Un’inedita statistica, non solo a livello cantonale ma anche nazionale, evidenzia per la prima volta il numero di posti protetti pubblici e privati
In caso di pericolo, a Lugano c’è posto per tutti. E anche per qualcuno in più. A dirlo è l’ultima edizione di ‘Lugano in cifre’, presentata oggi dal Municipio e che contiene diverse novità, a partire dal formato: più ampia, articolata e approfondita rispetto alle tascabili pubblicazioni precedenti. Tornando ai contenuti, tra le novità più significative «un unicum in Svizzera», secondo il capodicastero Consulenza e gestione Tiziano Galeazzi: il censimento dei rifugi pubblici e privati nel comune.
L’idea di allestire una statistica di questo genere, che sembrerebbe non avere dunque pari né a livello cantonale né nazionale, è venuta al municipale l’anno scorso dopo l’invasione russa dell’Ucraina. «Ho chiesto all’Ufficio di statistica urbana – conferma Galeazzi – di attivarsi su questo fronte perché ho sentito nella popolazione un bisogno di sicurezza accresciuto, al quale volevo dare risposta». E la risposta è positiva. Su un totale di 67’800 abitanti circa, i posti protetti sono oltre 76’300. Questo vuol dire che il grado di copertura è del 113%: «Significa che in caso di pericolo potremmo dare riparo non solo a tutti i nostri cittadini, ma anche a circa 8’500 persone di altri comuni. È una bella rassicurazione».
L’analisi effettuata mostra tuttavia diverse sfaccettature del dato. Intanto che la stragrande maggioranza dei posti protetti sono di privati: 73’200 a fronte dei neanche 3’200 pubblici. Questi ultimi sono a loro volta suddivisi in undici centri gestiti dalla Protezione civile. E si tratta di: scuole elementari e ufficio postale a Cadro, posteggio dell’ex municipio di Certara, scuola dell’infanzia a Castausio, palestra comunale a Cassarate, casa anziani a Loreto, casa anziani e scuole elementari di Valcolla, scuole elementari a Pazzallo, autosilo comunale a Sonvico, casa anziani a Viganello e scuole elementari a Villa Luganese. Un elenco dal quale emerge un altro aspetto: alcuni quartieri (Cadro e Valcolla) contano due centri, altri (una dozzina) nemmeno uno. Ne consegue un grado di copertura che varia enormemente di rione in rione, dallo 0% di Gandria al 244% del Centro. «Per noi naturalmente conta il dato complessivo della città – precisa il capodicastero –, i quartieri che sono in deficit sono ampiamente compensati da quelli che hanno più posti rispetto al numero di abitanti. Pertanto tutta la popolazione è coperta».
‘Lugano in cifre 2023’ contiene anche altre novità, come hanno spiegato Giorgio Maric, Mauro Ballabio e Lorenzo Barisone, rispettivamente responsabile e collaboratori del Servizio di statistica urbana. A essere stato ulteriormente approfondito, ad esempio, è il capitolo sull’economia, che mostra come il 2022 sia stato un anno molto dinamico: mentre le attività economiche sono rimaste globalmente sostanzialmente stabili (circa 17’300), fra 2’400 arrivi, 600 partenze e 700 cambi d’indirizzo, c’è stato un grande movimento. Confermata la profonda vocazione terziaria della città: sui 56’500 addetti che conta Lugano, l’88,5% lavora nel settore dei servizi, l’11,3% nel secondario e solo lo 0,2% nel primario. Nel dettaglio, dominano sanità, assistenza sociale e settore farmaceutico (8’900 addetti), servizi assicurativi, legali e amministrativi (7’800) e finanza (7’200). In rilevante crescita le ‘altre attività’. «Questo è un campo che dobbiamo ulteriormente esplorare – valuta Galeazzi –. Scopo della Città è attrarre sia persone fisiche sia giuridiche. Ma oggi la nuova economia permette l’insediamento di aziende anche in spazi piccoli ma in grado di generare un grande indotto».
Notizie molto positive sul fronte della disoccupazione, che a fine 2022 a Lugano era dell’1,8%, dato inferiore sia a quello svizzero sia a quello cantonale e in discesa dello 0,5% rispetto al 2021. Ancora migliore il tasso giovanile: solo lo 0,9%. «Si tratta però di cifre derivate da quelle della Segreteria di Stato dell’economia – ammonisce il municipale –, che notoriamente prende in considerazione soltanto gli iscritti agli Uffici regionali di collocamento. Le statistiche dell’Organizzazione internazionale del lavoro oscillano costantemente fra il 6 e l’8%». Cifre in chiaroscuro dunque, come quelle dei casi di persone in assistenza: mai così poche (1’615) nel 2022 dal 2013, ma il numero di richieste è in aumento. Segnale che, comunque, il disagio sociale non è realmente arretrato.