Luganese

Colpisce il collega con un pugno, ‘reazione proporzionata’

Alle Assise correzionali di Lugano un 39enne italiano è stato prosciolto dai reati di lesioni gravi e omissione di soccorso

Prosciolto
(archivio Ti-Press)
19 giugno 2023
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«La reazione è stata proporzionata all’insieme delle circostanze». È questa la conclusione a cui è arrivata la Corte delle Assise correzionali di Lugano chiamata a giudicare quando accaduto il 14 dicembre 2020 tra due dipendenti di una ditta del Luganese. Alla sbarra, per rispondere di lesioni gravi (in via subordinata omissione di soccorso) è comparso un 39enne italiano. La giudice Francesca Verda Chiocchetti lo ha prosciolto e, di conseguenza, non ha ordinato nessuna espulsione dalla Svizzera. Quella mattina, nello spogliatoio della ditta, c’è stato un diverbio. Quando la discussione si è spostata all’esterno, nella versione dell’imputato il suo contendente gli ha messo le mani al collo e lui si è difeso colpendolo in viso con un pugno. Un gesto che ha causato danni permanenti all'occhio sinistro della vittima. I due sono stati visti discutere ma nessuno sembra aver visto direttamente le mani al collo. «Le dichiarazioni della vittima e di un altro testimone non sono state ritenute credibili dalla Corte – ha spiegato la giudice –. L’imputato ha parlato di una presa al collo, circostanza non incompatibile con le prime dichiarazioni del testimone». Un gesto che per la corte, in base al principio in dubio pro reo, c’è quindi stato. «La reazione proporzionata alla situazione porta al proscioglimento dal reato di lesioni gravi – ha concluso la giudice –. L’omissione di soccorso va riconosciuta quando la vittima non è in grado di sbrigarsela da sola: in questo caso la persona si è seduta su un muretto e ha detto che avrebbe chiamato la polizia. Non ci sono quindi le condizioni per credere che non potesse chiamare i soccorsi». Dopo il pugno, il 39enne si è allontanato dalla ditta, ma ha avvisato il responsabile dell’accaduto.

‘Troppe versioni per ritenerlo credibile’

Come ricostruito durante l'inchiesta, tra i due dipendenti della ditta – entrambi licenziati dopo i fatti – è nata una discussione all'interno degli spogliatoi. Una volta raggiunto l'esterno, c’è stato il ferimento. «Mi accusano di aver dato un pugno – ha detto l'imputato in aula – ma l'ho fatto per legittima difesa: è stata una reazione istintiva, gli ho sferrato il pugno quando mi ha preso per il collo, è venuto per soffocarmi. Mi dispiace per me e anche per lui, che come me è un padre di famiglia e ha avuto un danno, ma ho agito solo per difendermi», sono state le parole conclusive dell'imputato. «Il risultato di un banale litigio avvenuto nello spogliatoio per un commento sulla pulizia e chi dovesse pulire ma che ha avuto conseguenze estremamente gravi – sono state le parole del procuratore pubblico Pablo Fäh, che ha proposto una pena di un anno di carcere per lesioni gravi (sei mesi per l'omissione di soccorso) senza opporsi alla sospensione condizionale e cinque anni di espulsione dalla Svizzera –. L'imputato ha fornito troppe versioni per poterlo ritenere credibile: è tipico dei racconti inventati». La reazione «è comunque stata spropositata: sarebbe bastata uno spintone per allontanare l'altra persona, i margini per la legittima difesa non ci sono». Dopo i fatti, «il 39enne ha pensato solo a sé stesso e ad allontanarsi, senza informarsi se l'altro uomo avesse bisogno di aiuto o portarlo all'ospedale, dove lo ha portato un altro dipendente».

‘Atteggiamenti simili con altri colleghi’

Di parere opposto la difesa. «A fronte di una battuta scherzosa sulla pulizia – ha spiegato l'avvocato Elio Brunetti, che si è battuto per il proscioglimento dal reato di lesioni gravi e, in via subordinata, una condanna per lesioni semplici e una pena ridotta – l'altro ha reagito in maniera provocatoria e offensiva, invitandolo a uscire con toni minacciosi. Atteggiamenti, questi, che aveva già avuto con altri colleghi in passato perché provava a litigare con tutti per la sua arroganza e la sua stazza». Il 39enne «non si attendeva un attacco alla sua integrità fisica, riteneva di riuscire a discutere con lui smorzando toni e animi e nemmeno i colleghi che hanno sentito il diverbio avrebbero ipotizzato questo epilogo». Brunetti ha sollevato anche un «nesso di causalità»: nel 2017 la vittima – che non ha presentato nessuna istanza di risarcimento per i fatti oggetto del processo – aveva già subito un distacco della retina. «Una problematica pregressa che ha fatto sì che il colpo subito abbia fatto emergere problematiche di natura più importante».