di mandare la salma in Afghanistan». Al governo però ci sono i Talebani: si riuscirà nell’intento? «Abbiamo saputo che la Croce Rossa Svizzera (Crs) ha preso contatto con la Segreteria di Stato della migrazione e con le rappresentanze diplomatiche afghane. Il problema sono i costi, che sono importanti e che sembra non verranno coperti. E quindi abbiamo intenzione di attivarci con una raccolta fondi». Da parte nostra, non è stato possibile nemmeno oggi raggiungere la neodirettrice della Crs del Sottoceneri Debora Banchini-Fersini per un riscontro.

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