È scaturita da una mancata rapina la scoperta di presunti scambi (a quintali) di metalli preziosi. Anche a Carona
È scaturita da una mancata rapina la scoperta di un presunto traffico internazionale di denaro in cambio di oro sull’asse tra Italia, Svizzera (Ticino e Zurigo), Germania e Turchia, con centro nevralgico a Milano e Carona, passando dal Gaggiolo. Il passo non è stato breve, clamorosi gli sviluppi di cui si è avuta notizia negli ultimi giorni. L’inchiesta, durata quattro anni e passata dalla Procura di Como a quella di Milano per questioni territoriali, nei giorni scorsi ha portato all’esecuzione di dieci misure cautelari in carcere. Tra le persone arrestate, un ruolo apicale sarebbe stato quello di un quarantunenne turco, titolare di una società di preziosi con uffici a pochi passi dal Duomo di Milano, e di un sessantaduenne italiano residente a Carona.
A loro era arrivato il Nucleo di polizia economica tributaria della Guardia di Finanza, nell’ambito di un’indagine da cui era emersa una stabile e frequente attività di raccolta di ingenti quantitativi d’oro (288 chilogrammi nel biennio 2019-2020, per un controvalore di 15 milioni di franchi) che poi sarebbero stati trafugati in Svizzera e in Germania per il tramite di corrieri (un varesino e un greco residente a Zurigo) che avrebbero fatto riferimento al residente a Carona. Le fiamme gialle comasche si sono attivate dopo un’intercettazione ambientale nella quale gli interlocutori discutevano di una rapina da eseguirsi a Milano, ai danni di un corriere di valuta che con cadenza settimanale movimentava somme variabili da 1 a 2 milioni di euro. Rapina rimasta sulla carta per motivi mai accertati.
Dall’Italia alla Germania
A seguito dell’intercettazione, a partire dall’ottobre 2019 gli uomini della Guardia di finanza di Como avevano organizzato servizi di appostamento, raccogliendo elementi utili per stabilire appunto che la sede dell’imprenditore turco – nella stessa via Mazzini – avrebbe costituito la base logistica per la raccolta dell’oro poi esportato in Svizzera e in Germania. I soggetti coinvolti in questa attività inizialmente sarebbero stati quattro, ognuno con un ruolo ben definito, incluso un addetto alla fusione dell’oro e alla sua trasformazione in lingotti non tracciabili.
Nel complesso la pubblico ministero Maria Cistina Ria, sostituta della Procura di Milano e titolare dell’inchiesta coordinata dalla procuratrice aggiunta Laura Pedio, contesta ai dieci arrestati e ai sei indagati a piede libero sedici episodi di riciclaggio relativi, oltre che ai quasi tre quintali d’oro, anche a 97 chili di argento movimentati tra il settembre 2019 e il 27 novembre 2020, giorno in cui al Gaggiolo uno dei corrieri è stato trovato in possesso di 5 chili d’oro e 264mila euro che gli sarebbero stati consegnati a Carona.
L’ombra della ‘ndrangheta
Un filone dell’inchiesta, alla quale hanno collaborato le autorità svizzere e tedesche, è legato a un episodio accaduto il 16 maggio 2019, quando i Carabinieri del Raggruppamento operativo speciale, impegnati in un’indagine su un possibile traffico d’oro, pedinando due esponenti di spicco della ‘ndrina Gallace di Guardavalle (Catanzaro) si sono imbattuti nella consegna di uno zaino pieno di contanti. A ricevere lo zaino imbottito di euro era stato proprio il corriere greco residente a Zurigo. Soldi che si ipotizza derivino dal narcotraffico, da ripulire acquistando oro. È sospettato di essere affiliato alla cosca di Guardavalle anche il 43enne calabrese arrestato nel novembre 2021 a Lugano, dove con un permesso G risiedeva da anni e lavorava come cameriere. L’uomo, attualmente sotto processo a Firenze, è accusato di traffico internazionale di quintali di cocaina ed era finito in carcere nell’ambito del filone toscano dell’operazione Cavalli di Razza. M.M.